Svizzera

Lotta alla mafia è una 'priorità', al Ticino ruolo centrale

Il Governo federale risponde ad un'interpellanza di Fabio Regazzi: «Consapevoli della minaccia, si infiltrano nell'amministrazione, economia e piazza finanziaria»

14 novembre 2019
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Contrastare la mafia italiana è una delle priorità della strategia 2020-2023 in materia di lotta alla criminalità del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP). È quanto afferma il Consiglio federale nella sua risposta odierna a un'interpellanza del ticinese Fabio Regazzi (PPD), confermando che il Ticino avrà un ruolo centrale.

Il consigliere nazionale ticinese si chiedeva a che punto fosse il piano d'azione nazionale antimafia. Ricordando che la direttrice di Fedpol Nicoletta Della Valle in un'intervista alla RSI "ha confermato che l'Ufficio federale di polizia ha affinato e sviluppato i contenuti del piano antimafia, annunciato poco meno di un anno fa, dichiarando anche come il fenomeno sia purtroppo stato per lungo tempo sottovalutato in Svizzera", il ticinese si interrogava su quando questo programma verrà presentato ufficialmente e se esso sarà analogo al Piano d'azione nazionale contro il terrorismo.

Regazzi invitava il governo a precisare se il futuro programma di lotta preveda nuove misure di coordinamento tra cantoni, Confederazione e Ministero pubblico della Confederazione (MPC), di perseguimento del fenomeno mafioso e se si sia pensato a potenziare la dotazione della Procura federale. Infine, dato che da alcuni anni cantoni di frontiera come il Cantone Ticino "hanno accresciuto il loro impegno nella lotta al fenomeno, anticipando anche delle misure sul piano federale", il consigliere nazionale chiedeva se non fosse il caso anche di aumentare le risorse destinate ai cantoni più a rischio di infiltrazioni mafiose.

Nella sua risposta odierna, il Consiglio federale si dice fortemente "consapevole della minaccia che le organizzazioni criminali di stampo mafioso, quindi anche le mafie italiane, rappresentano per la Svizzera". I loro membri vivono in Svizzera talvolta da generazioni e commettono reati, ad esempio contro il patrimonio e infrazioni alla legge sugli stupefacenti o sulle armi. La presenza di lunga data, i legami famigliari con la Svizzera, la vicinanza linguistica e la struttura organizzativa specifica di queste mafie permettono loro di infiltrare l'amministrazione, l'economia e la piazza finanziaria "in una misura mai constatata per nessun'altra organizzazione criminale", scrive il governo.

Negli ultimi mesi 15 divieti di entrata e due espulsioni 

Per questo motivo la lotta alla mafia italiana figura tra le priorità della strategia 2020-2023 del DFGP, la cui pubblicazione è prevista per la fine di quest'anno. Tale strategia contempla metodi di collaborazione che permetteranno alle varie autorità di combattere in modo interdisciplinare le organizzazioni criminali sul modello della lotta al terrorismo. La futura strategia e i metodi di collaborazione richiedono un approccio globale che coinvolga le autorità interessate della Confederazione, dei Cantoni e della società civile.

Il governo precisa che alcune misure sono già attuate. Negli ultimi mesi fedpol ha ad esempio disposto 15 divieti d'entrata e due espulsioni nei confronti di persone condannate in Italia per appartenenza alla mafia. Nel 2018 l'Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro (MROS) di fedpol ha trattato 126 comunicazioni concernenti la criminalità organizzata, la maggior parte delle quali presentava un legame con gruppi criminali italiani. La tendenza è al rialzo. Tra il 2018 e oggi l'Italia ha indirizzato alle competenti autorità elvetiche 34 domande di assistenza giudiziaria concernenti la criminalità organizzata.

Per lottare contro queste gravi forme di criminalità "è indispensabile una cooperazione nazionale e internazionale". Essa rappresenta quindi, insieme alla prevenzione e alla repressione, uno dei pilastri sanciti nella strategia in questione, precisa il governo. La collaborazione tra la Confederazione e i cantoni, tra cui il Ticino, è oggi ben consolidata. Il Consiglio federale è ben consapevole del fatto che il rischio di attività mafiose è elevato soprattutto nei cantoni di confine meridionali, in particolare il Ticino: il piano d'azione sarà pertanto incentrato sul cantone italofono ed elaborato congiuntamente con le autorità cantonali. La cooperazione con le autorità italiane sarà intensificata sul piano strategico e operativo.