A Bissone non si aspetta altro: poter spostare il viavai dei veicoli fuori dal nucleo grazie a una galleria. Disappunto invece a Maroggia e Melano.
Anche gli ingegneri del traffico sognano. Immaginano di liberare dalla morsa dal viavai di lamiere paesi e comunità tagliati a metà (o quasi) da vie di transito. Il suo ruolo istituzionale impedisce a Diego Rodoni di sbilanciarsi, ma davanti ai piani che abbozzano sulla carta la linea tratteggiata che vale una galleria, ma soprattutto l’aggiramento del nucleo di Bissone, traspare un certo compiacimento. Per una volta i progettisti sono sicuri di poter battere l’andirivieni motorizzato, o per lo meno di abbatterlo in modo drastico. L’operazione, tecnicamente, non è certo delle più semplici. Alla fine, però, si è trovata la... strada. Anzi, la variante su misura, sia per le esigenze della mobilità che per il paesaggio: il ‘cuore’ del borgo lacustre è pur sempre iscritto nell’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale (Isos). Spostare il traffico dal centro storico del Comune rivierasco, certo, avrà un costo: circa 80 milioni di franchi. Un investimento che sarà diviso a metà tra Cantone e Confederazione. Il patto va ancora consolidato, ma l’accordo è preso. Sono già stati stabiliti pure i tempi del cantiere: sulla base delle indicazioni di massima occorreranno quasi 4 anni. Il punto ancora da chiarire, semmai, è quando si vareranno i lavori. L’esperienza fa dire ai tecnici che, tutto compreso, per concretizzare un intervento del genere ci si impiega dai 15 ai 20 anni. Qualcuno direbbe: ‘È la democrazia, bellezza’.
Per cominciare, in ogni caso, al Dipartimento del territorio, lì negli uffici dell’Area operativa del Sottoceneri, hanno messo le fondamenta del progetto. Un’opera che dà corpo a un’aspirazione già perseguita – correva l’anno 2000 – dalla stessa municipalità di Bissone – poi abbandonata per ragioni finanziarie –, ma soprattutto che si intreccia al potenziamento dell’autostrada A2 fra Lugano sud e Mendrisio (che include pure la terza corsia di scorrimento, immaginata per fronteggiare le ore di punta). «In effetti – ci spiega l’ingegner Rodoni, capo dell’Area operativa del Sottoceneri –, il Dipartimento ha approfittato di questa opportunità e si è fatto avanti con l’Ustra, l’Ufficio federale delle strade, con la richiesta di prendere in considerazione la galleria di aggiramento del nucleo quale misura fiancheggiatrice».
Andiamo al sodo: in termini di passaggi veicolari, scansare il paese cosa significa? «Si passerebbe dagli attuali 14mila veicoli, che in media ogni giorno attraversano il paese, a circa 2mila – quantifica Rodoni –. Insomma, una netta diminuzione di traffico». E dal profilo tecnico come si potrà ottenere un tale risultato? «Sono state vagliate diverse varianti e soppesati costi, tempi e rischi geologici, oltre all’impatto sul paesaggio – ci spiega Rodoni –. Di conseguenza si è ritenuto che la soluzione più praticabile sia quella di ‘scavalcare’, ma sotto il livello del suolo, A2 e ferrovia a sud del nucleo; ovvero dopo il viadotto della strada cantonale e prima della Chiesa di San Carpoforo all’ingresso del paese. Questo è stato il primo passo». E il successivo? «Abbiamo dovuto capire dove agganciare il nuovo collegamento. A sud è risultato subito chiaro: ci si innesta prima della chiesa. A nord, invece, dopo aver sviluppato i piani si è deciso di congiungersi di nuovo alla rotonda di Campione d’Italia, una volta sbucati dal tunnel e aver percorso un tratto in trincea sotto montagna». Nel mezzo ci sarà la galleria a due sensi di marcia: superate autostrada e strada ferrata, si perforerà la roccia della montagna per circa 500 metri – altri sondaggi seguiranno al progetto definitivo –, prevedendo altresì un cunicolo di sicurezza. Come procederete? «Con dell’esplosivo».
