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Mediterraneo in plastica

Venezia e Smirne, unite contro l’inquinamento

Rifiuti lasciati in spiaggia
(© Milos Bicanski / WWF-UK)
13 luglio 2024
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Questa settimana, l’8 luglio, si è celebrata la giornata internazionale del Mar Mediterraneo. Il WWF Italia ha approfittato della ricorrenza per ricordare le minacce alle quali questo mare, a noi così vicino, è sottoposto. Purtroppo i dati parlano chiaro: l’87% del Mar Mediterraneo deve far fronte a problemi d’inquinamento, soprattutto legati a metalli tossici, sostanze chimiche industriali e rifiuti di plastica. Fino a 400 milioni di tonnellate di sostanze chimiche provenienti da impianti industriali vengono scaricate ogni anno nelle acque del mondo e si stima che un terzo della perdita di biodiversità globale sia conseguenza del degrado degli ecosistemi d’acqua dolce. L’inquinamento idrico è responsabile di circa 1,4 milioni di morti premature al mondo ogni anno. In Europa, solo meno della metà (44%) dei corpi idrici superficiali è in buono o ottimo stato ecologico, anche dal punto di vista chimico. Per quanto riguarda i mari d’Europa, tra il 75 ed il 96% delle aree valutate presenta un problema di contaminazione. Il Mediterraneo è il mare con un triste primato, la più alta concentrazione di microplastiche mai misurata nelle profondità marine: 1,9 milioni di frammenti per metro quadro, superando così il limite massimo tollerabile.

Città intelligenti

L'inquinamento da plastica è ovunque, ed è una crisi che riguarda tutti noi. Finalmente la società si sta svegliando: gli sforzi per porre fine all'inondazione di rifiuti che raggiungono l'oceano si stanno moltiplicando. L’idea è quella di impegnarsi a livello globale, ma agire a livello locale e le iniziative comunali di questo tipo sono in corso da tempo. Dal 2018, il WWF è al centro di Plastic Smart Cities (PSC), un'iniziativa globale per le città e i centri costieri del mondo che mira a ridurre le perdite di plastica del 30% nel breve termine e ad eliminare la plastica in natura entro il 2030. PSC è sia una piattaforma di condivisione delle conoscenze in cui gli stakeholder di tutto il mondo possono condividere le loro esperienze e soluzioni per combattere la crisi della plastica, sia un programma pilota a cui lavoriamo direttamente con le autorità cittadine per testare e implementare nuovi approcci in aree mirate. Più di 50 città, oltre a ONG, governi, industrie e imprenditori, fanno ora parte della rete PSC. Il progetto è attivo in Asia, Africa ed Europa e il suo lavoro comprende iniziative in sette città del Mediterraneo, da Tangeri a ovest a Smirne a est. La dispersione di plastica nell'ambiente è un problema di enorme importanza nel Mediterraneo: oltre a essere la regione più visitata al mondo, con quasi 300 milioni di turisti all'anno, è colpita in modo sproporzionato dall'inquinamento da plastica. Per mettere le cose in prospettiva, il Mediterraneo contiene l'1% delle acque del mondo, ma concentra il 7% di tutte le microplastiche globali. Ogni anno, infatti, circa mezzo milione di tonnellate di plastica entrano in queste acque, il che equivale a gettare 33’800 bottiglie di plastica al minuto, e si stima che questo provochi perdite annuali a livello regionale per quasi 650 milioni di franchi.

Venezia e Smirne, unite

Il WWF Mediterraneo lavora al progetto Plastic Smart Cities (PSC) con vari partner nell’intera area e porta avanti una serie di iniziative per invertire la tendenza. Uno dei progetti recenti più interessanti – e che ha ottenuto un notevole successo – ha riunito due partner comunali molto diversi tra loro: Venezia e Smirne in Turchia, che con i suoi tre milioni di abitanti è la seconda città costiera più grande del bacino del Mediterraneo dopo Nizza. Si tratta di un progetto triennale realizzato con il sostegno della Blue Planet - Virginia Böger Foundation X.X. Nonostante le loro differenze, le due città hanno molto in comune in quanto popolari destinazioni turistiche costiere e minacciate dall'inquinamento da plastica. A Venezia non ci sono automobili, ma ci sono molti pneumatici nei canali che per decenni sono stati onnipresenti come parabordi economici e facilmente reperibili per una moltitudine di imbarcazioni in questa città marittima. Tuttavia, questa pratica diffusa non è formalmente consentita e quando vengono persi dalle imbarcazioni – cosa che accade di frequente – gli pneumatici diventano inquinamento, degradandosi gradualmente da mega, a macro, a meso e infine a microplastica. Il turismo è stato al centro del lavoro del PSC anche a Smirne, iniziato nel 2019 con il sostegno entusiasta del sindaco e delle autorità locali. La grande città è una vivace destinazione turistica particolarmente colpita dall'inquinamento da plastica: su ogni chilometro di costa ogni giorno vengono versati 7,2 kg di plastica. Si tratta di un mix di rifiuti nazionali e internazionali.

I risultati positivi

Il WWF contribuisce con competenze e supporto tecnico per aiutare le città a rivalutare il loro rapporto con la plastica e a pianificare nuovi approcci, ma la forza principale del programma risiede nello scambio di esperienze, innovazioni e buone pratiche che i suoi membri portano insieme e condividono. Lo scambio di conoscenze può essere uno strumento incredibilmente potente: il nostro ruolo è quello di accendere la scintilla per avviarlo. Ecco alcuni esempi: sommozzatori volontari hanno iniziato a organizzare sessioni di pulizia per rimuovere i rifiuti dai canali di Venezia e, con il sostegno del Comune e della società di gestione dei rifiuti Veritas, i loro sforzi si sono trasformati in un progetto pilota di PSC per liberare sistematicamente i canali di Venezia dagli pneumatici. Da allora si sono svolte venticinque sessioni di immersione, durante le quali sono stati individuati e recuperati più di 1’100 pneumatici. In totale, sono state rimosse 23 tonnellate di rifiuti dalla laguna di Venezia. Inoltre, è nata una Guida per i turisti. A Smirne, invece, da un lato è stata migliorata la raccolta dei rifiuti, aumentando le capacità e sensibilizzando l'opinione pubblica, dall'altro ora si previene la formazione dei rifiuti promuovendo la sostenibilità e la circolarità. La maggior parte dei rifiuti in Turchia viene raccolta da aziende private; quindi, la decisione di Smirne di costruire un proprio impianto di raccolta e smistamento è stata davvero pionieristica e ha comportato enormi sfide logistiche e di risorse. Tuttavia, grazie al lavoro svolto attraverso il PSC, Smirne raccoglie già i rifiuti riciclabili di due milioni di abitanti.

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