Ambühl e compagni affrontano la Cechia per un posto tra le migliori otto a Pechino, ma in ballo c’è anche la progressione nell’élite mondiale.
Dimostrare che la Svizzera vale di più di quanto mostrato finora e che il percorso di crescita effettuato negli ultimi anni – tanto a livello di prestazioni quanto di ambizioni, come dimostra l’asticella piazzata alle semifinali quale obiettivo per questi Giochi – non si è interrotto, come potrebbe far credere una terza eliminazione consecutiva agli ottavi di finale della rassegna a cinque cerchi. C’è anche questo, oltre all’accesso ai quarti di finale, dietro allo spareggio contro la Repubblica Ceca che Andres Ambühl e compagni disputeranno domani mattina a Pechino (inizio alle 9.40 ora svizzera).
«Le prime due partite sarebbero potute finire in nostro favore, mentre contro i danesi abbiamo pagato caro la troppa indisciplina nel secondo periodo – afferma il 38enne, alla sua quinta Olimpiade, riferendosi alle sconfitte nel girone contro Russia (1-0), la stessa Cechia (2-1 dopo i rigori) e Danimarca (5-3) –. È vero che non avendo potuto disputare amichevoli abbiamo avuto meno tempo per abituarci alla pista piccola, ma è una situazione con la quale è stata confrontata la maggior parte delle squadre».
Per l’attaccante del Davos, nonostante i risultati non siano stati fin qui quelli sperati, la Svizzera – che ha tra l’altro riabbracciato il ticinese Dario Simion, aggregatosi al gruppo dopo aver passato in isolamento 12 giorni – deve «mantenere la calma, perché non tutto è stato da buttare». Oltretutto, anche due vittorie negli ultimi due incontri non sarebbero bastate per andare direttamente ai quarti di finale (destino riservato solo alle prime classificate dei quattro gironi). Come dire che nulla è compromesso, anzi per certi versi l’Olimpiade dei rossocrociati inizia adesso… «Siamo impazienti di dimostrare che possiamo fare meglio di quanto mostrato finora, ma per riuscirci dobbiamo fare di più per forzare la fortuna, in particolare in fase offensiva dobbiamo smettere di giocare ai lati e attaccare in maniera più diretta la porta avversaria».
Il tutto, senza ovviamente tralasciare la solidità difensiva, a maggior ragione contro una selezione ceca «estremamente talentuosa a livello offensivo. Sarà un match molto tirato».
Una partita che si spera possa regalare agli elvetici il primo successo in una sfida a eliminazione diretta a un grande torneo dal 2018, anno della sconfitta ai rigori contro la Svezia nella finale mondiale. Nelle due edizioni successive della rassegna iridata sono infatti arrivate due eliminazioni nei quarti di finale (sconfitte contro Canada nel 2019 e Germania l’anno scorso, nel 2020 il torneo previsto proprio in Svizzera è invece stato annullato a causa della pandemia), così come quattro anni or sono a Pyeongchang era stata ancora la compagine tedesca a fermare gli elvetici negli ottavi, stesso destino patito nel 2014 a Sochi per mano della Lettonia. Non proprio i risultati sperati per una Svizzera lanciata tra le grandi dell’hockey mondiale dall’era Krueger, compresa in particolare un’Olimpiade 2006 nella quale Ambühl e compagni riuscirono a battere nella fase preliminare il Canada (2-0) e la Repubblica Ceca (3-2), prima di inchinarsi nei quarti solo ai futuri campioni della Svezia… «Fu a Torino che realizzammo per la prima volta che eravamo in grado di battere le grandi, ma iniziammo davvero a crederci solo qualche anno dopo. Nel 2006 ci barricavamo ancora in difesa e ogni tanto con un po’ di fortuna segnavamo qualche gol. Oggi, dettiamo il nostro gioco».
Una consapevolezza raggiunta forse ai Campionati del mondo 2010, quando la Svizzera aveva chiuso il girone intermedio davanti ancora a Canada e Cechia, fermandosi poi ai quarti di fronte, tanto per cambiare, ai padroni di casa della Germania (1-0)… «In quel torneo avevamo giocato piuttosto bene, l’argento conquistato nel 2013 a Stoccolma era stata una conferma e in seguito con l’arrivo di Fischer, abbiamo continuato a progredire. Oggi possiamo contare su un contingente molto più diversificato, in molti partono per l’estero già da giovanissimi e questo contribuisce alla creazione di un’attitudine diversa da quella che avevamo in passato».
Un’attitudine che servirà certamente domani nella rivincita contro i cechi in una sfida il cui significato, proprio per un discorso di progressione della Nazionale agli ordini di Patrick Fischer, va forse ben oltre la prosecuzione dell’avventura a Pechino 2022.