laR+ l’intervista

‘Se si vuol migliorare la Lpp, lo si può fare molto velocemente’

Dopo lo schiacciante no alla riforma del secondo pilastro, la vicepresidente dell’Unione sindacale svizzera Vania Alleva abbozza una pista

Vania Alleva (al centro) esulta assieme al presidente dell’Uss Pierre-Yves Maillard (alla sua destra)
(Keystone)
22 settembre 2024
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«Una bella vittoria, contro tutto il fronte dei partiti borghesi e quasi tutte le organizzazioni padronali». Vania Alleva è raggiante. Ma la presidente del sindacato Unia e vicepresidente dell’Unione sindacale svizzera, prova pure una certa amarezza: a suo avviso, il netto rifiuto del popolo alla riforma del secondo pilastro mostra in effetti «quanto la politica fatta in Parlamento sia disconnessa dai problemi reali delle persone che vivono in questo Paese».

‘Disconnessa’ in che senso?

Mi riferisco anche a decisioni recenti, con le quali da un lato si fanno risparmi in ambito sociale sulle spalle della popolazione e, dall’altro, si portano avanti agevolazioni fiscali. Per quanto riguarda nello specifico la previdenza professionale, si era partiti con un vero compromesso tra sindacati e Unione svizzera degli imprenditori [fatto proprio anche dal Consiglio federale, ndr]: in passato sarebbe stato sostenuto, invece questo Parlamento con una certa arroganza lo ha cestinato per fare una riforma che andava contro gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori, favorevole solo all’industria finanziaria.

Alliance F parla di “occasione persa” per correggere “un errore sistemico” nel secondo pilastro, dove le donne continueranno ad avere rendite inferiori del 35% in media a quelle degli uomini.

Il segnale dato dalle cittadine e dai cittadini è chiaro. Hanno capito che con questa riforma molte persone avrebbero pagato di più [in contributi salariali, ndr] per avere meno [in rendita, ndr]. Soprattutto molte donne avrebbero dovuto pagare molto per avere, al momento di andare in pensione, una rendita Lpp solo leggermente superiore, se non addirittura una inferiore. C’è bisogno invece di una riforma che aiuti veramente a colmare il divario pensionistico di genere.

Con quali misure?

Principalmente con degli accrediti per compiti assistenziali ed educativi, come quelli che esistono nell’Avs, finanziati in maniera solidale attraverso i contributi salariali. È lo strumento più efficace e immediato per colmare questo ‘gap’. Se i partiti borghesi vogliono davvero affrontare il problema dell’insufficiente copertura nel secondo pilastro delle donne e in generale di chi lavora a tempo parziale, lo si può fare molto velocemente in Parlamento.

Il no di ieri rischia di rinviare alle calende greche una riforma del secondo pilastro attesa da tempo.

Non c’è necessità di abbassare il tasso di conversione: le casse pensioni hanno accumulato abbondanti riserve, il loro tasso di copertura è molto buono.

D’ora in poi gli occhi saranno puntati sull’Avs, anziché sul secondo pilastro. L’Unione svizzera degli imprenditori già rilancia sull’aumento dell’età di pensionamento.

I partiti borghesi e il padronato farebbero bene ad ascoltare cosa dice la popolazione. Soltanto lo scorso mese di marzo l’iniziativa popolare dei Giovani del Plr che voleva portare l’età di pensionamento a 67 anni è stata respinta in tutti i comuni della Svizzera: non ce n’è stato uno dove la popolazione abbia detto sì! Invece, la 13esima Avs ha avuto un sostegno importante. Il risultato di queste votazioni mostra qual è il vero problema del sistema pensionistico: le rendite che da tanti anni diminuiscono, soprattutto quelle del secondo pilastro. Se si è in grado di salvare una banca, mettendo a disposizione dall’oggi al domani decine di miliardi di franchi, ci sarà pure la maniera di dare una risposta a questo problema, di garantire il versamento di rendite che permettano di vivere in modo decoroso in pensione dopo una vita di lavoro.