WEF

Il WEF si avvicina, attesi a Davos Trump o Musk

Il totonomi impazza.

10 gennaio 2025
|
(fonte: ats)

DAVOS (GR) - L'edizione 2025 del Forum economico mondiale (WEF) di Davos (GR) prenderà il via fra appena una decina di giorni, ma ancora non è chiaro chi rappresenterà gli Stati Uniti nella località di montagna. In attesa della lista ufficiale dei partecipanti, che verrà resa nota martedì, si fanno i nomi più disparati: da Donald Trump in persona, al figlio, fino addirittura a Elon Musk.

Fra gli addetti ai lavori, il totonomi impazza per cercare di capire quale figura la nuova amministrazione a stelle e strisce invierà fra le Alpi grigionesi. Quello che è certo è che saranno giorni di fuoco sull'asse Washington-Davos: il 20 gennaio sono infatti previsti sia l'apertura del WEF, sia l'insediamento del Trump-bis alla Casa Bianca.

Secondo Romuald Sciora, direttore dell'Osservatorio politico e geostrategico degli Stati Uniti del think tank francese IRIS raggiunto da Keystone-ATS, non è da escludere nemmeno un'apparizione a sorpresa del tycoon stesso, oppure un intervento tramite videoconferenza. Al forum potrebbero però marcare presenza anche il futuro segretario di Stato Marco Rubio, la capa di gabinetto Susie Wiles, o ancora il prossimo vicepresidente J.D. Vance.

Guerra interna - Ma Trump potrebbe perfino pescare dal mazzo la carta Elon Musk: non è impossibile che a Davos spunti il miliardario, al quale è stato assegnato il nuovo Dipartimento per l'efficienza governativa, afferma Lionel Fatton, professore assistente in relazioni internazionali alla Webster University di Ginevra.

L'imprenditore sudafricano di nascita «dà sempre più l'impressione di essere il vero vicepresidente», aggiunge Sciora, stando al quale si sta assistendo all'inizio di una guerra fra Vance e Musk. Sarà interessante avere quindi anche un assaggio di queste dinamiche, senza dimenticare il ruolo giocato dall'ingombrante entourage familiare del presidente.

I membri dell'amministrazione non vedono infatti di buon occhio il coinvolgimento della dinastia Trump, molto presente durante il primo mandato nello Studio Ovale del repubblicano, ricorda Sciora. Da capire dunque come verrebbe presa internamente un'eventuale trasferta nei Grigioni del primogenito Donald Trump jr, reduce da un viaggio - definito «da turista» - in Groenlandia, dopo che l'isola del profondo nord è entrata nelle mire espansionistiche del padre. Una possibilità, dice Fatton, non da scartare a priori.

Stando agli specialisti, a Davos potrebbero perfino vedersi membri della squadra di Joe Biden, una sorta di ultima cartuccia da sparare prima di farsi definitivamente da parte. I potenziali nomi sono quelli del segretario di Stato Antony Blinken e del consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan. Si tratterebbe comunque di gettoni a titolo personale, dato che ormai le redini del governo saranno in mano a Trump e ai suoi.

Un altro Trump - In ogni caso, bisogna aspettarsi una comunicazione votata all'offensiva da parte della delegazione americana. Il Trump versione 2025, sottolinea Sciora, non ha niente a che vedere con quello del 2016. A differenza del suo primo mandato, il tycoon è più preparato, ben circondato e vuole muoversi velocemente.

Gli importanti dazi che il repubblicano vuole imporre a una serie di Paesi che esportano negli Stati Uniti, la guerra commerciale con la Cina e i piani di annessione territoriali saranno probabilmente i temi chiave nei Grigioni. Da capire quale sarà l'atteggiamento assunto dalle altre grandi potenze: «L'Ue, che ha già molte difficoltà ad avere l'unanimità al proprio interno, sta trattando le uscite di Trump come uno scherzo, il che è un grave errore», avverte Sciora.

Per Fatton, la Cina, la cui economia è più debole di un tempo, probabilmente si presenterà con una delegazione priva di figure di spicco. Pechino ha la tendenza a «nascondere la testa sotto la sabbia» quando non è in una posizione di forza, evidenzia l'esperto.

E la Svizzera? Bisognerà vedere se resterà in secondo piano o meno, commenta ancora Fatton. La Confederazione comunque sarà desiderosa di dimostrare il suo allineamento con l'Unione europea dopo la conclusione dei negoziati sugli accordi bilaterali poco prima di Natale.