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Andrea Gehri e il ruolo della Cc-Ti

19 novembre 2024
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Sunto del testo del Presidente Andrea Gehri distribuito in occasione della 107esima Assemblea generale ordinaria della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti). Potete consultare il testo completo al seguente link: www.cc-ti.ch/discorso-gehri-107ago.

In quanto associazione-mantello dell’economia ticinese, in rappresentanza di oltre 60 associazioni economiche settoriali e ca. 1’000 aziende (soci individuali), la Cc-Ti è legittimata a difendere e promuovere condizioni quadro migliori per le imprese, per gli imprenditori e per l’economia in generale.

Il ruolo della Cc-Ti in un contesto sempre più confuso

Il contributo della Cc-Ti al dibattito pubblico su temi di economia e finanza si rivela di fondamentale importanza. La visione dell’imprenditrice e dell’imprenditore in un contesto sempre più sfaccettato e ricco di contrapposizioni ideologiche impone spesso prese di posizioni puntuali e un posizionamento forte. Purtroppo, si sta assistendo ad un degrado progressivo della qualità del dialogo che, inevitabilmente, provoca confusione e genera insicurezze diffuse nella popolazione. Il compito della Cc-Ti è da sempre quello di riportare la linea del ragionamento nei termini razionali e fattuali e a tutela del tessuto economico ticinese che, è bene ricordarlo, genera valore, posti di lavoro e il benessere di cui beneficiamo tutti. È innegabile che l’economia del Canton Ticino stia affrontando molte sfide, ma, fortunatamente, ci sono anche segnali chiari di opportunità e ottimismo che sarebbe sbagliato ignorare, a meno di voler fare del “catastrofismo” una specie di dogma incontestabile per meri scopi politici.

Il nodo dei conti pubblici

Le finanze pubbliche soffrono per i continui disavanzi e la crescita della spesa pubblica che, senza interventi strutturali importanti e incisivi atti al contenimento e al ritorno in equilibrio, costituiranno anche per l’economia privata una zavorra e una tara destinata a incidere negativamente sull’evoluzione del tessuto economico ticinese.

In particolare, i conti pubblici contraddistinti da continui disavanzi incidono pesantemente:

sulla riduzione degli investimenti per infrastrutture e servizi pubblici.

Leggi: freno dello sviluppo economico del Cantone e minor qualità di vita;

sull’aumento del debito pubblico che in Ticino potrebbe superare i 2.7 mia. di CHF entro la fine del 2024.

Leggi: aumento del carico finanziario futuro e limite sulla capacità di Cantone e Comuni di finanziare nuovi progetti infrastrutturali;

nel varo di misure di austerità per riequilibrare i conti e quindi indurre il governo ad implementare tagli importanti e dolorosi alla spesa pubblica, oltre che prendere in considerazione aumenti di tasse e imposizioni fiscali.
Leggi: importante impatto negativo sul potere d’acquisto delle famiglie e sulla competitività delle imprese locali;

sulle PMI, le piccole e medie imprese che costituiscono una parte significativa dell’economia ticinese, che potrebbero risentire delle misure di austerità e della riduzione degli investimenti pubblici.
Leggi: ripercussioni sull’occupazione e sulla crescita economica;

sulla crescita economica determinata da una situazione finanziaria instabile che crea un clima di incertezza.

Leggi: minori investimenti privati ed erosione della fiducia dei consumatori e delle imprese.

Risulta pertanto fondamentale poter disporre di conti pubblici in equilibrio, sani e che possano promuovere gli investimenti pubblici e privati, senza gravare eccessivamente su cittadini e imprese. Si impone una radicale, approfondita e, a questo punto, imprescindibile analisi dei costi e dei compiti dello Stato, affinché non “inghiottano” risorse e mezzi smisurati e ingiustificati. È una priorità assoluta per le Autorità cantonali, perché lo Stato si deve porre al servizio della cittadinanza tutta e non deve o può limitarsi ad utilizzare i prelievi fiscali senza intervenire sulla spesa. Le persone e le aziende, nel pensare al proprio business model, sono costrette a pensare un piano di sostenibilità serio che parte proprio dalle spese.

Una burocrazia troppo invasiva

Oltre alla necessità di finanze pubbliche “sane”, condizione fondamentale nella gestione dell’economia generale, è necessario anche ridurre il carico burocratico, che conduce inevitabilmente a procedure troppo complesse e lunghe, fonte di frustrazione, aumento di costi per aziende e cittadini, diminuzione dell’efficienza dell’amministrazione pubblica e disincentivazione degli investimenti.

