Coronavirus, imprenditori e sindacati sul pacchetto di provvedimenti varato dal Consiglio federale. 'Urgente adesso chiarire la vertenza tra Ticino e Berna'
Nell’attesa che Berna e Bellinzona trovino un accordo, le misure decise dal Consiglio di Stato - tra cui, la più importante, la chiusura delle attività commerciali e produttive non essenziali per ridurre la diffusione in Ticino del Covid-19 e allentare così la pressione sulle strutture sanitarie - restano “in vigore”. A precisarlo, con una nota, è il Consiglio di Stato dopo le conferenze stampa, nel pomeriggio di oggi, nella capitale elvetica. Il governo cantonale “rimane fiducioso che il Consiglio federale, con il quale i contatti sono regolari e costanti, saprà comprendere le decisioni prese dal governo del Canton Ticino per tutelare tempestivamente e adeguatamente la salute della propria popolazione”. Nei prossimi giorni (venerdì?) sapremo se il Consiglio federale confermerà o meno quanto decretato dall'Esecutivo ticinese.
«Francamente mi aspettavo che la questione venisse risolta oggi: questo clima di incertezza (si chiude, non si chiude) non va bene per le aziende ma neppure per i cittadini - dice alla 'Regione' il direttore della Camera di commercio e dell'industria del Canton Ticino Luca Albertoni -. Finora ci siamo attenuti, collaborando, alle disposizioni che l'autorità cantonale ha varato sulla base di un'evidente emergenza sanitaria. Berna però sostiene che quelle disposizioni sono illegali in quanto non conformi al diritto federale: come giurista e direttore della Camera di commercio non posso allora non chiedermi quali siano le conseguenze per le ditte. Ecco perché - anche se la situazione che tutti stiamo vivendo è davvero difficile - urge la massima chiarezza: ed è fondamentale che vi sia un accordo tra Confederazione e Cantone, poiché le diatribe oggi non giovano a nessuno». Gli fa eco il presidente dell’Associazione industrie ticinesi Fabio Regazzi: «Ci aspettavamo una decisione che permettesse di metterci alle spalle le tensioni, sono rimasto un po’ deluso. Seguendo le dichiarazioni di Berset, comunque, ho notato un po’ d'imbarazzo; ma soprattutto mi è parso di capire che la volontà di trovare una soluzione sia acquisita, e si stia solo lavorando a come configurarla».
Quanto al pacchetto di misure finanziarie ed economiche annunciate ieri dal Consiglio federale, Regazzi è fiducioso: «Credo che si tratti di un buon primo passo, anche se temo che non sarà sufficiente. In particolare va nella giusta direzione il sostegno all’orario ridotto, un’esigenza immediata soprattutto in Ticino dove le richieste hanno superato le 10mila e continueranno ad aumentare. Positivi anche i crediti per soccorrere la liquidità, vera e propria spada di Damocle che incombe sulla testa delle aziende. Ora si tratta di vedere quanto durerà questa crisi e quanto poi ci metteremo per riprenderci: potrebbe volerci più tempo di quanto molti si immaginano». Da parte sua, Albertoni ritiene che la Confederazione «abbia dato un notevole esempio di efficienza e pragmatismo, soprattutto con riferimento ai provvedimenti di natura bancaria». Secondo il direttore della Camera di commercio «qualche riserva potrebbe esserci sullo strumento delle garanzie, che potrebbe condurre a un eccessivo indebitamento, come mi hanno già segnalato in particolare aziende piccole. Il consigliere federale Ueli Maurer ha tuttavia dichiarato che l'applicazione di questo strumento verrà costantemente monitorata, con l'apporto se del caso dei necessari correttivi. Si tratta di un'apertura importante che, credo, potrebbe portare anche ad aiuti a fondo perso».
Dal fronte dei sindacati, Giangiorgio Gargantini saluta con particolare favore gli aiuti ai disoccupati. «Ci si potevano però aspettare comunicazioni più precise per quanto concerne i lavoratori indipendenti e le piccole imprese, spina dorsale dell’economia ticinese – prosegue il segretario regionale di Unia –. Speriamo che si diano risposte concrete anzitutto in merito all’assicurazione contro la perdita di guadagno. In mancanza di chiarezza si rischia infatti di creare ulteriore pressione per una ripresa prematura e rischiosa delle attività». Soddisfatto del pacchetto economico indicato dal Consiglio federale Renato Ricciardi: «Ha confermato l'investimento di enormi risorse a favore dei lavoratori e delle imprese - osserva il segretario del sindacato Ocst - Ho poi avuto l'impressione, dalle dichiarazioni di Berset, che Berna riconosca la situazione difficile ed eccezionale in cui si trova il Ticino dal profilo sanitario. Sono quindi fiducioso. Noi siamo solidali con la Svizzera e chiediamo che la Svizzera sia solidale in questo particolare momento con il Ticino e che quindi vengano confermate le misure decise dal Consiglio di Stato e spero che le indennità per il lavoro ridotto, condizione per garantire il salario ai lavoratori, non siano compromesse». Gargantini infine stigmatizza le persistenti divisioni, non solo fra Bellinzona e Berna: «Probabilmente c’è anche una spaccatura all’interno del Consiglio federale: altrimenti non si spiegherebbe questo ritardo. È fondamentale che all’incertezza a livello sanitario ed economico non si aggiunga anche quella politica».