A giugno un tribunale deciderà a chi appartenga 'Mio fratello', firmata Antonacci e rivendicata da de Luca. Che prova a dare voce agli 'zittiti' della canzone...
“Avete i cassetti pieni di canzoni, e nemmeno le ascoltate!”, sbraitò Morgan in faccia ai discografici imbarazzati in diretta tv una notte del 2013, quando l’ex-Bluvertigo, in uno dei momenti indimenticabili (e dimenticati) della storia di X-Factor confutava il falso problema che “oggi mancano i grandi autori di canzoni”. Che si tratti di cassetti o di scatole, Morgan la pensava come Lenny de Luca, con il quale per altro ha collaborato a lungo: «Non c’è attenzione da parte delle case discografiche – ci dice oggi Lenny – che hanno i cartoni pieni di canzoni che nessuno ascolta»; concetto in base al quale «sai quante ‘Volare’ sono state scritte e non le conosciamo?» E quand’anche le case discografiche ascoltassero, «prenderebbero l’idea buona e la farebbero firmare a qualcun altro».
Per spiegare l’ultima affermazione è necessario fare un passo indietro allo scorso novembre, a quando il 35enne Lenny de Luca rilasciò alla ‘Regione’ la sua prima intervista, una volta denunciata l’affinità tra la sua ‘Sogno d’amore’ (scritta 10 anni fa) e ‘Mio fratello’, hit del 2018 cantata e firmata da Biagio Antonacci. Ticinese d’adozione – un padre, Nando, che per Celentano è co-autore di cose come ‘Una carezza in un pugno’, ‘Viola’, ‘Chi non lavora non fa l’amore’, e la sua compagna locarnese, la cantante Ramona Wess – Lenny ci è andato coi piedi di piombo sin dall’inizio. Si è affidato a Federico Lione dello studio legale Lione Sarli e a giugno la richiesta che gli sia riconosciuta la paternità di quella che oggi s’intitola ‘Mio fratello’ approderà in tribunale, supportata dalla perizia tecnica commissionata a Luca Valsecchi e avallata da Vince Tempera.
«Gli elementi che abbiamo – sostiene de Luca – sono inconfutabili, rispecchiano l’uguaglianza di ‘Mio fratello’ con un brano, il mio, che non è mai stato pubblicato, concesso in esclusiva alla casa editrice di Eros Ramazzotti». A parte gli aspetti tecnici, infatti, l’accusa cita «connessioni fattuali»: il responsabile della suddetta etichetta (cfr. laRegione del 11.11.2018), che aveva de Luca sotto contratto esclusivo, è anche il produttore artistico dell’album di Antonacci sul quale appare l’incriminata ‘Mio fratello’.
Oltre alle circostanze di cui sopra, la perizia di parte scaturisce dalla comparazione armonica (la successione degli accordi, la “struttura” musicale), melodica (l’elemento più identificabile, la successione di note, il cosiddetto ‘cantato’) e ritmica delle due composizioni. Riassunto e semplificato per i non esperti, citando Valsecchi e Tempera, “la consistenza musicale del ritornello e della strofa delle due composizioni musicali risulta essere oggettivamente la stessa”. E cioè, in ambito melodico-ritmico, il “medesimo disegno musicale”, lo “stesso movimento melodico” delle frasi, un ritornello “che si riscontra pari pari, nota conto nota”. Insomma, gemelli, più che fratelli.
«La mia è una perizia scientifica – dice Lenny – eseguita da esperti che non hanno certo bisogno di giocarsi qui la professionalità di una vita». E comunque «non è una guerra», perché al di là degli aspetti economici (è stata richiesta la congelazione dei diritti da parte della Siae, ndr) «uno dei miei desideri è quello di essere integrato nella composizione», un desiderio sempre espresso per l’essere stato privato del piacere di poter dire “caspita, è anche cosa mia”, cantata da uno importante come Antonacci. Che, nel frattempo, non si è fatto vivo. «Avrei preferito che si fosse fatto vivo prima di incidere».
Per chi ha proposto canzoni alle case discografiche e il “le faremo sapere” gli avesse lasciato la sensazione che nessuno abbia mai ascoltato una sola nota, ci sono 2 possibilità: rassegnarsi o confidare in una segretaria come quella di David Geffen dell’omonima etichetta, che (così narra la leggenda) avrebbe recuperato dal cestino della spazzatura del suo capo il provino di uno sconosciuto Jackson Browne. Ecco che – citiamo un noto imprenditore del settore tricologico – dalla propria esperienza a Lenny è nata in testa un’idea meravigliosa, pensata e coltivata in realtà da anni: «A parte i cantautori, dietro il successo degli interpreti c’è sempre una grande canzone. Ma bisogna trovarne, di grandi canzoni». E il discorso torna all’inizio della nostra storia, alle scatole e ai cassetti chiusi. Motivo per il quale il nostro s’è inventato il format ‘Revolution Song’: «Cerchiamo autori che fanno fatica a presentarsi. Ascolteremo e sistemeremo in studio la loro canzone e la porteremo a casa del big per il quale è stata pensata. Al big potrà piacere oppure no, ma sarà comunque un modo per aprire le porte a chi non rientra nel materiale spesso filtrato che arriva ai cantanti». Un sistema «meritocratico, senza major, e non per autori già sotto contratto». A fianco di de Luca c’è già Michela Cornacchia, regista e sceneggiatrice; si attende solo il dove e il quando.
Quanto a ‘Mio fratello’, infine, decideranno i giudici. Quanto ai giovani autori, invece, de Luca raccoglie una difficoltà reale e spesso insormontabile. Così, nel minacciarlo di scrivere una paginaccia su di lui se la cosa non sarà come dice, questo è l’indirizzo e-mail al quale inviare canzoni: song@revolutionsong.it. E, a garanzia di trasparenza, «sia chiaro – conclude Lenny – sul brano non ci guadagnerò nemmeno mezzo punto di Siae».