Anche la Protezione animali di Bellinzona si adatta al coronavirus, riducendo gli interventi e focalizzandosi su un'eventuale crescita di padroni ospedalizzati
Anche la Protezione animali di Bellinzona (Spab) è costretta ad adattarsi di fronte all’emergenza coronavirus. La difficile situazione sanitaria e le conseguenti disposizioni emanate dalle autorità in termini di norme igieniche e di distanza sociale hanno infatti imposto una riorganizzazione interna tra le fila della Spab, al fine di continuare a garantire l’operatività, tutelando allo stesso tempo popolazione e volontari. Dopo attente valutazioni all’interno del comitato e tenuto conto anche del parere del veterinario cantonale, si è deciso di limitare alle situazioni più urgenti (ferimenti di animali e trasporti veterinari) l’impiego delle squadre di volontari preposte a interventi e controlli, facendo capo a una rafforzata collaborazione con guardiacaccia, pompieri e altre società per quanto riguarda le operazioni meno complicate. Ciò al fine di non disperdere le risorse ed esporsi il meno possibile a rischi di contagio. «Al nostro interno - ci spiega il presidente Emanuele Besomi - abbiamo suddiviso i volontari in blocchi composti da più persone, che mai si incontreranno tra loro in modo di avere un ricambio nel caso in cui vi fossero casi positivi in un determinato gruppo». Le disposizioni sanitarie sono rispettate anche al Parco gatti in via Greina a Bellinzona e al grande rifugio di Gorduno-Gnosca, sede della pensione per animali domestici, dove la presenza dei volontari (tra i quali sono non sono al momento operativi quelli di età maggiore ai 65 anni di età) è ridotta al minimo indispensabile. «Per il momento il numero di gatti e cani è tale da permetterci di tenere “in riserva” gran parte dei volontari. Quello su cui stiamo puntando è la formazione di tutto il personale, coinvolgendo anche attuali ed ex membri di comitato che al momento non stanno lavorando. Questo per fare in modo che, in caso di necessità, vi sia il maggior numero di persone in grado di essere operative sia al rifugio, sia al parco gatti».
Una strategia che deriva dal possibile aumento di richieste di accudimento di animali domestici da parte di padroni ospedalizzati. «In questo momento - spiega Besomi - vi è infatti il rischio piuttosto elevato che ne giungano parecchie da parte di proprietari che sono stati ricoverati e non possono quindi più accudire i propri animali. Temevamo che vi sarebbe stata da subito una grande richiesta ma questo, per ora, non è accaduto. Attualmente sono solo un paio le persone (anziani che non si sentivano più sicuri a portare fuori il cane) che hanno richiesto il supporto della nostra pensione. Per il momento la situazione è sotto controllo e abbiamo ancora spazio, ma non sappiamo come evolverà la situazione nei prossimi giorni».
Per scongiurare un possibile sovraccarico dei rifugi, Besomi sottolinea come sia importante che le richieste di accudimento rimangano limitate a situazioni che presentano una necessità conclamata. «In prima battuta consigliamo ai padroni che devono recarsi in ospedale di verificare se l’animale domestico possa rimanere al domicilio ed essere accudito da parenti o vicini in casa. Persone che verosimilmente avranno maggiore tempo in questo periodo e magari conoscono già l’animale, che sarà di conseguenza meno stressato. Per i gatti, e spesso anche per i cani, è sicuramente la soluzione migliore». In appoggio alla Spab, vi sono alcuni membri di associazioni cinofile che già si sono messi a disposizione per accudire animali ed eventualmente fornire supporto al rifugio o alle squadre di intervento.
Numerose, ci fa sapere Besomi, sono poi state le persone che si sono fatte avanti chiedendo di poter collaborare con i volontari della Spab. «Tanta gente si è messa a disposizione nelle ultime settimane, e questo ci lusinga. Il problema è però la conoscenza di processi e modalità di gestione del rifugio. D’altronde qui si tratta di lavorare con animali che non si conoscono, e quindi il rapporto cambia rispetto ad accudire il cane di un parente o di un vicino».
Tante anche le chiamate ricevute da parte di persone desiderose di avere informazioni su eventuali servizi per portare a spasso i cani forniti dalla Spab. «Ciò che purtroppo non siamo in grado di fare e non abbiamo mai fatto - afferma il presidente -. Anche in questo caso il consiglio è di verificare la disponibilità di parenti, amici o vicini di casa».
Ricordiamo che per il momento tutte le passeggiate con i cani organizzate dalla Spab, come pure le visite al grande rifugio, sono momentaneamente sospese.