Svizzera

Formula magica in Consiglio federale: 'stop' alle discussioni

Ppd, Plr e Ps interrompono le discussioni sulla concordanza e rappresentanza delle formazioni politiche. Il presidente del Ppd all'Udc: 'Disprezzo per le istituzioni'

(Keystone)
16 settembre 2020
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I vertici di Ppd, Plr e Ps hanno deciso di interrompere per ora le discussioni previste a margine della sessione parlamentare sulla formula magica nel Consiglio federale. Spiegano la loro decisione con l'atteggiamento dell'Udc nella rielezione dei giudici del Tribunale federale (Tf).

Il presidente del Ppd Gerhard Pfister ha informato martedì il presidente dell'Udc Marco Chiesa di questa decisione, ha affermato lo zughese all'agenzia Keystone-ATS, confermando una notizia diffusa dai giornali di Tamedia in lingua tedesca.

Nella sua mail, Pfister motiva la scelta con quello che considera il disprezzo per le istituzioni espresso dal più grande partito svizzero. In seno alla Commissione giudiziaria, l'Udc ha chiesto a quest'ultima di non formulare una raccomandazione per la rielezione al Tribunale federale del giudice del proprio partito, Yves Donzallaz. Lo aveva pubblicamente criticato in diverse occasioni per la sua presunta mancanza di lealtà verso la linea del partito.

Per il Ppd, il Plr e il Ps il rispetto delle istituzioni, la separazione dei poteri e l'indipendenza della giustizia non sono negoziabili.

Dopo un primo incontro in marzo, i vertici dei partiti e dei gruppi parlamentari avevano deciso di proseguire le discussioni sulla concordanza e la rappresentanza delle formazioni politiche in seno al Consiglio federale. Tutte le parti avevano convenuto sulla necessità di cercare una nuova soluzione. L'obiettivo era giungere a un accordo entro l'estate del 2021.

Il tema è emerso con forza dopo che l'Assemblea federale ha negato ai Verdi un seggio in Consiglio federale lo scorso mese di dicembre, con il sostegno del Ppd. L'attuale formula magica dà due posti a Udc, Ps e Plr e uno al Ppd. Da più parti il Plr viene considerato sovra rappresentato nel governo rispetto alla quota di elettori di cui dispone.