Il Consiglio federale non ne vuole sapere di una tassa per i frontalieri e non è nemmeno disposto ad approfondire questo tema. È quanto si evince da una risposta del Governo a un postulato del consigliere nazionale Lorenzo Quadri (Lega/UDC), ritornato alla carica dopo il "no" del Nazionale a una sua mozione in tal senso. La mozione Quadri era stata respinta lo scorso settembre durante la sessione autunnale delle Camere federali: il plenum, con 130 voti contro e 56 a favore, aveva risposto picche a una tassa d’entrata per i frontalieri al fine di coprire in parte gli inconvenienti generati dal traffico sull’ambiente e le infrastrutture e promuovere il lavoro dei residenti in Ticino. La maggioranza aveva seguito la raccomandazione del Consiglio federale, che giudicava discriminatorio un simile balzello alla luce delle disposizioni contenute nell’accordo sulla libera circolazione con l’Unione europea.
La stessa argomentazione è stata sviluppata oggi dall’Esecutivo nella sua risposta al postulato del consigliere nazionale leghista. "Elaborare una proposta di tassa d’entrata per i frontalieri – si legge nella risposta – fondata sulle proposte del professor Eichenberger penalizzerebbe i cittadini dell’UE/AELS sul mercato del lavoro elvetico e comporterebbe una disparità di trattamento tra frontalieri e lavoratori residenti in Svizzera". Nel motivare la sua proposta, Quadri si fa forte del parere del direttore del seminario per la scienza delle finanze dell’Università di Friburgo, Reiner Eichenberger. Si deve infatti a quest’ultimo la formulazione di una tassa per i frontalieri. Per Quadri, "c’è dunque motivo di ritenere che essa non sia destituita di fondamento scientifico e che meriti di venire approfondita". Evidentemente il Consiglio federale la pensa diversamente.