Gli aspetti positivi

Nonostante questi disagi che, già ora, incidono negativamente sul tessuto socioeconomico del Canton Ticino, vi è comunque un impegno attivo al sostegno dell’economia volto a far confluire energie verso l’innovazione, la tecnologia e l’intelligenza artificiale che costituiranno, con certezza, una forte spinta per migliorare l’attrattività economica del nostro Cantone in futuro.

L’economia in Ticino è ben diversificata, agile e con eccellenze di primo piano che tutti ci riconoscono. Il Cantone è in grado di affrontare le sfide con determinazione e fiducia nel futuro, innovando e rendendo possibili nuove opportunità.

Gli esempi sono numerosi e in vari settori. Pensiamo alla finanza che, pur dovendo adattarsi a nuove regole sempre più restrittive, ha saputo reinventarsi. Benché la migrazione di determinate competenze verso Ginevra e Zurigo abbia intaccato il terreno delle competenze presenti in Ticino, la base continua a restare solida.

Il settore del turismo resta al passo per conformarsi a diverse e nuove esigenze sempre più differenziate.

L’industria manifatturiera resta una certezza in Ticino e, nonostante le sfide geopolitiche e la forza del franco svizzero, la produzione di alta qualità e l’innovazione continuano a essere punti di forza imprescindibili.

Senza dimenticare l’industria legata ai settori della medicina e della scienza della vita, che vantano realtà ed eccellenze di livello internazionale e che hanno i loro quartieri generali in Ticino.

Sottolineando anche la strategia di crescere investendo sul futuro Swiss Innovation Park. Un parco dell’innovazione ticinese che promuoverà, con il sostegno della scienza universitaria, del Cantone e dell’economia locale, lo sviluppo di competenze e potenziamento di vari settori economici. Un’opportunità per il nostro Cantone, sempre più integrato nel contesto nazionale. Un Cantone più volte ritenuto a traino da coloro che oggi si devono ricredere.

Senza dimenticare l’humus favorevole alle startup e comunque il ruolo centrale delle PMI (piccole medie imprese) che rappresentano la spina dorsale del nostro territorio.

L’importanza di un tessuto economico diversificato

Dopo gli anni dell’euforia generata dal settore finanziario (1970-2000) che, forse anche in modo artificiale, aveva illuso sulla possibilità di generare valore per tutti con estrema facilità, è sorta l’esigenza di una modifica e aggiornamento di modello. Il Ticino ha saputo valorizzare le risorse su un territorio con modelli di business diversificati che, oggi rappresentano una ricchezza. Non più una monocultura economica, ma una diversificazione figlia di imprenditrici e imprenditori che hanno creduto e credono tutt’ora nelle potenzialità del territorio e che hanno saputo realizzare le opportunità.

Ma per salvaguardare queste caratteristiche occorre insistere su condizioni-quadro che facilitino il “fare impresa” e non ostacolino la creatività. La smania regolatrice che attanaglia molti paesi del nostro continente sta invadendo da tempo anche la Svizzera ed è importante che venga contenuta. Le nuove regole sono eccessive e possono frenare l’innovazione? Questa dovrebbe essere la “regina” delle interrogazioni prima dell’introduzione di nuove regolamentazioni.

Incertezza e accanimento sulle imprese sono due elementi che possono essere fatali per lo sviluppo economico e per gli investimenti, assi portanti della competitività della nostra economia e tassello fondamentale per creare e mantenere posti di lavoro. In questi anni le aziende ticinesi, comparate a quelle degli altri cantoni, si sono distinte per capacità e inclinazione agli investimenti, anche ingenti. Il Ticino in generale continua ad essere un’area di grande interesse per gli investimenti: in primo piano il settore dell’innovazione e delle startup tecnologiche. Negli ultimi anni, il Cantone ha visto una crescita significativa grazie anche a vari incentivi e supporti offerti dalla mano pubblica. La regione è divenuta un hub per le tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale, la blockchain, la fintech e la biotecnologia. Questo dinamismo attira investitori da tutto il mondo, creando un ambiente propizio. Lo stesso governo ticinese ha implementato politiche economiche mirate a sostenere l’innovazione e lo sviluppo sostenibile, con un focus sulla creazione di posti di lavoro e sulla crescita economica duratura.