Un’opera impegnativa, non solo dal profilo finanziario. Pensiamo anche all’inserimento del tunnel e delle sue porte di accesso nel panorama preesistente. «Siamo convinti – assicura il capo Area – di riuscire a integrare il tutto nel paesaggio urbanistico. Non solo: crediamo che l’aggiramento del nucleo restituisca una grande potenziale. Mi riferisco all’opportunità, anche per il Comune, di ridisegnare delle aree del suo territorio, tanto a sud che a nord. Esemplificando, sarà possibile individuare soluzioni alternative per i posteggi, liberando il fronte lago».
Agli occhi dell’ingegner Rodoni questo approccio ha altri pregi. «Ne dico due. Il primo: il cantiere sarà impegnativo ma non inciderà sui flussi di traffico. Il secondo: il progetto è compatibile con quanto sta pianificando l’Ustra sul tratto autostradale. Qui il discorso resta aperto, ma con Ustra ci parliamo e agiremo in sinergia». Ci si muoverà nel segno della collaborazione, quindi. E ciò pur mantenendo, sul fronte della galleria di Bissone, un’autonomia operativa rispetto al potenziamento dell’A2, come ci conferma lo stesso capo Area. «L’obiettivo, comunque – ribadisce –, resta quello di ridare al nucleo di Bissone più ‘aria’, togliendo traffico e posteggi. E al contempo riqualificando, come detto, le aree di innesto a sud e a nord del paese».
Certo bisognerà (ancora) armarsi di pazienza: la procedura, infatti, è lunga e contempla vari passaggi (dai piani al credito, dalla pubblicazione ai bandi di concorso e alle delibere). «È indubbio, siamo all’inizio, forti della consapevolezza di avere un’idea fra le mani che mi sembra virtuosa e in grado di portare dei benefici reali a Bissone».
A Bissone non aspettano altro. Autorità e popolazione del Borgo sul Ceresio non vedono l’ora di potersi levare di torno l’assillo del viavai motorizzato. E stavolta (forse) è la volta buona. Messo di recente, davanti al progetto, il sindaco Andrea Incerti è più che soddisfatto. Anzi è proprio contento. «Noi di Bissone – ci ricorda subito – siamo tagliati in due: davanti dalla strada cantonale e dietro da autostrada e ferrovia». Come dire che un ‘risarcimento’ è quasi dovuto, oltre che ancorato alla scheda di Piano direttore sull’agglomerato del Mendrisiotto. Adesso, però, oltre a i piani c’è pure la promessa di passare all’azione. «In effetti – conferma ancora Incerti –, è emersa una forte e chiara volontà del Cantone di realizzare un tunnel di aggiramento del nucleo storico. Nucleo che, una volta tolto il traffico, potrà essere restituito al lago». In realtà, a ben vedere ai bissonesi poco importa come si centrerà l’obiettivo: ciò che conta è alleggerire il paese dai veicoli in transito. «Me lo vedo già – immagina il sindaco – riconquistando l’accesso al lago e la passeggiata, Bissone diventerà il Comune più bello della Svizzera tra dieci anni. Del resto, abbiamo bisogno del nostro spazio». Questa operazione, poi, vi darà modo di ripensare la collocazione dei posteggi. «Le auto che oggi sono posteggiate davanti al lago dovranno essere sistemate altrove, certo. Ecco – annuncia Incerti – che arriverà il famoso parcheggio comunale: l’autosilo. Ancora non posso dire se sarà all’ingresso sud o nord del paese, o addirittura sopra il futuro tubo d’entrata. Questi sono tutti scenari: noto il progetto definitivo, lavoreremo immediatamente su questa soluzione». Siete determinati. «Il Municipio sente questa problematica, perché la sente il paese. Non vorremmo, quindi, fosse un fuoco di paglia, destinato a spegnersi dopo le elezioni. D’altro canto, in questi anni ne abbiamo visti di progetti (fino a sei, a un certo punto). Una cosa è certa: davanti al lago spariranno le auto. E quello sarà il nuovo volto di Bissone». I tempi sono ancora tutti da stabilire, ma l’imminenza della fine dello studio conforta; nell’attesa che vengano sciolti pure gli interrogativi legati al potenziamento dell’A2. A Bissone come la si vede? «Si preferirebbe non avere una terza corsia – ammette Incerti –. Abbiamo paura di un aumento del traffico. D’altra parte, questo è un progetto federale e non sarà il nostro parere a cambiare qualcosa. L’importante è che vengano operate scelte ponderate. Noi abbiamo ottimi rapporti con Melide, dove sbucherà la strada cantonale, e con Maroggia e Melano, anche in previsione dell’aggregazione. Insomma, vogliamo che i nostri vicini, come noi, siano felici delle decisioni cantonali; e siamo aperti alla collaborazione, per dare un futuro all’intero Basso Ceresio». I vicini, però, temono gli effetti della terza corsia. «Anche noi. Adesso, però, per Bissone la priorità è chiara».
