Da tempo immemore sia gli africani, sia i ‘brasiliani d’Europa’ non hanno più voce in capitolo sul palcoscenico dei Mondiali
Il Camerun, dopo essere stato sconfitto nelle sue ultime otto partite di Coppa del mondo, spera di battere la Serbia lunedì alle 11 e rimanere in corsa per gli ottavi di finale. L’ultimo successo sulla scena mondiale risale al 2002, quando l’allenatore Rigobert Song era in campo con la fascia di capitano al braccio e il presidente della federazione Samuel Eto’o aveva segnato l’unico gol della partita contro l’Arabia Saudita (1-0). Da allora, i Leoni indomabili hanno subito solo battute d’arresto, alcune delle quali dolorose, come il 4-0 contro la Croazia, seguito dal 4-1 contro il Brasile nel 2014. Sono lontani dall’epopea del 1990, quando la squadra guidata dal 38enne attaccante Roger Milla divenne la prima africana a raggiungere i quarti di finale. Da allora, il Camerun ha vinto solo una delle 13 partite disputate in 32 anni, quella contro i Falchi verdi sauditi. La squadra del 2022 non sembra sulla buona strada per invertire questa tendenza.
Il primo tempo contro la Svizzera è stato buono, ma dopo il gol di Breel Embolo, i cinque volte campioni d’Africa si sono completamente sgonfiati e non sono quasi mai sembrati pericolosi. Inspiegabile per una squadra dalla mentalità ferrea, capace di qualificarsi nella fornace di Blida, in Algeria, segnando all’ultimo secondo.
Ma anche la Serbia non è in forma smagliante. Dopo la sconfitta con il Brasile anche loro rincorrono il passato, quando i loro migliori giocatori costituivano la spina dorsale della Nazionale dell’allora Jugoslavia. I serbi non hanno mai superato il primo turno, nonostante una prestigiosa vittoria sulla Germania nel 2010 (1-0). Nel 2006, quando la squadra rappresentava Serbia e Montenegro, ha subito una terribile sconfitta per 6-0 da parte dell’Argentina.
Una delle loro leggende, Dragan "Piksi" Stojkovic, ha ricoperto tutti i ruoli occupati da Eto’o e Song: capitano della Nazionale, realizzatore in Coppa del Mondo, presidente della federazione serba dal 2001 al 2005, e ora allenatore. È stato uno dei protagonisti delle ultime imprese del suo Paese ai Mondiali, l’eroe della straordinaria corsa della Jugoslavia ai Mondiali del 1990 con una doppietta contro la Spagna (2-1).
Questa epopea, che si sarebbe conclusa solo ai quarti di finale contro l’Argentina con l’incubo dei rigori, fu l’ultimo atto di una squadra veramente jugoslava, che riuniva croati, bosniaci, serbi, macedoni e sloveni. Un anno dopo, il Paese entrò in un decennio di guerre sanguinose che ne causarono l’esplosione e nel 1992 la squadra fu esclusa da Euro 1992. Nel 1998, la Jugoslavia raggiunse gli ottavi con soli giocatori serbi e montenegrini, tra cui Stojkovic come capitano.
I serbi devono tornare a vincere dopo la lezione di calcio-samba se vogliono reclamare il loro posto nei libri di storia di quelli che una volta erano soprannominati "i brasiliani d’Europa". Contro il Brasile, "non ho riconosciuto la mia squadra", ha sospirato Stojkovic, che conta sul recupero di una delle sue stelle dell’attacco, Dusan Vlahovic.