Necessità di investimento e innovazione che non risparmia nemmeno i settori economici a trazione più tradizionale come l’edilizia, l’artigianato e altri ambiti che sono pure confrontati con l’esigenza di doversi adeguare all’evoluzione attraverso le nuove tecnologie e implementare investimenti per una migliore gestione ed efficienza. Tutto ciò a significare un dinamismo generale che coinvolge tutta l’imprenditoria ticinese, nessun settore escluso. Investire in tecnologia non costituisce solo una ragione per rimanere al passo con i tempi, ma è fondamentale per garantire la sostenibilità e la crescita a medio-lungo termine.

In conclusione, finanze sane ed equilibrate a livello pubblico, unitamente a una burocrazia misurata, sono condizioni essenziali affinché anche l’economia privata possa crescere e generare valore, posti di lavoro e opportunità per i nostri giovani sul territorio.

Spero che la discussione politica e pubblica si basi finalmente su fatti e non solo su contrapposizioni ideologiche. Il mondo è sempre più competitivo e più complesso per tutti, imprese, politici, cittadine e cittadini. Senza visioni di sistema, progetti ad ampio respiro, liberi da interessi egoistici, sarà difficile affrontare il futuro o proporne uno. Sarebbe peccato perché il sistema istituzionale ed economico elvetico, sebbene messo a dura prova da tante sfide nuove, è solido e offre la possibilità di essere attori del cambiamento. Spesso, basta solo volerlo.

Concentrazione sui nostri punti di forza

I punti di forza e le criticità del modello economico svizzero nell’analisi
del Prof. Lino Guzzella all’Assemblea Cc-Ti

L’invidiabile situazione finanziaria della Confederazione, a differenza di altri Stati europei zavorrati da un enorme debito pubblico, l’offerta formativa di ottimo livello, le condizioni quadro e, soprattutto, quella capacità d’innovazione che da anni colloca la Svizzera al primo posto nelle diverse classifiche internazionali. Con il suo intervento alla 107esima assemblea della Cc-Ti, il Professor Lino Guzzella, ha offerto un’analisi a 360 gradi del modello economico svizzero. I punti di forza, ma evidenziando anche i suoi elementi di vulnerabilità, in un quadro di forte concorrenza internazionale e di preoccupanti tensioni geopolitiche che, oltre a generare timori e incertezza, possono condizionare le sorti di un’economia che dipende fortemente dal commercio con l’estero.

Un modello di successo, certamente, ma non acquisito per sempre, nulla è scontato, ha avvertito l’ex rettore e già presidente del Politecnico federale di Zurigo. Perciò, non bisogna mollare la presa. Anzi, visto che il nostro paese può incidere poco sugli inquietanti scenari geopolitici che stanno scuotendo le relazioni tra gli Stati, è più che mai necessario concentrare gli sforzi per salvaguardare e potenziare quei fattori propulsivi che hanno finora garantito la crescita. “Riusciremo a mantenere la nostra prosperità - ha ricordato - solo se possiamo continuare a vendere con successo i nostri prodotti e servizi sul mercato mondiale”.

A cinque anni dal suo primo intervento ad un’assemblea della Camera di commercio, il Professor Lino Guzzella con la sua analisi ha riproposto ora un’articolata visione d’insieme della situazione svizzera, con uno sguardo particolare al Ticino e alle sue potenzialità nel contesto dell’economia nazionale. In questa intervista ripercorriamo col Professor Guzzella i passaggi più importanti della sua relazione, mettendo a fuoco i temi cruciali per il futuro della Svizzera e del Cantone.

Anche se in misura minore rispetto al passato, il Prodotto interno lordo elvetico continua a crescere e le esportazioni in questi ultimi anni hanno retto i contraccolpi della forza del franco. Al confronto di molti altri paesi europei, la Svizzera sta dimostrando una notevole resilienza nel succedersi di varie crisi e crescenti tensioni internazionali. Si riuscirà a mantenere e migliorare questo trend?

“Lo spero, ma non ci sono garanzie di successo. Alcuni sviluppi geopolitici non possono essere influenzati dalla Svizzera. Per questo è ancora più importante concentrarsi sui nostri punti di forza. Si tratta di condizioni quadro politiche ragionevoli, di un uso economico delle entrate fiscali, di un sistema educativo duale che seleziona in modo meritocratico, di un’infrastruttura intatta (trasporti, energia, ...) e di molto altro ancora”.

Che importanza ha il Ticino nell’economia nazionale e quali sono le sue prospettive di sviluppo? Si sono create le premesse per avere anche qui da noi un ecosistema economico forte e dinamico?

