In partenza da Lugano, il venticinquenne difensore ticinese lascia aperta una porta dietro di sé. ‘La mia casa è qui: questo non è un addio’
Lugano – Anche per Elia Riva è arrivato il momento dei saluti. Un anno dopo Alessio Bertaggia, passato al Ginevra Servette, è il turno di un altro ticinese a cambiare maglia. Dopo ben sette stagioni in prima squadra a Lugano, il venticinquenne cresciuto a Claro ha deciso di cambiare aria per cercare fortuna in quel di Zugo, compagine per cui ha firmato un contratto biennale e che è tuttora in corsa per difendere i titoli conquistati nelle ultime due stagioni. Del resto, il suo nome era già stato associato un anno fa ai campioni svizzeri, ma il diretto interessato smentisce. «Quella voce – dice – non aveva fondamento».
Elia Riva era arrivato sulle rive del Ceresio nel 2011 in età Mini, dopo aver mosso i primi passi sul ghiaccio nel settore giovanile dell’Ambrì, e dopo aver vestito la maglia bianconera in tutte le restanti categorie è arrivato a esordire in National League durante la stagione 2016/2017: da allora ha collezionato ben 288 partite nella massima categoria, condite da 50 punti (13 reti e 37 assist) di cui dieci frutto delle 52 gare disputate in stagione. Ma la stagione di Riva è stata un po’ lo specchio di quella vissuta da tutta la squadra, con periodi positivi e altri negativi, soprattutto verso la fine, per lui, quando il minutaggio sul ghiaccio è stato minore. Il difensore, però, guarda al bicchiere mezzo pieno. «Tutto sommato – spiega – direi che è stata positiva, pur se è vero che verso la fine non sono riuscito ad arrivare al livello che volevo, in un campionato costellato da molti alti e bassi».
Pensi che la scelta di firmare a Zugo, resa nota già a dicembre, abbia in qualche modo influito sul tuo rendimento?
Non credo proprio. Si sono dette molte cose sul mio trasferimento, ma lo posso escludere categoricamente: è vero che sono cresciuto a Lugano e so quanto per me questa maglia vale, ed è vero che adesso ho firmato altrove, ma siamo dei professionisti, non ha nessun senso pensare che ciò possa influire sul rendimento. E so pure che quella voce girava già la passata stagione, ma la verità è che io ho deciso quest’anno di partire. Era inizio dicembre, quando ho fatto quella scelta: sentivo di aver bisogno di nuovi stimoli, di una nuova sfida da raccogliere, per questo ho voluto fare una nuova esperienza.
Perché la scelta è caduta proprio su Zugo?
Perché penso che in questo momento lo Zugo sia un top team. Voglio provare a fare quel passo in più per crescere ancora, e penso che quella società mi possa essere d’aiuto. A Zugo c’è anche il nuovo centro di formazione, personalmente voglio sfruttare quell’opportunità per migliorarmi, imparando nel contempo anche una nuova lingua.
Cosa ti ha dato il Lugano in tutti questi anni?
Credo di non riuscire a trovare le parole giuste per descrivere ciò che provo. Lugano è casa mia, qui sono cresciuto, qui mi hanno dato l’opportunità di giocare prima nelle giovanili e poi in prima squadra. Lugano sarà sempre nel mio cuore: devo tantissimo a questa società. Sono stati anni fantastici, che non dimenticherò mai, e voglio ringraziare sentitamente tutte le persone con cui ho potuto lavorare e giocare.
Hai ripensato a ciò che è successo in questi ultimi mesi?
Diciamo che negli ultimi giorni abbiamo avuto modo di analizzare a bocce ferme tutto ciò che è successo in stagione, e abbiamo tratto le conclusioni finali. È stato bello discuterne anche con i tifosi, con cui nel weekend abbiamo potuto trascorrere qualche ora in compagnia: un bagno di folla che è un appuntamento sempre molto simpatico, anche per chi se ne va, come me, e ha l’opportunità di salutare tutti.
Cos’è mancato a questo Lugano per andare più lontano?
Sicuramente abbiamo vissuto una stagione molto difficile. Il decimo posto alla fine della regular ci ha costretti a lottare per arrivare ai playoff, dove credo che abbiamo giocato delle buone partite, ma alla fine ci è mancata la forza per superare l’ostacolo. Il Ginevra è stato più cinico di noi, soprattutto davanti alla porta. Ha segnato quando doveva e questo alla fine gli ha permesso di vincere quel quarto di finale.
Dopo aver vestito la maglia rossocrociata nelle varie selezioni giovanili, dalla U16 in poi, in carriera hai già vissuto cinque convocazioni in Nazionale: hai sentito Patrick Fischer di recente?
Sì, ci siamo sentiti telefonicamente, ma comunque io prossimamente mi sottoporrò a un intervento chirurgico, quindi non parteciperò ai campi d’allenamento prima dei Mondiali. Debbo pensare alla mia salute, perché voglio essere pronto ad affrontare la nuova avventura nelle migliori condizioni possibili, soprattutto senza problemi.
Ma il tuo è un addio o, piuttosto, un arrivederci?
Un arrivederci, sicuramente. Infatti, prima o poi, il mio desiderio è quello di tornare a Lugano. Come ho detto prima, questa è casa mia, e so che le porte saranno sempre aperte: debbo ringraziare la società per quello che mi ha dato, e per il modo in cui ci siamo lasciati. E vorrei anche ringraziare i tifosi per tutte le emozioni che hanno saputo regalare, e li ringrazio davvero grazie di cuore! È stato un bellissimo viaggio che abbiamo fatto assieme ma, ripeto, questo non è un addio.