È cominciato al Consiglio degli Statil il dibattito sulle misure per il periodo 2025-2030. Nessuna accelerazione sulle emissioni delle auto nuove,
Giugno 2021: si vota sulla revisione totale della legge sul CO2. Una tassa di 30-120 franchi sui biglietti aerei, un incremento di 5-12 centesimi al litro del prezzo di benzina e diesel, un aumento della tassa sui combustibili fossili: l’Udc si scaglia contro, unico partito a farlo. Il 51,6% dei votanti respinge la legge. Il Consiglio federale ha imparato la lezione: è «a causa dell’aumento delle tasse» che è stata bocciata, ha ricordato oggi Albert Rösti (Udc). Più di due anni dopo, il Consiglio degli Stati ha affrontato la nuova versione di quel progetto: contiene le misure da adottare tra il 2025 e il 2030, è priva di nuovi balzelli e non prevede nemmeno alcun aumento di quelli esistenti (vedi la scheda sotto), punta invece in larga misura su incentivi e investimenti mirati. Obiettivo: dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030 rispetto al 1990. Alla Camera dei Cantoni – che ha frenato sugli obiettivi di emissione per le nuove automobili a partire dal 2030 – il dibattito è stato interrotto poco prima delle 20; i ‘senatori’ torneranno a discuterne giovedì. Poi il dossier passerà al Consiglio nazionale.
Il tentativo di rilanciare la revisione della legge sul CO2 (la normativa attuale è stata prolungata fino al 2024) rappresenta la prima tappa di un lungo percorso: quello per attuare la legge sulla protezione del clima, approvata alle urne in giugno, che ha sancito per la Confederazione l’obiettivo emissioni nette zero entro il 2050. Nessuno oggi si è opposto all’entrata in materia. Il 2025 è dietro l’angolo, ha ammonito il ministro dell’Ambiente. Gli ha fatto eco Damian Müller (Plr). A nome della commissione, il lucernese ha sottolineato come dimezzare le emissioni entro il 2030 sia «urgentemente necessario». Al momento, infatti, siamo a un 20% di riduzione delle emissioni complessive rispetto al 1990: «Sappiamo tutti quanto sia essenziale questo passo», ha affermato.
Lisa Mazzone (Verdi/Ge) non è stata da meno. Il sì popolare alla legge sulla protezione del clima è un «mandato chiaro» al Parlamento. Anche per quanto riguarda la riduzione delle emissioni, che dev’essere realizzata prioritariamente in Svizzera e non all’estero. Cosa che a suo avviso non si rispecchia nel progetto ora sul tavolo, le cui misure sono «troppo poco ambiziose». Se si va avanti di questo passo, oltretutto con compensazioni da realizzare per due terzi in Svizzera mediante l’acquisto dei corrispondenti ‘certificati’ (una proposta del Centro e della sinistra per portare tale quota al 75% è stata respinta di misura, per 22 voti a 20), nel 2030 la riduzione delle emissioni risulterà insufficiente: si dovranno pertanto adottare misure «molto più drastiche» per rispettare gli obiettivi stabiliti per il 2040, ha insistito invano Mazzone.
In generale, la maggioranza della commissione preparatoria concordava con le proposte del Consiglio federale. Su alcuni punti voleva andare meno lontano del Governo. Su altri invece si era dimostrata più ambiziosa. Come sui valori obiettivo di CO2 applicabili alle nuove automobili. La commissione avrebbe voluto inasprirli, facendo in modo che a partire dal 2030 le emissioni non eccedano del 25% il valore del 2021. Nel plenum è passata però la linea governativa, più blanda (emissioni superiori del 45% al massimo dei valori 2021, analogamente alla regolamentazione in vigore nell’Ue), sostenuta in aula da una proposta di minoranza firmata Martin Schmid (Plr/Gr) e approvata con 32 voti a 10.
Il plenum ha poi deciso che gli importatori di benzina e diesel dovranno continuare a compensare le emissioni di CO2 anche oltre la fine del 2024, quando scadrà l’attuale obbligo. La quota massima da compensare viene portata al 90%. Gli importatori di dovrebbero poter ripercuotere i costi di compensazione sui consumatori sotto forma di sovrapprezzo, che però non potrà superare i 5 centesimi per litro di benzina o diesel (come avviene oggi).
Trasporto aereo: i fornitori dovranno miscelare al cherosene venduto in Svizzera per il rifornimento una determinata quota di carburanti rinnovabili. Progetti pilota in questo senso verranno promossi fino al 2029. I ‘senatori’ hanno accettato tacitamente che le emissioni di CO2 figurino sui biglietti. Troppo poco per Lisa Mazzone, che avrebbe voluto una tassa di incentivazione sui voli con jet aziendali e privati. Una misura ripescata dal dibattito sulla legge abortita due anni fa, e giudicata superflua da Damian Müller, secondo cui interesserebbe solo l’1 per cento delle emissioni dell’aviazione. Nonostante il sostegno o l’astensione di alcuni colleghi del Centro, la proposta della ginevrina è rimasta a terra.
Infine, Consiglio federale e commissione preparatoria avrebbero voluto destinare entro il 2030 una quota maggiore dei proventi dell’invariata tassa sul CO2 al fine di garantire un solido finanziamento del Programma Edifici. Una minoranza guidata da Hansjörg Knecht (Udc/Ag) si è però imposta: solo un terzo dei prelievi, come finora, verranno utilizzati a tal scopo.
Il Consiglio federale vuole dimezzare entro il 2030 le emissioni di gas serra rispetto al 1990. Due terzi della riduzione saranno realizzati in Svizzera, il terzo rimanente sarà ottenuto mediante progetti di protezione del clima all’estero. La nuova legge sul CO2 – la prima era stata respinta in votazione popolare nel giugno del 2021 – contiene le misure per il periodo dal 2025 al 2030. L’attuale tassa sul CO2 viene mantenuta e rimarrà invariata, nuovi balzelli non sono previsti.
Se il Parlamento lo vorrà, circa 4,1 miliardi di franchi verranno investiti nella protezione del clima, in particolare nei settori cruciali degli edifici (2,8 miliardi, per la sostituzione degli impianti di riscaldamento a nafta e gas e per il potenziamento delle reti di teleriscaldamento) e della mobilità (800 milioni, destinati segnatamente al potenziamento delle infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici, all’acquisto di bus a propulsione elettrica per i trasporti pubblici e alla promozione di collegamenti ferroviari internazionali).
Inoltre: i fornitori di carburanti per l’aviazione saranno obbligati ad aggiungere carburanti rinnovabili al cherosene rifornito in Svizzera; gli importatori di benzina e diesel dovranno compensare con una quota massima fino al 90% le emissioni di CO2 generate da questi carburanti; la Finma (Autorità di vigilanza sui mercati finanziari) e la Banca nazionale svizzera dovranno presentare un rendiconto sui rischi derivanti dai cambiamenti climatici per le banche svizzere.
Infine, l’esenzione dalla tassa sul CO2 – ora limitata a singoli settori – sarà in linea di principio possibile per tutte le imprese, purché in contropartita si impegnino a ridurre le proprie emissioni di gas serra e a presentare un piano su come riusciranno sul lungo termine a ridurre a un saldo netto pari a zero le emissioni dovute al petrolio e al gas.