“Il Ticino ha già un vivace ecosistema dell’innovazione, sia nei settori tradizionali (moda, turismo, ecc.) sia in quelli più recenti (biomedicina, sistemi energetici, microelettronica, ecc.). I due centri universitari, USI e SUPSI, che dispongono di eccellenti reti nazionali e internazionali, ne sono il fulcro. L’asse Ticino-Zurigo, che sta assumendo un peso sempre più importante, svolge un ruolo particolare in questo ambito”.

La Svizzera si è confermata ancora al primo posto nelle più accreditate classifiche internazionali per l’innovazione. Quali sono le ragioni di questa affermazione?

“Queste classifiche vanno sempre trattate con cautela e, inoltre, riflettono solo il passato. Ma sì, la Svizzera ha fatto molte cose bene, ad esempio non ha perseguito una politica industriale eccessiva, ma ha sostenuto la ricerca di base e i progetti pilota. È stato importante che alle imprese esistenti e a quelle nuove fosse concessa una grande libertà per partecipare con successo al mercato globale. Altrettanto importante è stato il sistema di istruzione duale, che ha permesso ai giovani di entrare nel mondo del lavoro in base alle loro capacità”.

Quali sono i punti deboli che potrebbero compromettere la forza economica del paese, guardando anche all’industria europea hi- tech che arranca, schiacciata dal peso degli Usa, della Cina e dell’India?

“La Svizzera è fortemente dipendente dal commercio estero, da cui dipende quasi la metà del nostro PIL e quasi nessun altro paese ha beneficiato della globalizzazione quanto la Svizzera. Possiamo mantenere la nostra prosperità solo se possiamo continuare a vendere con successo i nostri prodotti e servizi sul mercato mondiale. Questo costringe le aziende a cercare nicchie redditizie in cui competere. Ciò richiede agilità, contatto costante con i clienti e personale eccellente. E, naturalmente, un’abile gestione degli sviluppi geopolitici, che rappresentano una sfida importante soprattutto per le piccole imprese”.

L’economia mondiale è in fase di rallentamento, alcuni parlano di stagnazione secolare, altri di trappola della crescita. Cosa pensa al proposito?

“È una domanda difficile. Da un lato, possiamo vedere dall’esempio della Germania, che non ha avuto crescita economica per cinque anni, come regioni economiche un tempo di successo possano ristagnare. Dall’altro lato, gli Stati Uniti hanno sviluppato un enorme dinamismo nello stesso periodo, ottimizzando le aree di business esistenti e sviluppandone di completamente nuove. Tutto dipende dall’atteggiamento di base di una società: vuole essere il più egualitaria possibile ed è avversa al rischio, oppure accetta le disuguaglianze e gli approcci fallimentari? Solo il secondo approccio può portare sempre nuovi successi”.

Secondo un recente studio di Google Svizzera, entro il 2050 l’intelligenza artificiale generativa potrebbe favorire un aumento del PIL elvetico fino all’11%, pari a qualcosa come 80-85 miliardi di franchi all’anno. Eppure, si guarda agli sviluppi dell’IA con timore.

“Innanzitutto, sarei cauto con le previsioni troppo ottimistiche. Le reti neurali generative aumenteranno certamente la produttività assumendo compiti cognitivi di routine. Quanto siano grandi questi guadagni di efficienza resta da vedere. C’è poi la questione della regolamentazione: ancora una volta, questa varia molto da regione a regione. Come ogni nuovo strumento creato dall’uomo, anche le reti neurali comportano dei rischi. La regolamentazione è una cosa, ma sarà ancora più importante formare le persone affinché possano utilizzare i nuovi strumenti in modo sensato”.

La recente crisi energetica ha dimostrato che un approvvigionamento di energia sicuro e, tendenzialmente, ad emissioni zero è una condizione imprescindibile per lo sviluppo del paese. Quali sono le prospettive al riguardo?

“I paesi che forniscono agli abitanti e all’industria energia affidabile e a prezzi accessibili hanno successo anche dal punto di vista economico. Per la Svizzera sarà fondamentale fornire circa il 50% in più di energia elettrica nel 2050, soprattutto da fonti domestiche. Ma questo non sarà possibile con le misure presentate nel 2017”.

Per compensare i tagli dei contributi alle Università, il Parlamento federale ha deciso di triplicare le tasse per gli studenti stranieri che frequentano i nostri Politecnici. Come giudica questa decisione? Non si rischia di rendere la Svizzera meno attrattiva per quei giovani talenti di cui abbiamo sempre più bisogno?

