I governi cantonali hanno presentato oggi 15 proposte per migliorare la collaborazione con Berna ed avere più voce in capitolo in caso di future crisi
Dopo oltre due anni di lotta alla pandemia, i governi cantonali hanno presentato oggi 15 proposte per migliorare la collaborazione con la Confederazione e avere più voce in capitolo in vista di future crisi.
Per "crisi future", i governi cantonali non intendono solo una possibile nuova ondata di coronavirus o una nuova pandemia. "Tra le possibili crisi ci sono anche una penuria di energia elettrica o una crisi dei rifugiati", ha detto in una conferenza stampa a Zurigo Christian Rathgeb, presidente della Conferenza dei governi cantonali (CdC).
Sono molte le questioni aperte nel caso di simili eventi: quale livello dello Stato è responsabile e quando, e come informare la popolazione? La CdC propone quindi un nuovo organo in cui la Confederazione e i Cantoni possano scambiarsi informazioni fin dall’inizio. "La prossima volta, vogliamo essere meglio preparati", ha detto il consigliere di Stato grigionese.
I Cantoni chiedono inoltre la creazione di uno Stato maggiore permanente della Confederazione per le crisi, con la partecipazione dei Cantoni. "I vari livelli dello Stato dovrebbero collaborare più strettamente", ha detto Rathgeb.
Esiste anche un potenziale di miglioramento a livello di comunicazione: Confederazione, Cantoni e Comuni dovrebbero agire come un tutt’uno nell’informare la popolazione. In caso di crisi, devono concordarsi sui messaggi principali. E non ci dovrebbero più essere errori e disguidi di comunicazione come durante la pandemia.
I governi cantonali fanno tuttavia anche autocritica. Le "misure regionali" non hanno sempre senso, ha dichiarato Lukas Engelberger, presidente della Conferenza dei direttori della sanità (CDS), citando come esempio la chiusura dei ristoranti all’inizio della seconda ondata, con i ristoranti nella Svizzera romanda chiusi e quelli nella svizzera tedesca ancora aperti.
"In futuro, non dovremmo più essere ingenui". La Svizzera è un paese ad alta mobilità. Non è realistico che una situazione problematica grave sia limitata a una sola regione.
Invece di perdere tempo prezioso, i Cantoni dovrebbero passare più rapidamente la palla al governo federale, in modo che possa prescrivere misure uniformi. La legge sulle epidemie dovrebbe quindi prevedere istruzioni più precise su chi è responsabile da quale momento in poi. "Questo ci risparmierebbe discussioni sulle responsabilità", ha detto il consigliere di Stato di Basilea Città.
Se in autunno ci dovesse essere una nuova ondata di Covid, i Cantoni vogliono fare meglio. La responsabilità sulle misure per contrastare la pandemia è ora nelle mani dei Cantoni. "Ma se ci dovesse essere una nuova urgenza, eviteremo di agire troppo a lungo in modo decentralizzato", ha promesso Engelberger.
"Naturalmente speriamo che con una più forte immunizzazione di base si possa fare a meno di misure drastiche. Ma non dobbiamo fare affidamento sul principio della speranza". Secondo il presidente della CDC, una seconda vaccinazione di richiamo diventerà sicuramente attuale in autunno.
Un vaccino che dovrebbe essere efficace contro le nuove varianti arriverà probabilmente dopo le vacanze estive o in autunno. Engelberger vede già due problemi. Da una parte, le regole sono troppo stringenti per misure uniformi a livello nazionale. Un ritorno alle mascherine obbligatorie sarebbe ad esempio difficile da attuare per i Cantoni.
D’altra parte bisognerebbe abolire le regole applicabili a livello nazionale per i test del coronavirus. "Correremmo il rischio di non avere più un regime di test uniforme per la Svizzera, che indichi cioè chi può essere testato gratuitamente e quando". Su questo punto, il Consiglio federale deve intervenire prima che la questione arrivi in parlamento.