Mentre la compagnia aerea continua ad ampliare il suo piano di volo, la Confederazione conferma che non ci saranno più rimpatri per chi dovesse restare bloccato
Swiss continua ad ampliare il suo piano di volo: entro l'autunno saranno di nuovo raggiunte quasi tutte le destinazioni servite prima della pandemia di coronavirus.
Con l'allentamento delle restrizioni per l'entrata nei vari paesi la compagnia aerea intende tornare a volare verso l'85% delle vecchie mete, si legge in un comunicato odierno. Tuttavia i collegamenti saranno solo un terzo di quelli del passato.
"Abbiamo strettamente orientato il nostro piano di volo alla domanda; soprattutto nei fine settimana offriremo un numero più elevato di voli", ha precisato il portavoce Michael Stief. Già nelle prossime settimane si potrà raggiungere grandi città e località di villeggiatura europee ma anche destinazioni in altri continenti. Entro fine giugno saranno di nuovo in servizio 37 aerei su 91.
Gli svizzeri che si recassero all'estero e dovessero rimanere bloccati a causa di misure legate al Covid-19 devono organizzarsi per conto proprio. La Confederazione non prevede più voli di rimpatrio.
Interpellato dall'agenzia Keystone-ATS, il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha confermato una notizia in tal senso pubblicata dal Blick.
Chiunque volesse recarsi all'estero deve sapere che l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) e il DFAE sconsigliano ancora i viaggi non urgenti, ad eccezione di quelli con destinazione Germania, Francia e Austria. La crisi del Covid-19 non è stata ancora superata in molte regioni e Paesi e non si può escludere una seconda ondata pandemica, ha aggiunto il portavoce.
Le operazioni di rimpatrio su vasta scala organizzate dal DFAE si sono svolte sullo sfondo di una situazione straordinaria. Tali interventi non corrispondono alla prassi normale e devono essere considerati un'ultima ratio. Chi dovesse trovarsi in difficoltà a causa della pandemia deve innanzitutto far capo ai punti di contatto e alle strutture di assistenza locali (polizia, ambulanza, strutture mediche, istituti finanziari) o alla propria assicurazione di viaggio.
La protezione consolare entra in vigore solo se le persone interessate hanno compiuto ogni ragionevole sforzo per superare la situazione d'emergenza, sia a livello organizzativo che finanziario, ha rilevato il DFAE.