Domattina, alle 9.40, la Nazionale di Fischer inaugura il torneo maschile. L‘obiettivo? La semifinale. ’Per i giocatori non è stato un periodo facile’
Una parola: semifinale. Almeno. Da lì in giù, tutto il resto non conta. E non potrebbe essere altrimenti, ripensando al dramma di Pyeongchang, quando la selezione affidata allo stesso Patrick Fischer venne buttata fuori agli ottavi (al supplementare) da una miracolata Germania. «Quella pagina non ce la dimentichiamo di sicuro: è stata un’esperienza molto importante per noi», dice quattro anni dopo il quarantaseienne tecnico di Zugo.
Domattina, le 9.40 da noi, la Nazionale torna in pista per esorcizzare i fantasmi del passato, inaugurando ufficialmente il torneo olimpico contro una Russia che è senza ombra di dubbio la squadra da battere a questi Giochi, vista l’assenza dei giocatori della Nhl (per l’occasione, unicamente a causa della pandemia) ma non di quelli della Khl. I quali però, al pari degli elvetici, dovranno fare i conti con le dimensioni ridotte del ghiaccio olimpico. «A livello di gioco, la squadra russa è fortissima, però le piste più piccole non fanno al caso loro, perché per giocare come amano hanno bisogno di spazio e libertà di movimento». In altre parole, gli elvetici tatticamente sanno bene cosa fare: difesa ermetica e transizioni veloci sul fronte offensivo.
Anche se, naturalmente, pure gli elvetici dovranno prima abituarsi allo standard nordamericano della pista pechinese. Dopo il ritiro della scorsa settimana nel lussuoso e avveniristico OYM College di Cham (dove, tanto per fare un esempio, grazie a un particolare sistema idraulico, la superficie ghiacciata può passare in tempi relativamente brevi dalle dimensioni europee a quelle nordamericane, di quattro metri più strette), con Patrick Fischer che in una settimana ha dovuto rivedere tutto il ‘playbook’, per adattarlo alla pista più stretta su cui si gioca alle Olimpiadi. «E per i giocatori questo non è stato un periodo facile», ammette il tecnico rossocrociato. Il vantaggio della formula olimpica, però, è che al termine del turno eliminatorio nessuna delle dodici squadre (suddivise in tre gironi da quattro) verrà eliminata: la prima fase, infatti, servirà esclusivamente a determinare le quattro squadre qualificate direttamente ai quarti (ossia le tre vincitrici di gruppo più la miglior seconda), mentre le restanti otto si sfideranno negli ottavi di finale. Quindi ci sarà tempo per ambientarsi, cosa più che mai importante quest’anno siccome i rossocrociati arrivano ai Giochi senza lo straccio di un’amichevole, dopo l’annullamento di quella programmata a Cham contro il Canada e poi quella cancellata a Pechino con la Finlandia, naturalmente sempre per motivi legati al Covid.
Quattro anni fa in Corea, nonostante già allora non ci fossero stelle della Nhl (ma solo perché era saltato l’accordo tra la Lega professionistica nordamericana e il Cio sugli aspetti economici, in particolare sui milioni da sborsare per quanto riguarda gli aspetti assicurativi, visti i guadagni delle superstar), la Svizzera cominciò il torneo olimpico con quel 5-1 dai canadesi che suonò come una sonora sberla. «Una cosa del genere non ci capiterà più» dice, sicuro, Patrick Fischer. Ben felice, comunque, che stavolta i canadesi e gli statunitensi siano finiti in un altro girone, con la Germania e la folcloristica selezione cinese affidata a una vecchia conoscenza dell’hockey ticinese, quell’Ivano Zanatta chiamato a tirar fuori più del massimo da una squadra iscritta d’ufficio al torneo, solo perché la Cina è il Paese organizzatore dei Giochi, ma che arrischia di fare sul serio la figura del pesce fuor d’acqua.
Quanto alla formazione che fra poche ore scenderà in pista contro i russi, ‘Fischi’ dovrà per forza mandare sul ghiaccio tutti e venti i giocatori di movimento a disposizione, tenendo conto che il ticinese Dario Simion e il solettese Denis Malgin sono ancora in isolamento, confrontati con il Covid. Riguardo al capitolo portieri, invece, al solito il comandante non si sbottona. «Chiaramente abbiamo un piano in testa, ma sappiamo che tutti e tre sono non solo fisicamente ma anche mentalmente in grande forma». Tuttavia, appare chiaro che saranno Leonardo Genoni e Reto Berra a dividersi i galloni da titolare, mentre riguardo al davosiano Sandro Aeschlimann, vederlo all’opera anche solo brevemente sul ghiaccio di Pechino sarebbe davvero una sorpresa.