Bellinzona deve inviare una domanda formale. I Grigioni (Mesolcina compresa) per ora non adempirebbero alle condizioni, ma...
La leadership deve restare in mano alla Confederazione, ma al Ticino è stato riconosciuto uno statuto particolare vista la virulenza del coronavirus, in queste ore il governo Ticinese deve fare i compiti e presentare a Berna una domanda formale per tornare nella legalità, sostenuta da sindacati ed economia (entrambi favorevoli, seppur con sfumature al regime di chiusura).
Il Ticino è un caso eccezionale ha ribadito oggi più volte il consigliere federale Berset e in casi eccezionali, i Cantoni possono adottare provvedimenti che vanno oltre quanto previsto dal Consiglio federale. Tale decisione fa seguito alla chiusura di imprese e cantieri decisa dal canton Ticino e giudicata da Berna non conforme al diritto federale. La soluzione trovata non sarebbe attualmente applicabile ai Grigioni, per cui anche le rivendicazioni della Mesolcina (ovvero di poter applicare le stesse misure ticinesi) potrebbero non trovare una risposta positiva. Non ora.
Entrerà in vigore retroattivamente
Una 'clausola Ticino', che entrerà in vigore retroattivamente il 21 marzo, quanto il Ticino ha introdotto il regime di chiusura, questo significa che il Ticino non sarà più nell’illegalità, di conseguenza le ditte ticinesi potranno accedere al lavoro ridotto e a tutti gli strumenti di aiuto messi in campo dalla Confederazione.
I dettagli, si ribalta la logica della normativa
«Abbiamo introdotto un nuovo articolo nell'ordinanza (l'articolo 7e). Prevede che a determinate condizione è possibile ribaltare la logica del "tutte le aziende restano aperte, tranne quelle che non possono garantire le misure d'igiene" a "tutte le aziende restano chiuse, tranne chi può garantire le misure di protezione"», ha precisato Berset, aggiungendo che «per noi è chiaro che attualmente solo il Ticino risponde agli stretti criteri che permettono queste deroghe», perché «sappiamo che attualmente a sud delle Alpi vi sono 3 volte più contagi per rapporto alla popolazione rispetto alla media svizzera. Questo per via della stretta interconnessione con il nord Italia». Berna valida quindi retroattivamente le misure prese dal Consiglio di Stato ticinese. Misure, comunque, «che il Consiglio di Stato aveva adottato per proteggere la popolazione cantonale».
Concretamente, si legge nel nuovo articolo, "se a causa della situazione epidemiologica sussiste un pericolo particolare per la salute della popolazione" il governo può autorizzare un singolo cantone a ordinare la temporanea limitazione o cessazione delle attività di determinati settori dell'economia. Le aziende che "plausibilmente" attuano i provvedimenti concernenti l'igiene e il distanziamento sociale devono però poter continuare a esercitare la loro attività.
Le condizioni sono cumulative, una non basta
Può presentare una domanda il Cantone che non dispone più di sufficienti capacità nell'assistenza sanitaria nemmeno dopo aver fatto ricorso al sostegno di altri cantoni; se è altamente probabile che i settori economici interessati non siano in grado di attuare i provvedimenti di prevenzione; se vengono a mancare i lavoratori frontalieri dei settori interessati. Per poter essere approvata, una domanda deve anche essere sostenuta dalle parti sociali. Devono inoltre essere garantiti l'approvvigionamento della popolazione con beni d'uso quotidiano e quello delle strutture sanitarie. Un Canone deve ottemperare a tutte le condizioni, ha spiegato Berset, sono cumulative. Ossia non basta che sia presente una sola, devono essere tutte presenti.
Se un Cantone dovesse adottare un provvedimento non autorizzato dal Consiglio federale, decadrà, per tale Cantone, il diritto all'indennità per lavoro ridotto della Confederazione.
«Sarebbe bello che quest'anno non ci fossero le code pasquali al Gottardo», ha poi rilevato Berset. «So che il tempo è bello e ci sarebbe voglia di vacanze, ma vi prego: restate a casa. Evitate di andare a caricare i comuni ticinesi già in difficoltà per via di questa crisi»
Berset ha voluto anche dare un primo bilancio sulla situazione: «Anche se non è trascorso molto tempo dalla loro introduzione, le misure sono comprese e rispettate in larga misura dalle persone. Le regole comportamentali e igieniche sono conosciute dagli Svizzeri. Le infrazioni sono state poche. Ciò emerge anche analizzando i dati della telefonia mobile».
Nella seduta odierna, il Consiglio federale si è pure chinato sulla questione degli affitti e dei traslochi, visto che «sappiamo che questo è un periodo molto intenso dal punto di vista del cambiamento di superfici locate – ha rilevato il consigliere federale Guy Parmelin –. In genere ce ne sono circa 50mila». Di principio i traslochi rimarranno autorizzati, a patto di rispettare le condizioni igieniche accresciute imposte dalla Confederazione.
Il governo ha poi deciso di dare più tempo agli affittuari per sanare eventuali arretrati negli affitti: da 30 a 90 giorni. La proroga vale anche per il pagamento delle spese accessorie da fine marzo a fine maggio 2020. Il termine per gli affitti agricoli passano da 60 a 120 giorni. Lo stesso vale anche per le camere ammobiliate.
Intanto, il dato è aggiornato a ieri sera, 51mila aziende avevano inoltrato domanda di lavoro ridotto per 656mila lavoratori, ovvero il 13% della forza lavoro elvetica.