Con i giganti di sabato (le donne) e domenica (gli uomini) riparte il Circo Bianco, con Lara Gut-Behrami e Marco Odermatt a caccia delle ‘coppone’
Se è vero che Sölden rappresenta ormai da tradizione l’antipasto della stagione di sci alpino, è arrivata l’ora di sedersi al tavolo di quello che si annuncia un banchetto lauto e succulento. Reso stellato non dalla guida Michelin ma dai tanti campioni che fungeranno da ingredienti principali di un inverno al via con i giganti di questo weekend in Austria e il cui piatto forte sarà l’appuntamento olimpico di febbraio, ma che solo a marzo con le finali di Courchevel/Méribel dirà a chi lascerà una nota dolce e chi invece dovrà accontentarsi di un amaro per digerire eventuali delusioni.
Nella scorsa stagione è toccato proprio ai rossocrociati Lara Gut-Behrami e Marco Odermatt dover alzare bandiera bianca nella lotta per la Coppa del mondo generale – rispettivamente contro Petra Vlhova e Alexis Pinturault – nella maniera più difficile da accettare, ovvero senza potersi giocare fino all’ultimo come avrebbero meritato le proprie chance, a causa del maltempo (e di un regolamento troppo rigido) che ha cancellato i superG e le discese delle finali di Lenzerheide da un calendario che già prevedeva più prove tecniche rispetto a quelle veloci sull’arco della stagione. Quest’anno la Fis è perlomeno corsa ai ripari, prevedendo una ripartizione inizialmente (prima di fare i conti con il meteo e nella consapevolezza che la velocità è più soggetta ad annullamenti) più equa: 9 per ogni disciplina tra le donne; 11 discese, 10 slalom, 8 giganti e 7 superG in campo maschile (oltre a un parallelo individuale e uno a squadre per entrambi i sessi). E una lotta per la vittoria finale che si annuncia più serrata ed entusiasmante che mai.
Tra le protagoniste più attese c’è evidentemente ancora la ticinese, la quale in una recente intervista ci ha spiegato di aver nonostante tutto digerito l’amaro boccone piuttosto rapidamente, in quanto arrivato al termine di un’annata comunque straordinaria che l’ha vista, in uno splendido crescendo, tornare a livelli che non raggiungeva da prima dell’infortunio al ginocchio ai Mondiali di St. Moritz 2017. A certificarlo in Coppa del mondo ben dieci podi (6 successi) e la sua terza coppetta di supergigante, ma anche le tre medaglie iridate conquistate ai Mondiali di Cortina, con oltre al bronzo in discesa l’oro nella sua disciplina prediletta e in gigante, esercizio quest’ultimo che ha sempre rappresentato una sorta di cartina al tornasole per la ragazza nata a Comano. «Nella nuova stagione proverò a portare la sciata di quella passata», ci ha non a caso detto la diretta interessata, aggiungendo di sentirsi «bene» dopo un’estate nella quale una benefica pausa «più lunga del solito (ma il mio corpo mi ha sorpreso positivamente)» e una preparazione più che positiva le hanno permesso di «lavorare bene» e fare «il pieno di entusiasmo».
Come dire che a 30 anni compiuti (ad aprile), Lara sembra fisicamente e mentalmente pronta a tornare a mettere le mani su quel grande globo di cristallo già conquistato nel 2016, quando aveva però (anche) approfittato dell’assenza di alcune tra le sue rivali più accreditate, compresa una Lindsey Vonn tolta dai giochi da un infortunio a febbraio ma alla fine comunque seconda nella generale.
