In discesa Suter (oro), Gut-Behrami e Feuz (entrambi bronzo) hanno portato a 5 il totale delle medaglie elvetiche in appena 4 gare dei Mondiali di Cortina
“La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare”. Già, voglia di volare, come canta Jovanotti e soprattutto come sta facendo la Svizzera ai Mondiali di Cortina, talmente belli per i colori rossocrociati da far girar la testa, dall’alto di un medagliere che dopo la prima settimana di gare (in parte troncata dal maltempo) ai piedi delle Dolomiti vede in testa lo squadrone elvetico con ben cinque medaglie conquistate nelle quattro prove di velocità, di cui due d’oro (già superate le quattro raccolte in totale due anni fa ad Are). Merito di Corinne Suter, capace dopo l’argento colto due giorni prima alle spalle di Lara Gut-Behrami nel superG, di andare a prendersi il titolo nella disciplina regina, quella discesa che nel 2019 l’aveva vista chiudere seconda in Svezia in una rassegna iridata che le aveva regalato anche il bronzo in superG e che aveva di fatto lanciato, a 24 anni, la sua scalata ai vertici del Circo Bianco (da lì in avanti ha centrato tutti i suoi 13 podi in Coppa del mondo).
Un merito che va beninteso condiviso anche con la ticinese, la quale si è giocata la possibilità di firmare una storica doppietta allargando troppo la traiettoria nella curva Delta dell’Olympia delle Tofane, dovendo così “accontentarsi” di un bronzo che rappresenta comunque la medaglia mondiale numero sette (eguagliato il record elvetico di Erika Hess) per lei che sulle nevi italiane avrà ancora due possibilità di allargare la collezione (parallelo e gigante).
E che dire di Beat Feuz, campione di classe nell’accantonare le polemiche sul tracciato (a proposito di Vertigine) e accettare il terzo posto in una prova regina che lo vedeva favorito numero uno ma che si è rivelata troppo poco discesa e troppo superG (non a caso si è imposto il fresco campione della disciplina Kriechmayr) per permettere al bernese di liberare tutti i suoi cavalli. Una prova nella quale con il quarto posto Marco Odermatt ha confermato – così come Michelle Gisin quinta il giorno prima – che la Svizzera sarà la squadra da battere anche nella seconda settimana di competizione, al via oggi con le due combinate.
«È incredibile, non dimenticherò mai tutto questo – afferma con gli occhi lucidi Corinne Suter, che sabato ha preceduto di 20 centesimi la tedesca Kira Weidle e di 37 Gut-Behrami per regalare alla Svizzera il primo titolo in discesa dal successo di Maria Walliser nel 1989 –. Sono così commossa perché so i sacrifici e tutto il lavoro che ho dovuto fare per arrivare qui. Sono successe molte cose negli ultimi anni e ora so che vale sempre la pena di battersi».
E pensare che, come ammette la stessa 26enne svittese, «venerdì ero molto affaticata, non avevo quasi dormito. Il giorno dopo invece tutto mi è sembrato facile, prima della gara ero rilassata come non mai e stavo bene, tanto che me lo sentivo che sarebbe andata bene. Forse anche il fatto di gareggiare senza pubblico mi ha aiutato, ho potuto gestire la pressione che, seppur nelle ultime settimane i risultati non erano stati molto buoni, c’era comunque. Anche l’argento in superG mi ha dato una mano a livello di fiducia».
Una fiducia tramutatasi nel secondo podio in tre giorni, sempre accompagnata da Lara Gut-Behrami… «Alla fine ognuno pensa alla propria performance, ma è bello condividere il podio con un’altra svizzera. Con Lara ci intendiamo bene e non dimentico di come mi è stata vicino quando per me le cose non andavano bene».
Dal canto suo la ticinese, pur senza nascondere un po’ di delusione per i centesimi lasciati per strada («se vedo i miei intermedi e il pezzo finale, un pelino di rammarico c’è, alla fine devo essere onesta»), si è detta «contenta di aver confermato quello che so fare, nonostante gli errori sono comunque sul podio. Inoltre Corinne ha fatto un finale strepitoso, è stata un’altra super giornata a livello di squadra».
La 29enne di Comano spiega poi come «ora andrò a casa per due giorni, poi in base a come sarò riuscita a recuperare deciderò se partecipare anche al parallelo (domani, ndr) oltre al gigante (giovedì, ndr), ma probabilmente lo farò».
Ha fatto girare la testa a molti la pista Vertigine dei Mondiali di Cortina. Prima della gara – tantissime le polemiche per un tracciato troppo spigoloso e lento per una discesa, come pure per i numerosi scalini (e la conseguente fatica) da affrontare per arrivare in partenza – e soprattutto durante, con diversi degli atleti più attesi incapaci di interpretare nel modo giusto un pendio mai affrontato in Coppa del mondo e secondo molti poco adatto per la prova regina della velocità. A farne le spese in particolare l’austriaco Matthias Mayer (tra i favoriti, ha mancato una porta), l’attesissimo padrone di casa Dominik Paris (quarto e arrabbiatissimo al traguardo) e pure il bernese Beat Feuz, alla fine sì capace di agguantare la medaglia di bronzo, ma lontano da quell’oro che per quanto mostrato fin qui in stagione (e non solo) gli sembrava promesso.
Però, come dichiarato dallo stesso campione (anche di classe) rossocrociato, alla fine a vincere è sempre il più veloce e domenica, come tre giorni prima nel superG iridato, il migliore si è rivelato l’austriaco Vincent Kriechmayr, che ha così firmato la doppietta. Clamorosa, ma a questo punto non poi così sorprendente, visto che come detto quest’anno la gara regina dei Mondiali è sembrata più un superG travestito da discesa e il 29enne dell’Alta Austria è attualmente il miglior interprete della disciplina, come dimostrano – oltre al freschissimo titolo – il primo posto nella classifica di specialità in Coppa del mondo (chiusa sempre al secondo rango negli ultimi tre anni) e l’argento conquistato due anni fa ai Mondiali di Are. Decisamente più inaspettato il secondo posto del 31enne tedesco Andreas Sander, mai capace di fare meglio di un quinto rango in carriera in Cdm ma al quale ai piedi delle Dolomiti è mancato un solo piccolo centesimo per laurearsi campione del mondo assieme a Kriechmayr.
Sono invece 18 i centesimi che avrebbe dovuto limare Beat Feuz per bissare il titolo conquistato nel 2017 a St. Moritz. Un ritardo accumulato dal 34enne di Schangau in particolare nella parte centrale del tracciato, dove il suo distacco da Kriechmayr – sceso tra l’altro per primo, seguito a ruota da Sanders, Feuz invece è partito per settimo – è salito fino a 73 centesimi, prima di tornare a scendere nella parte finale.
«Non sono pienamente soddisfatto della mia gara – le parole dell’atleta dell’Oberland, già terzo in discesa nel 2015 ai Mondiali di Vail/Beaver Creek –. Sono andato in partenza per vincere, ma alla fine ci sono solo tre posti sul podio e io ne occupo uno. Oltretutto al termine di una discesa non facile, girava molto, per cui sono comunque felice».
Splendido anche il quarto posto a 47 centesimi dal connazionale e quindi dal podio (+0”65 dalla vetta, come Paris) di Marco Odermatt, che ha lanciato ottimi segnali in vista delle prove tecniche di una seconda settimana che si aprirà oggi con le due combinate. Nella top-10 anche Marco Janka (9º a 1”08), mentre Niels Hintermann non ha portato a termine la prova.