“L’USI dimostra che la differenziazione delle tasse universitarie non deve necessariamente andare a scapito delle università. Tuttavia, un eventuale aumento delle tasse deve essere abbinato a corrispondenti offerte di borse di studio per i talenti eccezionali”.

In un mondo in cui tutto, produzione, costumi, società, cambia rapidamente, qual è oggi la missione dell’Università?

“In realtà si tratta sempre della stessa cosa: consentire ai giovani di pensare in modo critico e creativo, di apprendere in modo indipendente per essere in grado di plasmare il futuro in modo responsabile”.

107esima Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti

L’evento si è svolto con il supporto dei due sponsor principali EFG Private Banking e Swisscom.

Alla presenza di circa 350 partecipanti, l’Assemblea ha nominato nell’Ufficio presidenziale (composto di 21 elementi in rappresentanza di tutti i settori economici del Cantone) Massimo Cereghetti, nuovo Presidente della Società svizzera degli impresari costruttori, Sezione Ticino (SSIC-TI), che ha sostituito l’uscente Mauro Galli.

In un contesto internazionale difficile e che crea incertezza, anche per l’economia svizzera e ticinese vi sono segnali di difficoltà che inducono le aziende, soprattutto nel settore manifatturiero, a una certa prudenza, già manifestata lo scorso anno. È una tendenza che riguarda tutta la Svizzera e non solo il Ticino. La situazione non può essere considerata allarmante, ma necessita comunque un’attenzione particolare. Il tessuto economico ticinese molto diversificato permette tuttavia ancora di attenuare eventuali tendenze negative che dovessero manifestarsi nel prossimo futuro.

Il Direttore Luca Albertoni, introducendo il Professore emerito Lino Guzzella, ha pertanto invitato a mantenere una visione di sistema che non dovrebbe essere annebbiata dalle discussioni sulle questioni più locali. La dipendenza dall’andamento di partner commerciali importanti come la Germania, gli Stati Uniti e la Cina ha un’influenza che deve essere tenuta in considerazione in ogni momento.

A cinque anni esatti dal suo primo intervento all’Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti, il Professore emerito Lino Guzzella ha analizzato la situazione elvetica e del Ticino dopo la crisi pandemica e quella energetica causata anche dagli scenari di guerra attuali. Egli ha sottolineato i noti punti forti della Svizzera, come la buona situazione finanziaria, l’alto livello di formazione e innovazione, sebbene anche in questi ambiti siano in atto cambiamenti importanti che devono indurre a non dare nulla per scontato e acquisito. Ha pure sottolineato le potenzialità del Ticino quale piazza idonea a proporre progetti di rilevanza nazionale.

Alla presentazione del Professore emerito Lino Guzzella, è seguita una tavola rotonda che lo ha coinvolto insieme al Presidente della Cc-Ti Andrea Gehri, al Consigliere agli Stati Fabio Regazzi e al Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta.

La vivace discussione ha portato ad approfondire temi di natura cantonale, federale e internazionale. Il Presidente della Cc-Ti Andrea Gehri ha sollevato diverse questioni che preoccupano l’imprenditoria ticinese, dalla situazione politica confusa, alla questione demografica e alla difficoltà di reperire manodopera, in un contesto sempre più burocratizzato. Il Consigliere di Stato Christian Vitta ha messo in evidenza le difficoltà a trovare intese, in particolare sui conti dello Stato, come pure la pericolosa illusione della risposta statale a ogni necessità della società, sottolineando però al contempo le molte iniziative volte a rafforzare il cantone, come ad esempio la creazione dello Swiss Innovation Park. Il Consigliere agli Stati Fabio Regazzi ha dal canto suo ribadito l’importanza della formazione professionale, che continua a giocare un ruolo decisivo in Svizzera e che pertanto non va trascurata.

Così come non vanno bloccati progetti infrastrutturali di fondamentale importanza come l’ampliamento della rete autostradale nazionale in votazione il prossimo 24 novembre, poiché la mobilità è un fattore essenziale per il funzionamento del sistema-paese.

Infine, tutti si sono detti preoccupati dalla difficile trattativa in corso con l’Unione europea, nostro principale partner commerciale con il quale è essenziale regolare i rapporti. Dal canto suo il Professore emerito Lino Guzzella ha ribadito che l’innovazione che caratterizza la Svizzera va sostenuta continuamente, favorendo in particolare la creatività e che non vi sono cose scontate, per cui occorre essere abili per adattarsi continuamente alle situazioni che cambiano in maniera molto rapida e sostanziale.