Stavolta, la sciatrice cresciuta sulle nevi di Airolo dovrà verosimilmente vedersela (ma come detto sembra matura per farlo) con una schiera decisamente ben nutrita di pretendenti al trono, a cominciare da quella Mikaela Shiffrin dominatrice della Cdm tra il 2017 e il 2019 e che sembra infine pronta a tornare a spingere sull’acceleratore, dopo che l’improvvisa e tragica scomparsa del padre nel febbraio 2020 l’aveva fatta rallentare. C’è poi colei che difende il titolo, Petra Vlhova, ora allenata dal ticinese Mauro Pini e che non abbiamo citato per prima proprio per quanto ci ha confessato il ticinese, ossia che il bis nella generale di Cdm «non è una nostra priorità, l’obiettivo principale di questa stagione sono i Giochi di Pechino e anche per questo abbiamo deciso di concentrarci sulle discipline tecniche». Di dar retta però a quel “volpone” delle piste che è Pini ed escludere a priori dalla lotta la 26enne slovacca, proprio non ce la sentiamo, anzi. A guidare il terzetto azzurro composto anche dalla trionfatrice 2020 Federica Brignone e dalla specialista del gigante Marta Bassino, l’imprevedibile Sofia Goggia, reduce da due stagioni condizionate dagli infortuni ma assetata di prendersi una rivincita su quel destino che qualche mese fa le ha negato i Mondiali casalinghi.
No, non ci siamo dimenticati delle altre rossocrociate, che sulla carta sarebbero forse appena dietro al trio Gut-Behrami, Shiffrin e Vlhova, ma purtroppo Michelle Gisin (reduce da una mononucleosi debilitante, deciderà all’ultimo se presentarsi al cancelletto di partenza sabato), Wendy Holdener (fratturatasi le due mani un paio di settimane fa) e Fabienne Suter (che deve ancora riprendersi dopo essere caduta malamente in allenamento a Zermatt) non sono ancora pronte e rischiano di perdere subito terreno prezioso. Che non per forza vorranno a tutti i costi recuperare, considerando anche l’appuntamento a cinque cerchi.
A differenza di Lara Gut-Behrami, Marco Odermatt non ha avuto la consolazione degli allori mondiali (l’unica medaglia che ha portato a casa da Cortina è stata quella di legno in discesa) e come ci ha lui stesso spiegato, «ci ho messo un po’ a digerire il finale di stagione» che lo ha visto battuto da Pinturault. Il 24enne del Canton Nidvaldo non si è però perso d’animo e anzi, con più esperienza (data anche, se non soprattutto, dalle delusioni) e dopo una preparazione andata secondo i piani, è pronto a riprovarci e non ha paura di affermare che «se nella scorsa stagione la conquista della generale di Coppa del mondo non è mai stata una priorità o un obiettivo per me, stavolta sarà diverso, non mi nascondo».
Calcolando il livellamento tra prove tecniche e veloci, anche in questo caso l’avversario principale dell’elvetico potrebbe non essere il detentore della “Coppona” Pinturault (che è comunque agguerrito, come dimostra il fatto che dopo sei anni di assenza tornerà a Lake Louise, dove ha gareggiato due volte in superG senza mai entrare nei 30), bensì quell’Aleksander Aamodt Kilde trionfatore nel 2020 (inverno lo ricordiamo condizionato dallo scoppio della pandemia di Covid) e al rientro dopo aver saltato la seconda parte della scorsa stagione per la rottura del crociato. Molto dipenderà da come fisico e mente del norvegese risponderanno, ma di sicuro il 29enne ha le qualità per trasformare il punto di domanda che lo sovrasta in esclamativo. Sempre per il discorso del maggior peso conferito alla velocità, oltre agli austriaci Matthias Mayer e Vincent Kriechmayr, non si possono escludere dalla lotta perlomeno al podio due atleti scafati come Beat Feuz e Dominik Paris, anche se a rispettivamente 34 e 32 anni, il bernese e l’italiano potrebbero decidere di preservare qualche energia per le Olimpiadi.
