L’Ambrì guarda con fiducia alla sfida di domani sera. ‘Rispetto alle ultime uscite, tuttavia, dobbiamo crescere in solidità’. E tenere a freno le emozioni
Kloten – Una barca alla deriva in un mare in tempesta, nel gelido sabato sera della Swiss Arena. E mentre sul suo Ambrì si abbatte la furia degli elementi, al cinquantatreesimo Luca Cereda prova a salvarsi gettando l’ancora prima che arrivino gli scogli. «Cos’ho detto ai ragazzi? Che era giunto il momento di mostrare qual è il loro vero volto» spiega il coach biancoblù, costretto a giocarsi il timeout nel tentativo di calmare le acque nel bel mezzo di uno tsunami, dopo che gli avversari riescono a segnare addirittura tre volte in otto minuti, portando il risultato dal 4-1 al 4-4. E poco importa se due minuti più tardi di reti ne arriverà pure una quarta: alla fine, in mezzo a tante difficoltà, i ticinesi riescono a raddrizzare la barca grazie allo scatenato Maillet, che poi raggelerà il vecchio stadio zurighese segnando anche il rigore decisivo. Insomma, se l’Ambrì voleva dimostrare tutto il suo carattere in chiusura di una due-giorni sull’ottovolante, per lanciare nel migliore dei modi il terzo derby, si può ben dire che Daniele Grassi e i suoi compagni ci sono riusciti. «Sì, negli ultimi minuti siamo stati bravi, e a quel punto la fortuna è tornata un pochettino della nostra parte – spiega il capitano biancoblù –. Il problema è che in precedenza avevano concesso qualcosa agli Aviatori, che si erano fatti strada. Tuttavia abbiamo saputo reagire a un brutto terzo tempo riuscendo a portare a casa anche il secondo punto».
Anche se, nel pazzo weekend che precede il derby, ciò che salta subito all’occhio sono le undici reti incassate in due partite. «Sappiamo che soprattutto davanti alla porta dobbiamo concedere poco, perché al giorno d’oggi è dallo slot che si segna la maggior parte delle reti. È una zona della pista determinante e credo che se prima dell’ultima pausa, quando avevamo vinto alcune partite ravvicinate (3 delle ultime 4, ndr), quel lavoro l’avevamo fatto bene, contro Losanna, Rapperswil e nel terzo tempo di Kloten, non siamo riusciti a fare altrettanto».
Ciò che è capitato nel terzo tempo di sabato, quando gli avversari hanno spinto parecchio, potrebbe in fondo succedere anche stasera a Lugano: come si riesce a gestire le fasi di gioco quando il cosiddetto ‘momentum’ ce l’hanno gli avversari? «È soprattutto una questione di concentrazione – continua Grassi –. Già prima della partita devi accettare che ci saranno momenti in cui saranno i tuoi rivali ad avere lo slancio, e a quel punto ci sono solo due cose da fare: per prima cosa devi trovare la compattezza nel terzo difensivo, per far sì che quando il disco ce l’hanno gli altri riesci almeno a complicar loro il lavoro, coprendo le zone di maggior pericolo; poi, devi trovare un modo per invertire le cose, facendo in modo che il ‘momentum’ passi dalla tua parte, magari creando degli episodi che possano aiutarti a farlo. Tutto questo, naturalmente senza perdere la testa, continuando a seguire il sistema».
In quella categoria di episodi, evidentemente, ci sono anche le provocazioni. Venerdì contro il Rapperswil, a quattro minuti dalla seconda pausa, c’era stato quel siparietto a centro ghiaccio tra DiDomenico e il difensore sangallese Fabian Maier, con il canadese che aveva reagito colpendo l’avversario a gioco fermo con la parte finale del bastone, beccandosi così una doppia penalità proprio nel momento in cui vi apprestavate a giocare voi in superiorità numerica. E sempre a proposito di ingenuità, sabato a Kloten c’è stato l’ingaggio vinto con la mano da Kostner in avvio di terzo tempo, quando sulla panchina dei cattivi già si trovata Zwerger, ciò che vi ha costretti a restare in pista per due minuti a 3 contro 5... «È vero, sono due avvenimenti capitati uno dopo l’altro nello stesso weekend, ma direi che è semplicemente qualcosa di casuale... Naturalmente, all’esterno simili episodi saltano subito all’occhio, bisogna però anche dire che durante una partita ci sono una miriade di altre situazioni che sfuggono al grande pubblico, come bloccare l’accesso allo slot oppure catturare un secondo ‘rebound’ davanti al portiere che non sono altrettanto evidenti. Magari non se ne accorgerà nessuno o quasi, ma ciò non significa che siano momenti meno decisivi: infatti, quando certe cose le fai ne beneficia tutta la squadra, ed è grazie a quelle cose che si vincono le partite».
Resta il fatto che la focosità di un Chris DiDomenico andrà tenuta a tenuta a freno nei momenti più caldi delle partite. «In verità queste cose fanno parte del gioco – dice Luca Cereda –. Ma è vero, lo posso dire, venerdì sera Chris s’è fatto fregare. Poi dico anche che non mi è piaciuta l’accentuazione da parte dell’avversario, certe cose nell’hockey non le vogliamo vedere, tuttavia lui sa chiaramente di aver sbagliato ad abboccare. Ed è probabilmente per quello che contro il Kloten aveva quel pizzico di voglia di rifarsi in più».
È innegabile, stasera a Lugano vi troverete di fronte un avversario che è in difficoltà, ma forse anche per questa ragione sarà anche più determinato del solito nel volersi imporre. Credi che questo vi complicherà ancor più le cose? «È una domanda a cui è difficile rispondere. Ne avevamo discusso anche con i ragazzi: non solo non esistono partite facili, ma neppure ci sono partite difficili. Tutto sta nel modo in cui le affronti: noi dobbiamo giocare nella giusta maniera, indipendentemente da quale sia l’avversario che siamo chiamati a sfidare. Però è chiaro, esattamente come noi, anche loro vogliono chiudere il 2024 con una vittoria, e oltre a conoscere qual è il potenziale offensivo dei bianconeri, sappiamo altrettanto bene che quando giocano in casa sono davvero pericolosi. Starà a noi iniziare bene, per evitare di concedergli troppo ossigeno: sappiamo che sarà una serata complicata, ma vogliamo che lo sia anche per loro».
Il Lugano di questi ultimi giorni sembra aver trovato nuove soluzioni a livello di sistema: vista l’importanza di sfide come questa, ci si prepara basandosi anche sulle caratteristiche degli avversari? «È ovvio che non tutti giochino allo stesso modo, quindi un po’ le tendenze le guardiamo, ciò significa che ci concentreremo sulle zone in cui sappiamo che loro potranno essere pericolosi e su quelle in cui invece potremmo esserlo noi, ma quello che dobbiamo fare è primariamente concentrarci su noi stessi, sul nostro di gioco».
Qual è la cosa su cui vorresti che i tuoi ragazzi si focalizzassero in vista di stasera? «La solidità – conclude Cereda –. A Lugano, il nostro obiettivo numero uno sarà indubbiamente fare un passo avanti da questo punto di vista, perché a Kloten abbiamo giocato abbastanza bene nei primi due tempi, mentre invece nel terzo abbiamo concesso troppo. E va da sé che se incassi ben cinque reti, poi diventa difficile vincere...».