Già al 4’29’’ Andersson trova il modo di battere Ciaccio. Quello, però, sarà anche il solo gol bianconero. McSorley ’Nervosi no, al massimo s’impazzisce’
Lugano – A volte basta davvero poco per fare la differenza. Ed è più facile se in pista ce n’è uno come Calvin Thürkauf che sa come trovare il modo di farsi vedere: nella fattispecie ci riesce a metà del quinto minuto di gioco, portandosi a spasso Alain Birbaum e creando così dello spazio per un Troy Josephs che punta la porta e poi scarica al liberissimo Calle Andersson. Al tirar delle somme, è quella l’azione che regala tre punti al Lugano in un venerdì invero piuttosto dal sapore calcistico. E non solo per i 22 gradi che ancora ci sono fuori dallo stadio alle ventidue passate: contro quell’Ajoie che dovrebbe essere la squadra meno corazzata del campionato, il Lugano di Chris McSorley segna un gol dopo quattro minuti e mezzo e poi si ferma, finendo col dover poi gestire l’esiguo margine per cinquantacinque e rotti minuti in una partita farcita di errori e imprecisioni. A dimostrazione che non solo astronomicamente, bensì pure hockeisticamente siamo ancora in estate, e gli automatismi non sono quelli che il tecnico bianconero e il suo staff vorrebbero. D’altronde, basta dare un’occhiata alla faccia del sessantenne coach dell’Ontario per immaginare cosa gli stia passando per la testa mentre osserva i suoi dalla panchina. «Nervoso, io? Ormai dopo una lunga carriera, con oltre un migliaio di partite alle spalle non si è più nervosi, al massimo si impazzisce» dice, ridendo, Chris McSorley. Che poi si rifà serio: «Pensavamo che la partita potesse prendere un’alta piega, ma alla fine godiamoci questi primi tre punti in una serata difficile – dice –. In attacco abbiamo lavorato male in forechecking, e so che il mio pacchetto offensivo può sicuramente dare di più. Però a livello statistico posso dirmi contento, perché il nostro portiere Mikko Koskinen è dovuto intervenire solo diciassette volte, e questo parla in favore del nostro assetto difensivo. Contro un Ajoie che, lo sottolineo, è stato veramente un osso duro. Tuttavia è chiaro, c’è grande margine di miglioramento e martedì sera arriverà lo Zurigo, di conseguenza mi aspetto una crescita».
E ben difficilmente martedì il Lugano avrà un volto diverso sul piano del lineup, siccome l’ottavo difensore – il trentenne canadese Brett Connolly, ingaggiato in attesa del pieno recupero di Daniel Carr – è atteso in Ticino soltanto oggi e domani, quindi è probabile che non possa venir gettato nella mischia prima della sfida successiva, venerdì sera a Ginevra.
È arrivato a Lugano quando aveva diciassette anni, e se n’è andato nel gennaio scorso a quaranta. E un po’ a sorpresa, con quel comunicato arrivato a metà gennaio in cui si annunciava che Julien Vauclair chiedeva di essere liberato dal contratto dopo aver ricevuto «un’offerta significativa e affascinante da un’altra società», l’Ajoie appunto. Otto mesi dopo, allo storico difensore bianconero numero 3, la Cornèr Arena regala il meritato tributo. «Chi mi conosce sa che non mi sento troppo a mio agio a parlare davanti a tanta gente, mi sarei sentito molto meglio sul ghiaccio» dice, visibilmente emozionato. Tanto che a un certo punto deve anche smettere di parlare, mentre dagli spalti piovono gli applausi.
Poi i ringraziamenti: alla società, alla famiglia («ai miei fratelli e sorelle, ma a tutti, non solo a Tristan e Geoffrey», dice) e ai tifosi di un Lugano la cui maglia è stata l’unica che ‘Julio’ ha indossato nella massima Lega. «Senza di voi – dice – oggi non sarei qui», lui che è il recordman di presenze in bianconero, con 939 partite in venti stagioni.
Così, un paio di settimane dopo Raffaele Sannitz, il Lugano appende sotto il tetto di quella che a quei tempi ancora era la Resega le maglie di due giocatori simbolo di un gruppo costruito tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del Duemila. Adesso, però, le maglie ritirate sono ben nove: a fianco di quelle di Vauclair e Sannitz, appunto, ci sono quelle di Nummelin, Bertaggia, Näser, Conne, Molina e Schafhauser. E a chi si chiede se non siano già un po’ troppe, risponde indirettamente il presidente Vicky Mantegazza. «Stiamo parlando di una vera bandiera dell’Hcl, che in Svizzera ha vestito solo questa maglia in A, e detiene il primato di numero di partite giocate nel Lugano. Se non lo merita lui…».
Lugano - Ajoie (1-0 0-0 0-0) 1-0
Rete: 4’29’’ Andersson (Josephs, Thürkauf) 1-0.
Lugano: Koskinen; Kaski, Mirco Müller; Alatalo, Riva; Andersson, Guerra; Bernd Wolf; Marco Müller, Granlund, Bennett; Fazzini, Arcobello, Morini; Patry, Thürkauf, Josephs; Vedova, Herburger, Stoffel; Gerber.
Ajoie: Ciaccio; Leduc, Pilet; Fey, Brennan; Hauert, Birbaum; Thiry; Bozon, Gauthier, Asselin; Schmutz, Devos, Bakos; Sciaroni, Frossard, Romanenghi; Arnold, Maquat, Vouilliamoz.
Arbitri: Wiegand, Ströbel; Cattaneo, Dominik Schlegel.
Note: 5’069 spettatori. Penalità: 3 x 2’ contro entrambe le squadre. Tiri in porta: 33-17 (8-8, 21-7, 6-2). Lugano privo di Carr, Walker (entrambi infortunati), Werder, Näser, Fatton, Villa e Uguazzi (tutti impegnati con i Ticino Rockets) e senza Connolly (non ancora arrivato in Ticino); Ajoie senza Derungs, Hazen, Garessus, Huber (tutti infortunati), Pouilly e Rouiller (in soprannumero). Al 24’40’’ palo colpito da Patry. Al 58’55’’ timeout chiesto dall’Ajoie. Premiati a fine partita, quali migliori giocatori in pista, Mikko Koskinen e Damiano Ciaccio.