Chi invece di energia (e ambizione) ne ha da vendere è un Loïc Meillard quarto nell’ultima generale (dietro anche a Marco Schwarz, il quale però dipende quasi esclusivamente dai paletti stretti) e che se dovesse riuscire a compiere quell’ulteriore scalino che in molti si aspettano dal quasi 25enne nelle prove rapide ma soprattutto dal punto di vista mentale, potrebbe davvero lottare con i migliori. E aiutare così la Svizzera assieme ai vari Zenhäusern, Murisier, Caviezel, Yule, così come tra le donne Nufer, Flury e Rast – troppo lontani dai migliori per il discorso generale ma certamente, in particolare gli uomini, con le carte in regola nelle rispettive discipline – ad andare a caccia del primato nella classifica per nazioni, riconquistato nella stagione 2019/2020 dopo 31 anni di dominio austriaco e confermato anche nello scorso inverno, sempre davanti alle Aquile.
Al netto di possibili infortuni, del maltempo e detto del livellamento tra prove tecniche e veloci, rimangono diverse le variabili che potranno influenzare la nuova stagione. A cominciare ahinoi dall’ormai onnipresente coronavirus, che costringerà anche quest’anno il Circo Bianco a vivere in una sorta di bolla, alla quale si potrà accedere unicamente con un certificato Covid e solo dopo aver effettuato, per quel che riguarda atleti e addetti ai lavori, un test Pcr, che i non vaccinati dovranno poi ripetere ogni 48 ore. Nonostante ciò rimane comunque un punto di domanda a proposito ad esempio delle gare previste a Lake Louise a fine novembre (due discese e un superG maschili tra il 26 e il 28, femminili dal 3 al 5 dicembre), in quanto il Canada esenta dall’obbligo di quarantena unicamente i vaccinati con doppia dose, regola che metterebbe in difficoltà non solo gli atleti non vaccinati ma anche quelli guariti e sottopostisi a un’unica iniezione. Ad ogni modo Fis e autorità canadesi sono da tempo al lavoro per studiare una soluzione, anche perché sei gare (veloci oltretutto) sono molte e potrebbero avere un peso importante sulla stagione. Un discorso che vale tra l’altro anche per un’altra variabile di questa stagione, i Giochi di Pechino, dai quali rischia di rimanere escluso chi non sarà vaccinato (attualmente è prevista una quarantena di 21 giorni all’ingresso in Cina).
Da problema (si fa per dire) a soluzione, il vaccino permetterà alla Coppa del mondo di salutare la novità forse più attesa rispetto a qualche mese fa: il ritorno del pubblico a bordo pista, con il benestare dei Paesi ospitanti e come detto con certificato Covid. Ad esempio per il weekend d’apertura sulle nevi austriache gli organizzatori si aspettano oltre 15mila spettatori sulle due gare, mentre una settimana fa anche Swiss-Ski ha annunciato che le prove di Coppa del mondo delle discipline invernali disputate su suolo elvetico potranno tornare ad accogliere gli spettatori. Quanto questo potrà influire direttamente sulle prestazioni degli atleti (la maggior parte, tra cui ad esempio Lara Gut-Behrami, affermano di estraniarsi completamente dall’ambiente circostante mentre sono in pista) non si può dire, ma di certo contribuirà a rendere ancora più spettacolare la nuova stagione di Coppa del mondo.
In attesa di capire se la rivoluzione di cui si discuterà nel congresso della Fis del prossimo maggio avrà davvero luogo, con idee che spaziano dall’inserimento di un ulteriore grande evento durante il quadriennio olimpico (in sostanza una rassegna iridata nell’anno in cui non sono in programma né Mondiali né Olimpiadi), all’aumento delle prove in notturna; dalla suddivisione delle discese in due gruppi di atleti (con promozioni e retrocessioni in funzione delle prestazioni, per accorciare le gare tra i migliori e favorire anche le dirette televisive) fino all’abolizione del superG.
Ma questa è musica del futuro, per ora ci godiamo l’antipasto di Sölden, con in bocca già l’acquolina per quello che verrà.