'mina fossati' - ★★★★★ - 'È un disco storico' anche per Gabriele Comeglio, che nell'album ha suonato e ci racconta le session di Casa Mazzini
La prima vera strenna natalizia della discografia invernale non è una raccolta di grandi successi, nemmeno un Christmas album, ma un disco d’inediti che porta il nome dei rispettivi interpreti, uno dei quali è l’autore di tutti gli undici brani che lo compongono. Un progetto fortemente voluto, questo ‘mina fossati’ (rispettando il minuscolo sul packaging), tanto dal cantautore – “Dopo anni di ozio, solo Mina poteva farmi tornare”, “Nessun musicista sano di mente avrebbe detto di no”, “Ora posso tornare al mio esilio” – quanto dalla moglie del cantautore – “Se non incidi quel disco, chiedo il divorzio”.
È una storia di buen retiro e splendido ritorno, iniziata con una manciata di brani – come riferito ai giornali da Massimiliano Pani, figlio della cantante e produttore artistico – con l’autore parco quanto a spunti creativi non perché genovese, bensì per via dell’addio alle scene che durava dal 2012. Poi, a lavoro iniziato, con le prime take di Mina uscite dai diffusori della Pdu, come per folgorazione, Fossati avrebbe iniziato a sfornare una dopo l’altra tutta una serie di baci sulla bocca (degni di “Bella, non ho mica vent’anni”) e di notti di maggio (quelle canzoni “con cui si può parlare”), grazie a cui siamo qui a scrivere di un disco che è un punto d’arrivo di quella specie protetta che raramente sbaglia una mossa, e forse mai l’ha sbagliata. Di certo non questa volta.
Si prende fiato su ‘L’infinito di stelle’, incipit di un’opera che si presenta voce, pianoforte (Danilo Rea) e archi (arrangiati da Celso Valli), prima dell’uno (“C’è ancora speranza in questa terra, civilizzata soprattutto dai poeti”) e poi dell’altra (“Nell’infinito di stelle qualcosa brilla anche per me”); c’è dell''Água de Mar’ in ‘Farfalle’, traccia due, e un po’ di ‘Musica che gira intorno’ nella progressione armonica gradevolmente affine dentro ‘La guerra fredda’, poco più avanti, meravigliosa lettera sul disgelo umano, sull’umano perdono e relativa speranza (“Il tempo è un guardiano perfetto”).
È anche e soprattutto d’amore che si canta, l’amore “che si vende a milioni di copie”, quello che se fosse tale “sarebbe un’orma nell’acqua”, l’amore di ‘Come volano le nuvole’, noir sul quale scivolano il basso fretless di Massimo Moriconi e l’acustica di Luca Meneghello. Nel resto dell’album, in cui la ritmica è di Alfredo Golino e del Faso di Elio e le Storie Tese, ci sono ‘Luna diamante’, anche nel nuovo Özpetek, c’è il singolo di lancio ‘Tex-Mex’, dove güiro ed elettrica (e percussioni del figlio Claudio) sono dell’Ivano Santana, latin come in ‘Amore della domenica’ (con fisarmonica di Massimo Tagliata); e c’è ‘Meraviglioso, è tutto qui’, così bella da difendere.
Nel disco, in ‘Niente di meglio di noi due’, per esempio, c’è il sax di Gabriele Comeglio, jazzista che con la duttilità dei grandi si muove da sempre con padronanza anche in ambiti di canzone. E che è anche direttore della Smum Big Band. Sensazioni uditive: «Ho ascoltato l’anteprima a Milano, in Conservatorio. Credo proprio sia un disco storico»; sensazioni personali: «Per me è una grandissima soddisfazione. Per dirla con l’ex ministro italiano Scaiola, “è successo tutto a mia insaputa”, perché tutto coperto da un velo di segretezza».
Entrando nei dettagli: «Sono stato convocato, come spesso accade, come si convocano i sicari: non si deve sapere troppo di quel che succederà (ride, ndr). Massimiliano (Pani, ndr), che ha sempre in mano la produzione di sua madre, sa perfettamente cosa chiedere ai musicisti e fornisce una serie di indicazioni che devono bastare; si suona su di una base non completa, magari senza voci, o con parte degli strumenti che si ascolteranno alla fine; e come tutti i sicari che si rispettino, devi portare a termine il compito nella maniera migliore in base alle informazioni di cui disponi. Non una di più».
Comeglio ripercorre un rapporto lungo trentasei anni: «Di album di Mina, penso di averne incisi più di venti. Da ‘Canarino mannaro’ in poi ci sono sempre stato. Il primo lavoro risale all’83, una serie di cover che ho suonato all’interno dell’orchestra, uscite su doppio album». Il doppio album è ‘Mina 25’: «Dentro c’erano cose come ‘Misty’, ‘Sophisticated lady’. Dopo un breve stop, dal 1994 in poi a oggi, arrangiando oppure suonando, il rapporto non si è mai chiuso».
Trentasei anni. Quale migliore occasione per sapere com’è registrare un disco in casa Mazzini: «È uno di quei lavori che si fanno sempre volentieri. In primis perché la musica è di qualità e poi perché l’interprete ha le idee chiare su quel che vuole. Nulla è lasciato al caso e il musicista viene impiegato per quel che sa fare meglio. Massimiliano è un po’ come il bravo allenatore che sa che sei valido sulla fascia destra e non ti metterà mai in porta. Ed è persona corretta: non credo possa esistere qualcuno nel nostro mestiere che abbia qualcosa da ridire su di lui. In molti altri casi, potrebbe non essere esattamente così».
Chiediamo di quel ‘buona la prima’, o al massimo ‘la seconda’: «Lei è la numero uno vivente. La sua qualità d’interpretazione non ha ancora pari. Bisogna andare a recuperare Sinatra, Ella Fitzgerald, tutta gente che quando incideva produceva una versione che era sempre l’interpretazione definitiva».