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Il Parlamento: incarcerare i fiancheggiatori prima che sia tardi

È il parere della commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale: ‘Così non si ripeteranno i fatti di Morges e Lugano’

Il luogo dell’attacco a Lugano, il 24 novembre scorso
(Keystone)
12 ottobre 2021
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La custodia di sicurezza per le persone sospettate di sostenere il terrorismo avrebbe forse potuto consentire di evitare i fatti di Morges (attacco finito con un morto) e di Lugano (un ferito da arma da taglio). Ne è convinta la Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale (Cps-N) che ha dato seguito per 10 voti a 5 a un’iniziativa parlamentare in tal senso.

Il testo, inoltrato dal consigliere nazionale Mauro Tuena (Udc/Zh), mira a elaborare le basi legali affinché le persone che, in privato o in pubblico, incitano, istruiscono o incoraggiano attività terroristiche o violenza di altro tipo, in Svizzera o all’estero, oppure annunciano, finanziano, favoriscono o esortano a sostenere tali attività, possano essere incarcerate.

La medesima misura si applicherebbe anche a tutti quelli che sostengono o appartengono a organizzazioni che perseguono o esercitano attività terroristiche o violenza di altro tipo. Questa misura, secondo Tuena, potrebbe essere ordinata esclusivamente dal giudice dei provvedimenti coercitivi.

La maggioranza della Cps-N, specifica un comunicato odierno dei servizi parlamentari, crede che occorra rafforzare ulteriormente l’arsenale giuridico incluso nel progetto governativo sulle misure di polizia antiterrorismo accolto in votazione popolare il 13 giugno scorso dal 56,6% dei votanti.

In effetti, la commissione si chiede se la custodia di sicurezza avrebbe permesso di evitare attacchi come quelli verificatisi recentemente a Morges (Vd) o a Lugano e crede che la questione meriti una riflessione più approfondita. Poiché l’iniziativa parlamentare prevede che le decisioni di custodia siano prese dal giudice dei provvedimenti coercitivi, secondo la maggioranza ciò costituirebbe una garanzia che simili decisioni siano proporzionate ed emanate nel rispetto dei diritti umani.

Per una minoranza, invece, l’introduzione di questa misura rappresenterebbe una grave violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, ma anche del diritto a una procedura equa previsto dalla Costituzione federale. Inoltre, essendo i reati menzionati dall’iniziativa parlamentare già punibili, la minoranza pensa che non vi sia motivo di rafforzare la legge in materia.