L'idea: cambiare il Piano regolatore per bloccare il progetto para-alberghiero fra Monte Brè e Cardada-Colmanicchio
Una particolarità più unica che rara dell’ampio moto di protesta che ha portato sabato al “sit-in” lungo la strada che porta al Monte Brè, è che tutto si sta giocando sulla paura preventiva. La paura di un progetto finora soltanto ventilato sul piano del marketing, non ancora presentato al Municipio di Locarno, e che di concreto ha “soltanto” (anche se non è poco) l’acquisizione della dozzina di terreni al Monte Brè e a Colmanicchio da parte dei promotori immobiliari confederati. Da qualche mese si parla di un megainvestimento para-alberghiero che consiste in 90 residenze fra singole villette e appartamenti di lusso a Brè, più un albergo “5 stelle superior” da 65 suite, un centro benessere, una piscina coperta, 2 ristoranti e un campo da tennis a Cardada. Se ne parla, e molto, ma di domande di costruzione ancora non se n’è viste. Quando (e se) arriveranno, comunque, ad accoglierle ci sarà non soltanto l’Associazione “SalvaMonteBrè” con il suo ascendente popolare che sabato ha convogliato a Locarno-Monti non meno di 300 persone, ma anche una serie di misure di difesa intese a bloccare ogni iniziativa sul nascere. La prima, evocata sia durante il “sit-in” sulla pubblica via, sia in serata durante un affollato incontro-dibattito proposto a Palazzo Marcacci, è un’iniziativa popolare che a suon di firme induca la Città a modificare il suo Piano regolatore per renderlo impermeabile a grossi insediamenti come quello previsto. Ma non solo; si è anche parlato della possibilità di un referendum consultivo, dell’istituzione di una zona di pianificazione che “ingabbi” preventivamente ogni possibile velleità progettuale e di una mozione interpartitica, pure orientata ad una modifica pianificatoria.
Va ricordato che tutti i terreni già acquistati in funzione del progetto si trovano in “Zona residenziale montana”, che è destinata “alla residenza, alle attività turistiche e alberghiere e a piccole attività commerciali non moleste”. A Brè è attualmente ammessa la costruzione di edifici con un’altezza massima di 9 metri e mezzo, mentre a Cardada, per attività turistiche e alberghiere, di 10,5 metri. Comunque, il 70% della superficie edificabile dev’essere mantenuto libero da costruzioni e per almeno la metà sistemato a verde. Sempre per le attività alberghiere, infine, è previsto un bonus su sedimi di almeno 1’500 metri quadrati e in tutta la zona residenziale montana non esiste alcuna limitazione per le residenze secondarie, la cui incidenza può essere dunque del 100%. Si tratta di uno scenario che rende potenzialmente realizzabile quella che il “SalvaMonteBrè” definisce “barbarie e follia”. A ribadire il concetto, durante il “sit-in”, una comunità variegata di locarnesi contraddistinta, in generale, da una marcata militanza “a sinistra” (da rilevare a questo proposito l’appello al “salvataggio di Brè” inviato alle redazioni dalla sezione locarnese del Partito comunista). Marco Ricca, fra i più attivi membri di comitato del “SalvaMonteBrè”, avvicinato sabato sul posto ci confidava che mai avrebbe immaginato un responso popolare tanto massiccio: «Stamattina – ci diceva – mi sentivo come uno che nel giorno del suo compleanno si chiede in quanti risponderanno al suo invito». Lo hanno fatto, appunto, in diverse centinaia, che in clima di scampagnata hanno portato un’adesione partecipe e colorata: grazie ai bambini, muniti di gessetti, la strada che sale a Brè è ora un grande quaderno dei desideri. E non basterà certo la prima pioggia a cancellarli.