L’Ambrì incassa contro il Berna la terza sconfitta del 2024, a causa delle troppe occasioni sprecate. Heim: ‘Se non entra il disco va spinto in porta’
Ambrì – È un Ambrì Piotta indubbiamente rivitalizzato quello che ospita il Berna, ma per cogliere i primi punti del 2024 non basta, la reazione attesa dopo la controprestazione di venerdì c’è stata, ma in fondo ciò era il minimo indispensabile. Anche stavolta, come a Rapperswil, a rivelarsi fatale è il periodo centrale, con quelle tre reti subite su altrettante ripartenze. Dal 2-1 si passa così al 2-4. Dapprima va a segno Vermin con un preciso polsino, poi Schild in 2 contro 1 con lo stesso numero 86 e quindi con Kahun su assist “alla Shaqiri” di Scherwey. Ma a quel punto i biancoblù avrebbero potuto trovarsi su un più comodo vantaggio. Alle reti nel primo tempo di Virtanen e Heim (intervallate dal pareggio di Untersander, con una parte di responsabilità di Juvonen), bisogna aggiungere infatti le grosse occasioni sul conto di Lilja e Dauphin nel primo tempo, poi di Zwerger e ancora Dauphin – quest’ultimo in superiorità numerica – a inizio secondo. In tutte quante le circostanze ci mette però una pezza il portiere ospite Reideborn. Una volta in doppio svantaggio ai leventinesi manca la lucidità per rientrare in gara, anche se nel finale di periodo centrale l’estremo difensore svedese si supera nuovamente a tu per tu con Spacek. Negli ultimi venti minuti però solo Heim al 48’30” e al 52’ e poi Eggenberg al 55’ e al 56’20” lo insidiano lievemente. Kahun a porta vuota, dopo un passaggio errato di Spacek, rifinisce poi il risultato sul 2-5 finale.
Le assenze per malattia di Pestoni e Formenton (solo in minima parte compensate dal rientro di Zwerger) e quella di Heed sono del resto molto pesanti, soprattutto per il gioco in superiorità numerica, che nelle due occasioni avute non impressiona particolarmente. Va però ricordato che gli ospiti si sono presentati alla Gottardo Arena in una situazione non certo migliore, con soli quattro stranieri a disposizione, ciò che si riflette in qualche spazio di troppo concesso in retrovia. Ma un paio di accelerazioni di ritmo al momento propizio e un buon forecheck bastano per cogliere il successo.
Agli uomini di Cereda manca invece il contributo di due elementi particolarmente importanti come Michael Spacek e Jakob Lilja; entrambi sembrano patire la sempre più lunga carestia di reti. La ricetta per invertire la rotta la propone Valentin Hofer (uno di quelli a cui si può rimproverare poco): «Non è stata una brutta partita, poteva andare dalle due parti, ma l’abbiamo persa, anche perché abbiamo concesso dei gol stupidi. Dobbiamo rispettare meglio le posizioni in difesa, tirare di più e andare maggiormente davanti al portiere avversario, per riuscire a realizzare qualche rete sporca. Adesso non dobbiamo demoralizzarci e far vedere dalla prossima partita cosa sappiamo fare».
Anche André Heim, giustamente premiato quale migliore dei suoi, guarda già alla prossima settimana, nella quale sarà imperativo trovare i primi punti del 2024, approfittando anche del martedì libero per allenarsi con maggiore calma. «Sia contro il Rapperswil, sia contro il Berna abbiamo lasciato per strada punti alla nostra portata. Adesso abbiamo una settimana per allenarci duramente, riconcentrarci e rimanere positivi, per riuscire a riportare il dio dell’hockey dalla nostra parte».
Tornando alla sfida contro la sua ex squadra, il venticinquenne si rammarica soprattutto per i primi venti minuti, «nei quali dovevamo segnare di più, visto il numero di occasioni che abbiamo avuto. Se il disco non entra in porta tirando, dobbiamo spingerlo dentro».
Non particolarmente solido nei primi due tempi, il Berna ha invece sicuramente il merito di gestire con grande sicurezza e concentrazione gli ultimi venti minuti. Il merito è anche del tecnico Jussi Tapola, che alla prima avvisaglia di sbandamento difensivo (la conclusione di Heim impercettibilmente deviata da Reideborn) chiama a raccolta i suoi. È il 49’40” e la mossa dà i suoi frutti, visto che Reideborn non capitola più e viene ben protetto dai compagni, nonostante qualche minimo e logico rischio. Sceglie invece la strategia opposta Cereda, che non sfrutta il timeout né, per esempio, al 53’50” quando viene penalizzato Moser, né al 56’20”, quando richiama in panchina Juvonen.