Per gli iniziativisti l’ammontare del fatturato non è il miglior criterio per stabilire le categorie tariffarie. L’atto parlamentare passa ora agli Stati
Le aziende con meno di 250 dipendenti vanno esentate dal pagamento del canone radiotelevisivo. È quanto chiede una iniziativa parlamentare di Fabio Regazzi (Centro/TI) approvata oggi dal Consiglio nazionale con 119 voti contro 71 e 3 astenuti.
Il fatto che il canone sia riscosso in base al fatturato ha creato molta insoddisfazione e un sentimento d’ingiustizia nelle imprese, ha spiegato Marco Romano (Centro/Ti) a nome della commissione. Ciò è vero soprattutto per quelle società che hanno un elevato giro d’affari ma i cui margini di guadagno sono bassi.
Il sistema attuale provoca effetti soglia che possono essere spiacevoli per le imprese: un’autofficina che prima del cambiamento di sistema pagava 200 franchi per una radio ha visto la sua fattura salire a 5’750 franchi, circa 26 volte di più, mentre il suo margine di guadagno è rimasto lo stesso, ha denunciato Romano.
Insomma, l’ammontare del fatturato non è il migliore criterio per classificare le imprese nelle corrispondenti categorie tariffarie. A ciò si aggiunge la doppia imposizione, poiché i proprietari delle Piccole e medie imprese (Pmi) sono già sottoposti al canone come individui, ha sostenuto Regazzi.
Matthias Aebischer (Ps/Be) ha da parte sua denunciato gli attacchi al canone radiotelevisivo e alla Ssr, che "vengono sempre dallo stesso schieramento". Nel marzo 2018, più del 71% degli elettori ha convalidato il sistema attuale respingendo l’iniziativa "No Billag", ha sostenuto.
Aebischer ha anche sottolineato che tre quarti delle Pmi sono esentati dal canone poiché non raggiungono il fatturato minimo richiesto. La sinistra ha inoltre sostenuto che gli aggiustamenti della struttura tariffaria hanno già ridotto l’onere finanziario per le imprese e quindi l’obiettivo dell’iniziativa parlamentare è stato ampiamente raggiunto.
L’atto parlamentare passa ora al Consiglio degli Stati.