SCI ALPINO

La Fis nasconde la testa sotto la... neve

A parole si cercano compromessi per proteggere l'ambiente, nei fatti sono in molti a criticare le ruspe a Sölden o le auspicate gare a Dubai

27 ottobre 2023
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Alla vigilia dell'inizio della Coppa del mondo, sabato e domenica a Sölden, si moltiplicano le critiche alle gare disputate in autunno sui ghiacciai. La Federazione internazionale di sci (Fis) non può più chiudere gli occhi sul cambiamento climatico, ma fatica a trovare soluzioni. Una cosa è certa: guardare dall'altra parte non funziona più.

La dichiarazione rilasciata da Greenpeace Austria a settembre non ha mancato di avere un impatto. Da aprile, le ruspe stanno distruggendo parti del ghiacciaio di Sölden per far posto al percorso della Coppa del mondo, ha criticato l'associazione di protezione ambientale. "Probabilmente" è stato usato pure dell'esplosivo".

Anche Zermatt/Cervinia si è trovata sotto i riflettori per i lavori di costruzione di una pista di discesa in alta montagna tra la Svizzera e l'Italia, che vuole essere visionaria, ma risulta criticabile dal profilo climatico. È emerso che i danni alla natura si sono estesi oltre l'area autorizzata. Sebbene il comitato organizzatore locale di Zermatt/Cervinia abbia promesso di apportare delle modifiche e abbia affermato che l'errore era stato commesso a sua insaputa, il direttore degli impianti di risalita di Sölden, Jakob Falkner, ha definito le critiche "malevole" e ha spiegato che si trattava di "normali lavori di ristrutturazione dovuti al ritiro del ghiacciaio". Secondo lui, i lavori riguardavano "esclusivamente la superficie della pista esistente" e gli esplosivi sono stati utilizzati per "aver bisogno di meno neve per la pista", riducendo le dimensioni della roccia. Tuttavia, l'impressione è che per gli operatori e gli organizzatori delle gare sia più importante avere una buona pista che proteggere i ghiacciai.

Greenpeace non ha esitato ad affrontare la Fis. "La federazione sostiene di avere a cuore il clima e di impegnarsi per la sostenibilità, ma le immagini attuali dimostrano ancora una volta come tali dichiarazioni non siano altro che ‘greenwashing’", ha deplorato la portavoce Ursula Bittner.

Più fatti, meno parole

Attualmente, la Federazione internazionale non sta facendo una bella figura, dopo che per anni ha chiuso gli occhi su problemi che tutti vedevano avvicinarsi. Da una parte pone il label della sostenibilità sulla sua bandiera e il suo presidente Johan Eliasch, nel suo discorso inaugurale di due anni fa, aveva affermato che la Fis sarebbe diventata la prima federazione sportiva internazionale neutrale dal punto di vista delle emissioni di CO2, dall'altra sta sviluppando piani dietro le quinte per organizzare gare a Dubai. La Coppa del mondo di sci alpino attraversa ora l'Atlantico due volte anziché una e il calendario della stagione alle porte è stato ampliato da 80 a 90 gare.

Le immagini delle scavatrici a Sölden sono "un disastro per la credibilità dello sport", ha dichiarato l'ex campione tedesco Felix Neureuther in un podcast. È "molto inquietante e semplicemente fuori moda", ha detto.

L'industria dello sci, che vuole incrementare le vendite per la stagione invernale, è alla base di questo inizio anticipato della stagione. Per lei, l'inizio a ottobre è ancora essenziale. Anche Hans Flatscher, direttore alpino di Swiss-Ski, sostiene l'attuale calendario: "Dovremmo essere presenti quando le persone sono più interessate. Questo è più vero in autunno che in aprile".

Gli atleti si interrogano

In questo contesto, un numero sempre maggiore di atleti si interroga sulla tempistica dell'inizio della stagione. Mikaela Shiffrin, ad esempio, ha recentemente riflettuto in una conferenza stampa con il suo produttore di attrezzature, in una giornata in cui il termometro toccava i 25 gradi: "È questo il momento di sciare? Probabilmente no. Fino a che punto dobbiamo adattare il nostro ambiente al calendario che vogliamo avere? Non dovremmo adattare i nostri calendari all'ambiente?".

Lara Gut-Behrami ha detto in modo un po’ esagerato: "Se la gente sta in maglietta nella zona di arrivo e quelli davanti alla TV indossano il costume da bagno, non ha senso. Non fa venire voglia di sciare".

Tuttavia, c’è anche chi la pensa diversamente. La leggenda Marc Girardelli, oggi sessantenne e attivo nel mondo degli sport invernali, ha liquidato la questione con un gesto della mano, dichiarando che "gli atleti dovrebbero smettere di segare il ramo su cui sono seduti". Ma non è più possibile distogliere lo sguardo, tacere e continuare come se nulla fosse.