Ogi, Leuthard, Schneider-Ammann, Deiss e Couchepin esortano i pensionati a respingere l’iniziativa. Ma l’appello potrebbe trasformarsi in un boomerang
Mancano meno di tre settimane alla votazione. Gli aventi diritto hanno ricevuto a casa negli scorsi giorni il materiale di voto. La vivace campagna pro o contro la 13esima Avs è entrata nella sua fase cruciale. I sondaggi sin qui danno un confortevole vantaggio (tra il 61% e il 71%) al ‘sì’. Risalgono però alla prima metà di gennaio: nel frattempo le opinioni possono essersi consolidate e/o evolute, probabilmente – come avviene di norma in questi casi – contro l’iniziativa. Sta di fatto che la partita è più che mai aperta. E non è affatto improbabile che alla fine sia la maggioranza dei Cantoni a far pendere la bilancia dalla parte del ‘no’, annullando così di fatto il sì popolare. Se la 13esima Avs venisse accolta, invece, sarebbe una prima storica: mai prima d’ora un aumento delle rendite del primo pilastro è stato approvato in votazione popolare.
Il nervosismo è palpabile tra le fila dei contrari. In Parlamento non hanno voluto un controprogetto, sottovalutando l’iniziativa. La loro campagna è scattata con un certo ritardo, avvantaggiando non poco gli avversari. Nonostante gli ingenti mezzi a disposizione (quasi 4 milioni di franchi), e malgrado una Elisabeth Baume-Schneider più attiva del previsto (la consigliera federale socialista si sta battendo con un brio per certi versi inatteso contro il proprio partito), i fautori del no sembrano in difficoltà di fronte al battage sindacale. L’alleanza contro la 13esima Avs, capitanata da Economiesuisse, ha quindi pensato bene (?) di mandare avanti – a mo’ di fendighiaccio – cinque ex consiglieri federali.
In una lettera spedita la scorsa settimana a 700mila pensionati nella Svizzera tedesca, Adolf Ogi (81 anni, Udc), Doris Leuthard (60 anni, Centro) e Johann Schneider-Ammann (71 anni, Plr) li invitano “con seria preoccupazione” a votare no: “Ciò che sembra allettante, è estremamente pericoloso”, avvertono. “I sindacati banalizzano i costi di questa rendita supplementare. E passano sotto silenzio chi la deve pagare”; “Nel 2026 l’Iva dovrebbe essere aumentata dell’1%. Questo renderebbe più cara la vita per tutti”, si legge nella missiva. Inoltre, “già tra sei anni le rendite non saranno più coperte dalle entrate. Sarebbe irresponsabile decidere in questa situazione ulteriori spese supplementari per miliardi di franchi”. Stesse parole nella lettera firmata anche dagli ex consiglieri federali Joseph Deiss (78 anni, Centro) e Pascal Couchepin (81, Plr) e pubblicata come inserzione in diversi giornali romandi.
Un intervento coordinato di ex consiglieri federali in una campagna di voto è quantomeno raro. La legge comunque non impone loro alcun obbligo di discrezione. Sono liberi cittadini, possono esprimersi come e quando vogliono. Negli ultimi anni, in effetti, alcuni ex consiglieri federali (tra gli altri Micheline Calmy-Rey, Pascal Couchepin e Ueli Maurer) hanno regolarmente detto la loro su temi d’attualità. Sin qui però l’eccezione alla regola non scritta del ‘servire e sparire’ non si è quasi mai applicata alle campagne di voto. Tantomeno sotto forma di intervento collettivo di ex membri del Governo.
È anche per questa ragione che un’altra ex consigliera federale ha deciso di uscire dal riserbo. In un’intervista che lei stessa ha sollecitato al ‘Tages-Anzeiger’, Ruth Dreifuss (Ps) ha fatto sapere cosa ne pensa dell’iniziativa sindacale. Si è risolta a farlo anche “dopo aver parlato con molte persone, che a causa dell’inflazione hanno difficoltà nella loro vita quotidiana”. “Molti hanno paura del futuro. Quando si è anziani, non si dovrebbe avere paura”, afferma la ex consigliera federale socialista (l’ultima grande revisione dell’Avs, la decima, venne accolta alle urne nel 1995 quando era lei responsabile del Dipartimento federale dell’interno). Nell’intervista, la 83enne ginevrina smonta uno a uno gli argomenti dei contrari, ricordando il ruolo “cruciale” che riveste l’Avs nel garantire maggior equità a livello di reddito: “L’Avs è lo stucco che tiene assieme la Svizzera”, dice Ruth Dreifuss. Anche un’altra ex consigliera federale socialista, Micheline Calmy-Rey (78 anni), ha nel frattempo reso pubblica la sua opinione (favorevole) alla 13esima Avs.
Il ‘duello’ a mezzo stampa tra gli ex consiglieri federali sembra portare acqua al mulino dei promotori dell’iniziativa, almeno per ora. L’Unione sindacale svizzera, per bocca del presidente Pierre-Yves Maillard e del capoeconomista Daniel Lampart, ha avuto gioco facile nel criticare la ‘démarche’ intrapresa da ex consiglieri federali che godono di una ‘pensione’ da circa 20mila franchi al mese. E che, anziché proporre soluzioni concrete a beneficio degli anziani in difficoltà finanziarie, “cercano di far paura alla popolazione”. L’appello di Ogi, Leuthard, Schneider-Ammann, Deiss e Couchepin si trasformerà in un boomerang? È quanto pensa fra gli altri l’editorialista della ‘Nzz am Sonntag’, che consiglia di dare un’occhiata alla storia: anche nel 1992 consiglieri federali in pensione invitarono assieme a votare sì all’adesione della Svizzera allo Spazio economico europeo. Tutti sanno come andò a finire.