Il ticinese si gode il momento in un finale di stagione travolgente, oltre alla stima di Patrick Fischer. ‘A Zugo Dan Tangnes non mi dava pace’.
Un grave infortunio al piede in ottobre, tanto che era dovuto finire sotto i ferri per sistemare quel brutto taglio causato dalla lama del pattino di un avversario, e che gli era costato una pausa di oltre due mesi. Poi la disavventura ai Giochi di Pechino, con l’interminabile quarantena a causa del Covid. Tutto ciò, però, non ha impedito a Dario Simion di finire la stagione alla grande, con un epilogo da protagonista in campionato, con le sue reti pesantissime che hanno spianato allo Zugo la strada verso una clamorosa rimonta in finale con conseguente trionfo. E ora che è arrivata ai Mondiali, il ventisettenne ticinese è uno dei cardini della Nazionale. «È stata davvero una stagione molto particolare, piena di alti e bassi – racconta l’ala valmaggese –. Io ho cercato di restare sempre concentrato sul presente, e così sono riuscito a ottenere la convocazione per le Olimpiadi nonostante l’infortunio, e nei playoff ho vissuto in finale in crescendo. Sono davvero contento di aver convinto Patrick Fischer a selezionarmi anche per i Mondiali». Già, anche perché a differenza di Pechino, qui ci sono parecchie stelle della Nhl, quindi far parte della Nazionale è ancora più difficile. «Sono orgoglioso. C’è tantissima competizione, e per venir convocati bisogna dimostrare ogni giorno di meritarsi la chiamata».
E Simion se l’è meritata al punto che due giorni fa, di fronte ai giornalisti, Patrick Fischer ha dichiarato che il ticinese ora ha il formato per poter giocare in Nhl. Parole forti, forse il complimento più bello che si possa ricevere dal proprio allenatore. «Fanno molto piacere – commenta il ticinese –, in fin dei conti giocare in Nhl è il sogno di ogni giocatore. Io però ora voglio focalizzare la mia concentrazione solo sul Mondiale, e non devo lasciarmi influenzare da nient’altro». In ogni caso, negli ultimi due anni Simion ha avuto una crescita esponenziale. «Sono tanti gli elementi hanno contribuito a questa progressione – spiega –. Uno di questi è sicuramente è il mio coach a Zugo, Dan Tangnes: sempre creduto in me e mi ha sempre spinto. Il primo anno non mi ha lasciato in pace un secondo: diceva che avevo le potenzialità e che avrei dovuto fare di più. Poi ci sono i miei compagni di linea, gente del calibro di Kovar, Hofmann, Klingberg: tutti grandi giocatori, mi hanno aiutato molto. Anche l’aspetto mentale ha avuto la sua importanza: tre anni or sono iniziato un percorso con un mental coach e continuo a lavorare in quel senso da solo. Infine, a casa la mia ragazza mi fa trovare tutto pronto: non devo preoccuparmi di nulla, e la famiglia e i miei amici mi sostengono tutti i giorni».
Ironia della sorte, in queste prime partite ai Mondiali il valmaggese gioca in linea con Denis Malgin, suo principale avversario nell’epica finale di qualche settimana fa. «Non ne abbiamo più discusso di quella serie – rivela –. Qui siamo in tutt’altro contesto, quello che è stato è stato. Ora giochiamo assieme e abbiamo un interesse comune, e ci concentriamo esclusivamente su questo obiettivo». Infatti, pur se alla Bossard Arena di talenti ne abbondano, qui a Helsinki la dimensione è ancora maggiore e potersi allenarsi e giocare con campioni del calibro di Timo Meier o Nico Hischier è un qualcosa di grandioso. Si riesce a carpire qualche segreto quando li si osserva giocare? «Sono degli ottimi giocatori, tanto che pure oltreoceano riescono a imporsi. Direi che sono le piccole cose che riescono a fare meglio degli altri. Ad esempio impiegano mezzo secondo in meno a tirare o riescono a effettuare un passaggio preciso all’ultimo istante. È questa la differenza, è questo a renderli così forti».
Helsinki è una città accogliente e il tempo in questi giorni è assai clemente, ma per i giocatori non c’è tempo per visitare la capitale finlandese. «Quando eravamo a Stoccolma, prima dell’inizio del Mondiale abbiamo avuto qualche giornata libera per conoscerci meglio, per uscire a mangiare assieme e fare qualche altra attività, ma da quando siamo arrivati in Finlandia il focus è rivolto al Mondiale: ci siamo focalizzati sull’entrata in materia nel torneo, e il tempo libero scarseggia». Un approccio che finora ha dato i suoi frutti. «La nostra è una squadra molto giovane, in cui tutti i blocchi portano energia. Contro la Danimarca, domenica, la chiave è stata la nostra pazienza: la seconda rete in powerplay ci ha poi dato definitivo slancio e in seguito i danesi non sono più usciti dalla loro zona».
La speranza è che tale prestazione venga ripetuta anche stasera contro il Kazakistan. A livello fisico, nonostante la stagione sfiancante Simion si sente pronto. «È stata lunga per tutti, abbiamo giocato molto e io ho speso parecchia energia. Ma per me – conclude – a questo punto dell’anno l’aspetto decisivo è più mentale che fisico, e quando giochi una decina di partite in una quindicina di giorni l’importante è dormire bene per recuperare le forze».