Una riserva incantata e piena di sorprese
Quando un fiume incontra un lago, la velocità della sua corrente diminuisce bruscamente e la forza che gli permetteva di trasportare con le sue acque sabbia e ghiaia viene a mancare: si formano così dei depositi che creano i tipici isolotti deltizi a forma di ventaglio. Spesso inoltre la temperatura delle acque del fiume provenienti dalla montagna è più fredda di quella calma del lago, così il fiume scivola in profondità nel lago, essendo l’acqua fredda più densa e pesante. Questo fenomeno è particolarmente visibile quando le acque del fiume sono color caffelatte, per esempio durante le piene o dopo i temporali, dando l’impressione che entrando nel lago, il fiume scompaia.
Un delta è un sistema molto complesso e permette che si formi qualcosa di originale e unico. Immaginate dunque la complessità dell’ecosistema delle Bolle di Magadino, dove abbiamo due delta maggiori formati dal Ticino e dalla Verzasca che si compenetrano e avanzano nel Verbano. Per questo motivo in un paio di chilometri quadrati si può trovare una diversità di ambienti e di specie molto grande e particolare.
Una passeggiata sul sentiero che entra da Magadino, permette di vedere da vicino i saliceti dominati dal Salice bianco e i vasti canneti, formatisi grazie alla sabbia portata dal fiume Ticino. Questa parte meridionale della riserva rappresenta il tipico paesaggio palustre e permette di raggiungere la foce rinaturata del Ticino, dopo l’allontanamento degli impianti di betonaggio nel 2006. Ospita pure gli ultimi resti di ontaneti di pianura che occupano lo spazio ancora inondabile dal fiume dopo l’incanalamento costruito nel 1900.
Se invece si percorre il sentiero che entra da Gordola, lungo la Verzasca, il paesaggio è diverso e caratterizzato da un suolo duro e ciottoloso, che, se non inondato dal lago, diventa subito molto secco. È il dominio delle grandi Farnie che si spingono fin quasi a bordo acqua. Il sentiero termina nei canneti, dove una passerella mascherata permette l’osservazione degli uccelli acquatici presenti nella Bolla Rossa. In periodi di siccità questa lanca si prosciuga e sul fango crescono colonie di batteri giallo-rossastri, ricchi di ferro, forse all’origine del nome.
Una passeggiata primaverile nella riserva, a passo lento e attento, permette anche di osservare e ascoltare gli uccelli in migrazione verso Nord che si fermano per riposare e rifocillarsi di insetti, prima di affrontare il volo che gli permetterà di superare le Alpi. I sentieri sono sempre aperti al pubblico; una mappa è a disposizione sul sito www.bolledimagadino.com assieme a tante altre informazioni.
Quella tra il WWF e le Bolle di Magadino è una lunga storia di passione e lotta. L’ordinanza di protezione entrò in vigore nel 1979 e fu il frutto dell’azione comune tra Confederazione, Cantone, Pro Natura e WWF. Sin dall’epoca, il WWF ha un rappresentante all’interno del Consiglio di fondazione delle Bolle ed è impegnato in prima linea nella valorizzazione di quest’area protetta d’importanza internazionale. Essere riusciti a tutelare un angolo di natura selvaggia sulle rive del lago Verbano è un piccolo grande miracolo. Ma un territorio così ambito ha richiesto parecchie battaglie a sua difesa. A partire dal primo tentativo di ampliamento dell’aeroporto di Magadino, alla fine degli anni Sessanta, e all’attività industriale presente nel cuore della riserva. La battaglia per l’allontanamento del silo durò tre decenni, ma solo nel 2002, grazie a una campagna e-mail lanciata dal WWF (all’epoca fu una grande novità) e sostenuta da Pro Natura e Ficedula, si arrivò finalmente all’ordine di smantellamento. Ne seguì una fase delicata che richiese un costante impegno da parte delle associazioni ambientaliste tra il 2005 e il 2008. A sgombero ultimato, il WWF fu tra i principali sostenitori dell’importante progetto di rinaturazione della foce del fiume Ticino, realizzato nel 2010, e che ha permesso di ripristinare la dinamica naturale del delta. L’impegno è tutt’altro che concluso. I conflitti con l’aerodromo di Locarno non hanno ancora trovato una soluzione soddisfacente, mentre le autorità italiane hanno deciso di aumentare il livello medio del lago Verbano a scapito di un’ampia fetta di canneto. Inoltre, da dieci anni si attende la realizzazione del centro visite delle Bolle, un progetto strategico ma purtroppo osteggiato da chi vede le Bolle come un ostacolo alle attività dell’uomo.