La diciannovenne statunitense, sotto di un set, recupera e sconfigge Sabalenka: primo titolo dello Slam in carriera
È stata la beniamina di casa Coco Gauff, numero 6 delle graduatorie mondiali, a conquistare gli Us Open 2023: la diciannovenne, che aveva iniziato molto male la finale a Flushing Meadows, ha avuto una grande reazione ed è andata infine a imporsi sulla bielorussa Aryna Sabalenka. 2-6, 6-3, 6-2 i parziali a favore di Gauff.
Dopo un primo set nettamente a favore della sua avversaria (6-2) e nel quale non le riusciva quasi nulla, pochi credevano che la diciannovenne americana potesse ribaltare una situazione che pareva ormai compromessa. Invece, a partire dalla seconda frazione, Gauff è parsa una tennista trasformata, sbagliando pochissimo e andando a imporsi nell'atto finale del quarto e ultimo torneo dello Slam della stagione. Rimessa in parità la contesa (6-3 a favore della statunitense il secondo parziale), la ragazza della Florida nel set decisivo è stata ancor più efficace, portandosi dapprima sul 4-0, facendosi in seguito parzialmente recuperare sul 4-2, e andando infine a chiudere la pratica - grazie a un altro break - sul 6-2, trasformando già il primo match ball che le si è presentato.
Per Gauff, finalista a Parigi nel 2022, si tratta del primo titolo maggiore in carriera. La 25enne Sabalenka potrà comunque consolarsi con il primato nelle classifiche mondiali, che sarà suo a partire da lunedì. La nuova campionessa degli Us Open, invece, salirà al 3° posto.
Al termine della finale, Coco Gauff ha reso omaggio alle sorelle Venus e Serena Williams, suoi idoli d'infanzia che hanno aperto la strada alle giocatrici di colore nell‘élite del tennis mondiale.
Cosa hai provato durante la partita? «Non poteva essere più drammatica. Dopo il primo set sono andata in bagno... e l'ho usato perché ero nervosa. Mentre mi lavavo le mani, mi sono schizzata l'acqua sul viso e mi sono detta: “Dai, dobbiamo ricominciare daccapo”. Sono arrivata per giocare questa partita come tutte le altre. Sabalenka ha giocato un ottimo tennis e sapevo che questo match sarebbe stato un bel grattacapo. Quindi sono davvero felice del risultato».
La sconfitta nella finale del Roland Garros del 2022 è stata un colpo al cuore, come ha detto la giovane statunitense. È però riuscita a ritrovare tutta la determinazione... «Probabilmente è successo dopo gli Open di Francia di quest'anno (eliminazione ai quarti di finale per mano di Iga Swiatek, ndr). Non riuscivo a sopportare la pressione di dover fare di nuovo bene, così mi sono detta: “Dobbiamo ricominciare da zero”. Poi c’è stato Wimbledon, e la sconfitta (al primo turno) è stata molto dura perché pensavo di giocare un buon tennis. Oggi ho giocato al meglio delle mie possibilità. È molto difficile affrontare Aryna a causa della sua potenza, ti costringe a stare sempre sulle spine. E poi a un certo punto è entrato in gioco il pubblico e da quel momento ho capito che l'avrei vinto (indicando il trofeo)».
E in questo Us Open, a che punto ha iniziato a credere nel titolo? «Non fino a ieri sera (venerdì, alla vigilia della finale, ndr). Ci ho pensato, ma mi sono imposta di togliermelo dalla testa, perché è quello che mi è successo agli a Parigi nel 2022. Così ho chiamato il mio ragazzo e abbiamo parlato fino all'una di notte, quando era ora di andare a dormire. Quando ho perso il primo set, avevo ancora la sensazione di essere in partita e mi sono detta che era arrivato il momento di dare il massimo e di fare il possibile. Ma se si va più indietro nel tempo, quando avevo tredici o quattordici anni, ho giocato gli Us Open da junior, ho guardato la finale maschile e mi sono vista lì. E poi c'è stata la finale del Roland Garros nel 2022, quando ho visto Iga sollevare il trofeo e non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso perché volevo sapere cosa si provava. E oggi l'ho capito».
Come hai affrontato la pressione di tutte le aspettative che gravano su di te da quando avevi 15 anni? «Non è stato facile. La strada per arrivare fino a questo punto è stata lunga. Non ero una giocatrice completa e non credo di esserlo ancora. Quando avevo 15 anni, tutti volevano che vincessi un Grande Slam. Avevo l'impressione che ci fosse un limite di età per vincere il primo Slam e che se avessi vinto dopo, non sarebbe stato apprezzabile. È assurdo quello che ho sentito o letto su di me, quindi sono davvero felice di essere riuscita a fare tutto questo».
Venus e Serena Williams erano i tuoi idoli. Come ci si sente ad avere inciso sul trofeo il proprio nome accanto al loro? «È pazzesco. È grazie a loro se oggi ho questo trofeo. Mi hanno permesso di credere in questo sogno. Non c'erano molte giocatrici di colore nel tennis di alto livello. Grazie alla loro eredità, ora ce ne sono di più. Quindi è pazzesco e allo stesso tempo per me è un onore. E quando guardo la coppa, mi rendo conto di quanti prima di me l'hanno vinta (ride)!».