Il direttore Giancarlo Bernasconi: senza un progetto strutturato, a Como continueremo a vivere nell'emergenza
Con la chiusura (annunciata da settimane) degli spazi dell'Emergenza Freddo, gestiti dalla Caritas all'interno del Cardinal Ferrari, sono novanta i senzatetto (clochard e migranti) che da domani torneranno in strada. Le possibilità di un ripensamento da parte della Caritas di Como sono praticamente nulle. Lo ribadisce Giancarlo Bernasconi, direttore della Caritas diocesana lariana che da molti anni, con il contributo di volontari e associazioni, nel periodo invernale, da vita a iniziative per sottrarre i senzatetto (un numero in continua crescita) dai rischi derivanti dal fatto di trascorrere la notte al freddo. “Ci dispiace, ma non ce la facciamo più a proseguire. Abbiamo gestito un dormitorio invernale che a seguito dell'emergenza coronavirus ha assunto le caratteristiche di una casa di accoglienza. È stata un'esperienza molto faticosa, anche perché abbiamo dovuto azzerare i volontari, per evitare i rischi dei contagi. È stato faticoso, sia per noi che per i nostri ospiti. Ora non ce la facciamo più: noi abbiamo fatto la nostra parte per dovere civico e rispetto verso le persone. Comunque sia, non si doveva arrivare a questa situazione, per la quale ci sono precise responsabilità. E la responsabilità maggiore va iscritta al Comune. Sono anni che a Palazzo Cernezzi non prendono una decisione. In un anno non sono riusciti neppure a dare seguito a un ordine del giorno, approvato dalla maggioranza del Consiglio comunale, che prevedeva la creazione di un dormitorio permanente. Senza un progetto strutturato a Como continueremo a vivere sempre nell'emergenza''.
Conclude Bernasconi: “Oltre che incazzato, sono molto ma molto amareggiato, anche perché c'è chi (una parlamentare comasca della Lega, già vice sindaco di Como, ndr) chiede di identificare coloro che venerdì mattina si sono radunati davanti al Municipio per chiedere una casa al sindaco”. Quale ultimo atto di generosità, la Caritas ha deciso di mettere a disposizione gli spazi dell'Emergenza Freddo, all'interno del Cardinal Ferrari. Tocca al Comune (cosa che avrebbe dovuto aver già fatto) trovare chi è disposto a continuare l'impegnativa attività.