Uniti in quest’importante battaglia e presto anche di fatto, grazie al processo di aggregazione in corso nella Val Mara. Maroggia e Melano sono i due principali oppositori del progetto di allargamento dell’A2 fra Lugano e Mendrisio. Abbiamo sentito i due sindaci – rispettivamente Jean-Claude Binaghi e Daniele Maffei – per capire le ragioni del malcontento. «Di principio siamo contrari al potenziamento» premette Maffei. «Siamo contenti per Bissone – aggiunge Binaghi –, ma così si sposta il problema di un chilometro, è l’ennesimo cerotto». A differenza del vicino settentrionale, una terza corsia autostradale avrebbe un impatto significativo sul territorio dei due comuni rivieraschi. In particolare, la variante attualmente prediletta dall’Ustra prevederebbe uno semisvincolo per chi viaggia in direzione Sud a Maroggia e uno per chi è diretto a Nord a Melano. «Il nostro comune sarebbe quello più penalizzato in assoluto – sostiene Maffei –. L’Ustra propone lo svincolo in zona seminario. Noi l’abbiamo proposto più a sud per togliere il traffico di transito dal paese, ma ci hanno detto che secondo loro invece aumenterà (quello proveniente in particolare dal valico che porta alla Val d’Intelvi, ndr). Non sempre i loro modelli ci convincono». «Per quanto riguarda Maroggia, lo svincolo sarebbe all’altezza della strada che porta ad Arogno – specifica Binaghi –, non va bene: sarebbe invasivo per il territorio e dovremmo spostare il cimitero. Per allargare la ferrovia e la strada Cantonale un secolo fa è già stato buttato giù un pezzo di paese: una piazza e delle case sono scomparse. Vorremmo evitare che il nostro territorio venga ulteriormente danneggiato».
Nel braccio di ferro con l’Ustra l’auspicio sarebbe riuscire a ottenere una galleria che da Bissone vada a Mendrisio, o perlomeno Capolago. «La variante migliore è quella che costa anche di più – valuta Maffei –, bisogna quindi che la politica faccia la sua parte». «L’ideale sarebbe far diventare l’attuale A2 strada cantonale – secondo Binaghi – e declassare quest’ultima». Per un obiettivo tanto ambizioso è necessario farsi sentire però a Berna. «Ne siamo consapevoli, stiamo lavorando in quella direzione». Oltre al consenso politico, se ne cerca anche uno territoriale. «Non è da escludere la raccolta firme, ma è inutile se fatta da due o tre comuni. Se si mobilita tutto il Mendrisiotto, perlomeno, è un altro discorso».
E se «degli impatti ambientali nel gruppo di lavoro non si è ancora discusso» il tema di fondo resta lo stesso: «Bisognerebbe promuovere il trasporto pubblico – per Binaghi –. Con questo progetto invece si va a incidere pesantemente su un territorio già toccato. Eppure, abbiamo visto anche recentemente (il riferimento è a Roveredo, ndr) che ricucire è fattibile».