Tennis

‘Ho continuato a giocare perché non ho fatto nulla di male’

Jannik Sinner parla della sua positività al doping e della relativa assoluzione. ‘Ho già giocato con questo nella testa e non è andata male’

‘So di essere sempre stato un giocatore pulito’
(Keystone)
23 agosto 2024
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«Non è certo la vigilia ideale per uno Slam, ma so che non ho fatto niente di male. Ho già giocato con questo nella testa e non è andata male». Freddo, sereno perché sa di essere innocente, autoironico e anche spavaldo quando afferma che «non è andata male» riferendosi all'ultima vittoria a Cincinnati: la semplicità disarmante con cui Jannik Sinner affronta le domande sulla sua positività al doping e la relativa assoluzione assomigliano a quella che mostra in campo quando con naturalezza compie gesti tecnici che riescono a pochi. Eppure giocare sapendo di dover affrontare i giudizi, positivi e negativi, di tutti deve essere davvero difficile. Anche per Sinner. «È un sollievo essere stato assolto, cercherò di fare il meglio in questo torneo», spiega alla vigilia degli Us Open in un'intervista che giustamente per molti sarebbe la più difficile di una carriera.

Ma l'italiano salito in cima alla vetta dell'Atp racconta senza paura cosa è successo: «È stato un processo lungo, ho dovuto farci i conti per mesi, prendere decisioni difficili in base all'esito. Ci sono date che devi rispettare durante il procedimento, non puoi decidere quando la notizia viene fuori e quando no. Felice che sia finita, è un sollievo per me per il mio team». Sembra di ascoltare il vecchio adagio "male non fare, paura non avere" che il tennista altoatesino ha interiorizzato a tal punto che già si proietta sulle prossime gare. «Chiaramente per questo motivo la preparazione per lo Us Open non è stata la migliore», dice quasi a giustificarsi.

Annuncia anche di aver messo fine al rapporto professionale con preparatore atletico e fisioterapista, che involontariamente lo hanno contaminato con il Clostebol, la sostanza dopante con la quale sarebbe venuto a contatto dopo un massaggio. La decisione per molti versi era inevitabile: ci sono le regole dell'Agenzia antidoping del tennis mondiale alla base del ‘licenziamento’. I due non compaiono da settimane nel box del suo staff al punto che agli Us Open era annunciata la loro assenza. «Per prima cosa voglio dire che hanno avuto un ruolo notevole nella mia carriera. Abbiamo lavorato insieme due anni, abbiamo fatto un lavoro incredibile insieme, con grandi successi. Ora, per via di questi errori, non sento più la fiducia per continuare con loro».

Tornando sul processo, Sinner ricostruisce ancora una volta la storia. «Quando siamo stati informati della positività, la prima cosa che abbiamo fatto è stata provare a capire quale fosse la sostanza. Abbiamo chiesto al preparatore atletico, perché è quello che conosce bene queste cose. Ha capito subito che si trattava del suo spray, e come era finito nel mio organismo. Ha spiegato tutto ai giudici, per questo ho potuto continuare a giocare. Ho potuto perché hanno creduto in me, in noi». Certo, aggiunge, «ero preoccupato perché era la prima volta che mi succedeva. C‘è anche da considerare la concentrazione, 0,000000001, ci sono tanti zeri prima di arrivare all'uno. Ma ero preoccupato perché metto sempre molta attenzione a queste cose, sono attento, corretto in campo. Ho continuato a giocare perché so di non aver fatto niente di male, di essere sempre stato un giocatore pulito. Chiunque mi conosca bene sa che non farei mai qualcosa contro le regole. Rimane un momento molto duro per me e per il mio team. Qui capisco anche chi sono i miei amici e chi no».

Intanto, Jannik cerca di tornare alla normalità. Si è allenato con Lorenzo Musetti. Chissà se la scelta del compagno di allenamento sia legata anche alla voglia di dividere il campo con un amico, oltre che collega. A New York con lui ci sono solo i suoi due coach, Darren Cahill e Simone Vagnozzi, che lo hanno incoraggiato durante gli scambi anche con un vistoso abbraccio sottolineato dai media. In tanti si domandano come abbia fatto a mantenere la calma in questi mesi; ma, forse, proprio questa incredibile freddezza è il segreto del ragazzo altoatesino. Si allena certamente per provare la superficie ma forse anche per trovare sul campo la serenità che rischia di venir meno all'esterno. Una psicoterapia: ogni colpo dato alla pallina è una ’mazzata' per mettersi alle spalle questa brutta storia e ricominciare a giocare.

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