Svizzera

L'accusa chiede fino a 3 anni per gli aggressori alla moschea

Quanto accaduto all'interno della moschea di Winterthur è stata per la procuratrice una "vendetta" nei confronti di due persone considerate "spie".

In aula (foto Keystone)
2 ottobre 2018
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Condanne fino a tre anni di detenzione, in parte sospese, sono state chieste dalla pubblica accusa per i dieci imputati a processo a Winterthur (ZH) con l'accusa di aver minacciato e picchiato nel novembre 2016 due frequentatori della moschea An'Nur, chiusa un anno fa.

Le dichiarazioni degli imputati - che ieri hanno respinto gli addebiti - non sono affatto credibili, secondo la procuratrice che sostiene l'accusa. Quanto accaduto all'interno della moschea di Winterthur è stata a suo avviso una "vendetta" nei confronti di due persone considerate "spie".

Come prova delle dichiarazioni fatte dalle vittime, la procuratrice ha citato dei certificati medici che attestano per entrambi "uno stato acuto di stress post-traumatico". Uno dei due aveva allarmato la polizia con un SMS molto significativo: "Urgent, please urgent! Moschee Winterthur, they kill my friend" (Urgente, per favore! Moschea di Winterthur, stanno per uccidere il mio amico).

Gli imputati sono otto giovani frequentatori della moschea, un 54enne libico che fungeva da imam principale e il presidente dell'associazione che gestiva la moschea. Per la maggior parte degli imputati la pubblica accusa ha richiesto condanne a dodici mesi da scontare: ossia pene che potranno purgare in condizioni di semilibertà. Più severe le pene per i principali aggressori.

Per tutti gli imputati è stata inoltre richiesta l'espulsione dalla Svizzera per un periodo di 10 anni. Una misura che gli stessi imputati avevano paragonato ieri a una "condanna a morte". Tutti hanno chiesto di poter rimanere in Svizzera, che considerano la loro patria.

I fatti risalgono al 22 novembre del 2016, quando due frequentatori della moschea, nota come luogo di radicalizzazione islamica jihadista, sarebbero stati picchiati e minacciati da un gruppo di uomini. Uno dei due sarebbe stato obbligato ad ingoiare una banconota da 10 franchi "per aver venduto la sua religione in cambio di denaro". L'altro avrebbe riportato una commozione cerebrale.

Gli aggressori erano convinti che i due avessero trasmesso informazioni al giornalista Kurt Pelda su un controverso sermone tenuto un mese prima da un 25enne imam etiope. Per quel sermone, il predicatore etiope è stato condannato lo scorso mese di novembre a 18 mesi di detenzione con la condizionale e a 10 anni di espulsione dalla Svizzera.

Il processo si è aperto ieri con le deposizioni degli imputati, che hanno parlato di un complotto di media e giustizia per mettere in cattiva luce i musulmani salafiti. La sentenza sarà resa nota il 23 ottobre.

La moschea An'Nur, che ha chiuso i battenti nel giugno dello scorso anno, era considerata un luogo di radicalizzazione islamica. Secondo varie fonti, sarebbero almeno cinque i ragazzi partiti dalla città zurighese verso la Siria per la jihad, la guerra santa islamica, nelle file dell'Isis.