Attivate in diversi istituti del Luganese le lezioni online: pro e contro di una nuova (e obbligata) frontiera dell'educazione
Sono giovani e adolescenti con addosso quell'argento vivo che, fino a una settimana fa, esprimevano con risate e qualche mugugno fra un impegno scolastico e un'uscita con gli amici. Oggi questi spiriti liberi sono ingabbiati nelle maglie di un'emergenza che nessuno si sarebbe mai immaginato, un pericolo vissuto finora solo attraverso film fantascientifici o libri thriller. Una presenza, il coronavirus, che ha imposto, infatti, cambiamenti di quotidianità tanto improvvisi quanto destabilizzanti. Non solo nei nostri spostamenti, nei nostri acquisti, nel nostro tempo libero, ma anche e soprattutto nei cardini delle nostre giornate, chi il lavoro e chi la scuola.
Il nostro è dunque un 'viaggio' attraverso un nuovo senso di appartenenza sociale, di parte di una comunità chiamata anziché a ritrovarsi a isolarsi per contrastare il diffondersi di questa subdola malattia. Un cambiamento innaturale quindi e per questo di difficile digestione. Ma come vivono le nuove generazioni questa nuova routine? Come affrontano la sfida di una scuola trasposta sul digitale? «Le lezioni online hanno pro e contro – risponde ai nostri interrogativi Gaia, ultimo anno al liceo dell'Istituto elvetico di Lugano –. Se, infatti, noi giovani avevamo già avuto modo di utilizzare queste piattaforme, gli insegnanti avvertono qualche difficoltà in più... c'è qualcuno che fa un po' di confusione... Non è quindi sempre facile in venticinque alunni seguire le lezioni online». Problematiche legate soprattutto a file che non si aprono, connessioni wifi deboli, funzioni che si chiudono improvvisamente, modifiche non salvate. «Le maggiori difficoltà in questo senso si hanno per l'insegnamento della lingua straniera, quando magari si perdono pronunce di parole. Noi studenti cerchiamo di colmare le lacune di alcuni collegamenti o di alcuni passaggi che non si riescono a capire nei nostri gruppi Whatsapp» ci svela Gaia le 'scialuppe' escogitate dalla classe. «Per permettere di concentrarci meglio abbiamo deciso insieme di spegnere microfoni e telecamere dei nostri computer e di avere una lezione frontale in modo che non vi siano distrazioni. Certo che anche se tutto funzionasse al meglio resta la mancanza delle chiacchiere con i compagni con cui abbiamo moltiplicato le chiamate Facetime. A preoccuparmi oggi più che il programma da portare a termine sono gli esami di maturità, speriamo di poterli fare nei tempi prefissati».
Anche Gianluca è all'ultimo anno. Frequenta l'Istituto Sant'Anna di Lugano e alla decisione del Consiglio di Stato di chiudere 'fisicamente' le scuole era già pronto a passare sulle piattaforme digitali: «Abbiamo lezioni normali di 6-8 ore. Da parte mia le trovo un po' più impegnative. Da casa devo metterci maggiore concentrazione, certo che adesso anziché svegliarmi un'ora prima bastano solo dieci minuti» sorride con la tipica goliardia studentesca. «Evidentemente è totalmente assente il contatto diretto con i compagni, ma Skype risolve anche questa lontananza. Per ora poi non abbiamo in previsione interrogazioni...». La mamma ci sente parlare al telefono e simpaticamente si intromette nella discussione: «Bello andare a scuola in pigiama! Fortunatamente mio figlio utilizza il monolocale accanto al nostro appartamento e la convivenza forzata 24 ore su 24 non è così insostenibile», sembra leggerci nel pensiero di genitori smart worker.
E se si è costretti a rinunciare all'amica o all'amico del cuore, i pro delle lezioni online compensano per ora la lontananza: «Stando a casa diminuiscono gli spostamenti – rimarca Annagiulia, terzo anno all'Everest Academy di Lugano –. Io abito a Cadro e per venire a scuola ci metto circa mezz'ora di bus che significa fra andare a tornare un'ora al giorno che ora impegno nello studio. Il contro di utilizzare continuamente il computer è riscontrare una maggiore fatica agli occhi».
«Posso dormire di più, organizzarmi meglio la giornata, non devo indossare la divisa e mi trovo più concentrata senza i compagni con cui magari ci distraiamo a vicenda» ammette Lucia, che in autunno, diplomatasi alla Scuola americana di Montagnola (Tasis), vorrebbe iscriversi all'università. Poi tira un lungo sospiro e ci dice: «Mi manca la classe, incontrare di persona gli insegnanti. Ora il lavoro a casa richiesto è molto di più. Non tutte le lezioni possono essere tenute con la stessa frequenza e orario di quando potevamo andare a scuola, molti miei compagni sono tornati nei loro Stati di residenza ed è necessario tener conto di diversi fusi orari».
Certo è che il senso d'emergenza ha attutito le difficoltà e potenziato la pazienza. Lo confermano le famiglie che di questa chiusura forzata devono farvi i conti, ancor per quanto non si sa. «Oggi al di là di tutto è importante mantenere vivo il senso della comunità – è la lettura del direttore dell'Everest Academy Marco Meschini –. La responsabilità comune è rinforzata. Se la scuola deve permettere un'offerta didattica alternativa, gli studenti sono chiamati a un atteggiamento ancora più serio e professionale. Per questo l'alleanza con le famiglie è vitale. Noi entriamo nelle loro case, nelle loro stanze, ma poi tutti devono apportare il loro contributo così che la triangolazione scuola-studenti-famiglie si rinforzi. Noi siamo riusciti a non perdere alcuna lezione, ci siamo trovati pronti e l'andamento del programma è stato regolare, riuscendo a infondere nei giovani un elemento non costrittivo ma costruttivo».
Per il futuro, anche prossimo, soprattutto per gli esami di maturità, nulla è stato per ora deciso: «Siamo in contatto con le autorità e ad oggi gli scenari sono confermati. Ma si monitora settimana per settimana, spero si possano fare, l'obiettivo naturalmente è quello di non far perdere l'anno. Mi lasci infine dire una cosa. Se tanti genitori in un primo momento si sono sentiti spaesati dallo scatto tecnologico in avanti, ora hanno preso coscienza di quanto si può fare. Non è più solo una semplice videochiamata, ma qualcosa che permette di continuare anche a portare avanti una carriera scolastica, riscoprendo il valore di fondo dell'educazione».