Il periodo centrale giocato in maniera disastrosa a Kloten condanna i bianconeri a svanire nel buio più totale. Sarà Schultz una delle soluzioni?
È una situazione preoccupante quella in cui si trovano Luca Fazzini e compagni prima della pausa dedicata alla Nazionale, dopo un sabato in cui praticamente nulla ha funzionato. E allora è anche difficile spiegare le cause di una prestazione del genere, come ammette il capitano del Lugano ai microfoni di Rsi: «Facciamo fatica a uscire dalla zona difensiva con il disco, mentre in zona offensiva non riusciamo ad andare davanti alla porta. È un momento delicato, l’unico modo per uscire è rimanere concentrati e mantenere lo spirito di gruppo». Nella sfida di sabato è veramente impossibile salvare qualcuno, perché il Lugano ha fornito una prestazione insufficiente in qualsiasi reparto e in qualsiasi situazione di gioco. Basti pensare alla prestazione di Schlegel, responsabile su almeno un paio di reti e comunque nel complesso poco concentrato e reattivo, a quella di un reparto difensivo senza idee, con poca convinzione e cattiveria agonistica nel chiudere le azioni offensive degli avversari, sempre in anticipo sugli uomini di Gianinazzi. Se fino a qualche settimana fa il punto forte della squadra ticinese era la capacità di creare numerose occasioni da rete, a Kloten anche quello è mancato, con Arcobello e compagni che sono riusciti a segnare solo su errori della retroguardia degli Aviatori, incapaci di rendersi pericolosi nelle altre situazioni di gioco. In questo senso è evidente la mancanza di profondità nel lineup, con la prima linea che sembra l’unica in grado di garantire una produzione offensiva di un certo livello. Ad aggiungere preoccupazione è inoltre il rendimento nelle situazioni speciali, vero tallone d’Achille dei sottocenerini, con due reti concesse in boxplay e quattro minuti praticamente consecutivi di powerplay dove gli uomini di Gianinazzi non hanno creato il minimo pericolo per Waeber.
A suscitare qualche domanda è stata anche la gestione della partita dalla panchina, in un secondo tempo in cui il Kloten ha segnato ben cinque reti in quindici minuti senza che lo staff tecnico bianconero decidesse di chiamare il timeout, scelta che in quel momento sembrava la più opportuna. Inoltre, il cambio del portiere è stato effettuato solo a inizio terzo tempo, quando la situazione era ormai completamente sfuggita di mano. «L’andamento del gioco non mi ha permesso di chiamare il timeout – spiega a fine partita il coach bianconero, ai microfoni di Rsi –. Sul 3-2 eravamo ancora in partita e le altre due reti sono arrivate una dopo l’altra nei quattro minuti di powerplay per la penalità inflitta a Marco Müller. E non sono convinto che per quello che abbiamo mostrato sarebbe cambiato qualcosa».
La speranza ora è che la pausa possa permettere al Lugano di schiarirsi le idee, soprattutto pensando alla gestione del difensore straniero, con Dahlström autore dell’ennesimo grave errore che ha regalato una rete agli avversari. In questo senso sarà Justin Schultz la soluzione giusta? Il trentaquattrenne americano sarà chiamato a garantire leadership, personalità e solidità, oltre alla dinamicità nel powerplay, cosa che nessuno straniero difensore passato sulle rive del Ceresio negli ultimi anni ha saputo offrire. S.P.