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Io razzista? No, sono loro che giocano a cricket

L'ex sindaca di Monfalcone (Gorizia) e ora europarlamentare Anna Maria Cisint, da sempre contro gli immigrati, ha messo al bando il cricket nel suo Comune

17 settembre 2024
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‘Assolutamente no, non c’è nulla di razzista nella mia scelta di vietare il gioco del cricket sul territorio comunale. Ho voluto solo salvaguardare l’incolumità dei cittadini, delle loro automobili e delle vetrate: si tratta di uno sport molto pericoloso’.

Così aveva risposto l’allora sindaca di Monfalcone (Gorizia) Anna Maria Cisint quando stampa e rivali politici le avevano chiesto se nella sua a dir poco drastica decisione non ci fosse una certa dose di discriminazione, dato che a praticare il cricket erano soltanto i cittadini bengalesi, che nella sua città sono assai numerosi.

Gli interlocutori, però, non si sono accontentati di una spiegazione tanto semplicistica quanto palesemente paracula, e siccome la signora già nel passato si era distinta in alcune crociate anti-immigrati, hanno continuato a interrogarla, finché l’intervistata ha cominciato a dare segni di cedimento, passando così da una posizione a suo dire caritatevole a una di ordine economico, e dunque molto meno nobile. ‘Vogliono il campo da cricket? Se lo costruiscano e se lo paghino. Questa gente costa già fin troppo alla comunità e agli imprenditori locali, per via degli assegni familiari destinati anche ai figli ancora residenti in Bangladesh!’

Chissà se l’ex sindaca salviniana (nel frattempo diventata europarlamentare) aveva a cuore l’incolumità dei cittadini e delle loro finestre anche quando si lamentava del fatto che i musulmani facessero il bagno in mare coi vestiti addosso. O quando sfrattava i maomettani che volevano pregare da ben due edifici (scorretta destinazione d’uso, la giustificazione ufficiale) e poi, quando rimasero senza un tetto, perfino dalla pubblica via. Oppure ancora quando dava alle stampe un suo libro intitolato ‘Ora basta. Immigrazione, islamizzazione, sottomissione’. O, infine, quando aveva fatto rimuovere le panchine della piazza dove i bengalesi avevano preso l’abitudine di ritrovarsi la sera, dopo il lavoro.

Già, il lavoro: a Monfalcone, infatti, gli immigrati lavorano tutti, assunti ormai da 25-30 anni da Fincantieri – azienda pubblica italiana, leader continentale della cantieristica e quarto gruppo navale al mondo – che proprio qui possiede il suo più grande stabilimento, dove queste persone svolgono i cosiddetti lavori che ‘noi non vogliamo più fare’. È dunque tutta gente che paga regolarmente le tasse, e quindi, non potendo semplicemente cacciarla via dalla sua provincia o cancellarla dalla faccia della Terra – come probabilmente vorrebbe – la signora Cisint ha deciso di frantumare le gonadi alla comunità bengalese (6mila abitanti sui 30mila totali del Comune) attraverso iniziative altamente discriminatorie come quella, appunto, di mettere al bando il gioco che più di tutti preferisce.

Alcuni ragazzini, sorpresi con palla e mazza in mano, sono stati multati di 100 euro, mentre ad altri è stato impedito di giocare a cricket in occasione della Festa dello sport – evento del tutto amatoriale e propagandistico - con la scusa che i ragazzi non erano tesserati per il Coni e che non disponevano di un certificato medico (certo non necessario per giocare al campetto con gli amici). ‘I musulmani vogliono islamizzare l’Italia – ha detto Cisint prima di imbarcarsi per Bruxelles – privandola delle sue tradizioni e cercando di imporle nuovi costumi, fra cui appunto il gioco del cricket, che certo non è uno sport italiano come ad esempio il calcio’. Come se il football fosse calato nel Belpaese per grazia divina, e non perché ce lo hanno portato, insieme alle industrie, i britannici.

L’ormai ex sindaca farebbe probabilmente bene a ricordare i tempi in cui gli stessi italiani – anche quelli della sua regione ora prospera – erano costretti ad attraversare le Alpi o gli oceani per andare a guadagnarsi pane e companatico. E ad ammettere che quei poveracci avranno certo apprezzato il fatto che le autorità argentine, uruguayane, californiane o del New Jersey non abbiano proibito loro di giocare alle bocce o di farsi una partita a scopa nelle ore di libertà, benché si trattasse di attività ricreative inequivocabilmente alloctone.

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