Noè Ponti, intervenuto all'inaugurazione del cantiere del nuovo centro natatorio di Tenero, ci parla dell'avvicinamento ai Giochi e dei suoi obiettivi
«Questa è la mia seconda casa, mi alleno qua da quando avevo sei anni, quindi davvero ho passato gran parte della mia vita qui a Tenero», racconta il gambarognese Noè Ponti, stella internazionale del nuoto e invitato d’onore – mercoledì – alla cerimonia di posa della prima pietra del nuovo complesso natatorio presso il Centro sportivo nazionale della gioventù di Tenero. 23 anni fra pochi giorni, bronzo olimpico tre anni fa a Tokyo, plurimedagliato mondiale e molteplice campione continentale, l’atleta ticinese è intervenuto pronunciando un toccante discorso ufficiale e ha firmato un suo costume che è stato infilato in un cofanetto – poi sotterrato al centro del cantiere – contenente anche i quotidiani ticinesi di mercoledì e alcuni documenti importanti, come ad esempio i piani architettonici dell’opera. «Qui sono sempre stato aiutato e supportato – continua – e qui ho vissuto momenti belli e meno belli, ma ricordo ovviamente soprattutto quelli migliori. Qui ho potuto crescere come atleta e come persona, e vedere finalmente iniziati i lavori per la nuova piscina – di cui tanto si parlava ma che poi non arrivava mai – è qualcosa di bellissimo e non vedo l’ora che siano terminati».
Che importanza può avere, per tutto il nuoto nazionale, una struttura del genere?
Il nuovo complesso non avrà eguali in Svizzera, e sarà all’avanguardia pure a livello europeo, e dunque mondiale. Sarà importantissima per tutto il movimento del nuoto svizzero, e contribuirà a fare affluire ancora più gente, più società, qui a Tenero: il Centro, insomma, diventerà ancor più attrattivo. La nuova piscina sarà preziosissima per gli allenamenti, specie durante l’inverno.
Questa sarà la tua ‘casa’ ancora per parecchi anni: ti allenerai infatti anche altrove, ma il grosso del tuo lavoro sarà svolto qua…
Sì, sarà la mia casa almeno fino ai Giochi di Los Angeles del 2028. In seguito vedremo, anche perché a un certo punto comincerò anch’io a invecchiare. Spero dunque che i lavori possano essere conclusi secondo le tempistiche previste.
Una struttura del genere, secondo te, potrebbe portare un giorno alla creazione di un grande meeting internazionale in Ticino?
Non credo a livello di Mondiali o Europei assoluti, ma certamente potrà ospitare eventi giovanili di altissimo livello, grazie alla possibilità di allestire tribune provvisorie. Un Europeo giovanile, dunque, sarà sicuramente possibile che si disputi a Tenero, ma anche un meeting continentale élite di un certo livello, sia al coperto sia all’aperto.
Al Centro di Tenero non si fa però solo sport, ma si pensa anche all’educazione dei migliori talenti: quanto è importante per un giovane atleta coltivare – oltre all’agonismo – anche una formazione?
È importantissimo per qualsiasi sportivo, tranne forse per i calciatori di Serie A. Prima o poi, infatti, dovrai metterti a fare qualcosa a livello lavorativo. Poter combinare sport e formazione, dunque, è certamente un vantaggio, un’ottima opportunità. Uno sport come il nuoto ti permette di vivere finché sei attivo, ma quando smetti è necessario avere in mano qualcosa, un diploma che ti permetta di affrontare una nuova carriera. Ma studiare per un atleta è importante anche come diversivo, perché non fa bene pensare soltanto allo sport per 24 ore al giorno e per 7 giorni alla settimana: diventerebbe troppo pesante mentalmente, e quindi controproducente.
A Parigi mancano ormai soltanto due mesi, o poco più. Come stai? Come procede la tua preparazione?
Piuttosto bene, dai. Sono appena rientrato da un campo d’allenamento di tre settimane a Lanzarote, dove mi sono allenato molto bene. Tutto procede secondo i piani, senza grossi intoppi. Non vedo l’ora che questi due mesi trascorrano, per poter finalmente partecipare alle Olimpiadi.
L’ordine di marcia, ora, cosa prevede?
Fra un paio di settimane, l’1 e il 2 giugno, andrò a Montecarlo per il Mare Nostrum, meeting in cui prenderò parte a tutte le gare a delfino, su ogni distanza. Poi, invece, dal 17 al 21 giugno sarò a Belgrado per i Campionati europei, dove farò solo i 100 metri delfino. Infatti, questi Europei non li preparerò, nel senso che non potrò arrivarci al meglio della forma, perché cadono troppo vicini alle Olimpiadi e vogliamo evitare di perdere troppo allenamento in quella fase. Credo però che potrò fare abbastanza bene, anche se non arriverò al 100%. Dopodiché, finalmente, andremo direttamente a Parigi.
Tu sei ancora molto giovane, ma questa sarà già la tua seconda Olimpiade: rispetto a tre anni fa a Tokyo, cosa cambia nella tua testa alla vigilia di un appuntamento così importante?
Ci sono pro e contro, questo è certo. Fra le cose positive c’è la mia maggiore esperienza rispetto al 2021: è successo molto in questo periodo, cose buone e meno buone, ma da tutte ho potuto imparare qualcosa. Sono più grande, più forte, e sono consapevole di valere qualcosa in più. Ci sono insomma le possibilità di giocarmi qualcosa di grosso. Purtroppo, però, rispetto a tre anni fa è scomparsa la spensieratezza del ragazzo che arrivava ai suoi primi Giochi e che dunque non aveva paura di sbagliare.
Ora, infatti, le pressioni su di te e le aspettative di tutti sono clamorosamente aumentate…
La paura di sbagliare, in realtà, non c’è nemmeno stavolta, ma di certo – essendo più consapevole – è maggiore la voglia di fare tutto giusto. Le pressioni, ad ogni modo, sono davvero aumentate moltissimo. Anche per questo motivo sto lavorando parecchio col mio psicologo sportivo Giona Morinini, soprattutto sul modo migliore di gestire le mie energie.