Le conseguenze del riscaldamento climatico sono fonte di numerosi annullamenti. Jonah Eliasch: ‘Questa crisi non è confinata solo a noi’
Nella passata stagione poco meno del 5% di tutte le competizioni, cioè 26 su 616 disputate in ben 166 differenti località, hanno dovuto essere cancellate a causa delle condizioni atmosferiche. I comprensori sciistici e le destinazioni turistiche invernali sono chiamati a contrastare le conseguenze del riscaldamento climatico, come la mancanza di neve nonché l'accorciamento delle stagioni e le ripercussioni economiche. E, così, la Federazione internazionale di sci (Fis) ha stipulato un accordo con l'Organizzazione meteorologica (Omm) delle Nazioni Unite. “Le rassegne sportive annullate sono purtroppo solo la punta dell'iceberg” ha dichiarato Celeste Saulo in un comunicato stampa. Secondo il segretario generale, il ritiro dei ghiacciai e la riduzione della copertura nevosa “stanno già avendo un impatto su ecosistemi, popolazione o economia delle regioni colpite”. Questa crisi “non è confinata alla Fis: pone l'umanità di fronte a un bivio e, di conseguenza, bisogna perseguire ogni possibile sforzo basato sulla scienza e sull'analisi oggettiva", ha dal canto suo puntualizzato Jonah Eliasch.
Il surriscaldamento del pianeta rappresenta una sfida giacché i comitati organizzatori di grandi manifestazioni (come Mondiali o Giochi olimpici) già oggi utilizzano di frequente sistemi d'innevamento artificiale. Una pratica che ‘consuma’ litri e litri d'acqua, aspramente criticata dai movimenti ambientalisti. Nell'ambito di questo accordo è stata dunque prevista una formazione sul cambiamento meteorologico e le sue conseguenze, destinato in primis alle federazioni nazionali e alle sedi in cui hanno luogo le competizioni.