A Davos, malgrado tutto, un po’ di biancoblù ci sarà. Hietanen: ‘È un onore poterci andare. E sì, mi sento fortunato per aver schivato il virus’
Tra i sette biancoblù a ‘pieno regime’, ossia scesi in pista in tutte le partite sinora disputate dagli uomini di Cereda, c’è anche lui. In compagnia dei vari Elias Bianchi, Dario Bürgler, André Heim, Johnny Kneubuehler, Inti Pestoni e Zaccheo Dotti (unico altro difensore sempre schierato in campionato). Juuso Hientanen, fra tutti, è però anche quello che, mediamente, sul ghiaccio ci è rimasto più a lungo di tutti, dall’alto dei suoi ventun minuti e nove secondi, quasi un minuto e mezzo in più del secondo di questa graduatoria. Trentatré partite giocate dalla squadra e trentatré presenze accumulate, per un totale di 698 minuti e 27 secondi, con Heim, il secondo per minutaggio complessivo, a quota 573’55". Ma di tirare il fiato, il 36enne di Hämeenlinna non vuol però saperne. Col campionato in pausa, alla chiamata del selezionatore della nazionale finlandese (unico ’svizzero’ convocato da Jukka Jalonen), Hietanen ha risposto presente, prendendo parte assieme alla rappresentativa del suo Paese (con i ‘galloni’ di capitano) alla Channel One Cup a Mosca dal 15 al 19 dicembre. E, col senno di poi, la scelta di volare a Mosca anziché concedersi qualche giorno di (meritato) riposo con i compagni di club si è rivelata pagante, visto che gli ha permesso di schivare l’ondata di contagi da coronavirus che ha investito lo spogliatoio biancoblù proprio in quei giorni. Costringendo l’Ambrì Piotta ad accantonare, per il secondo anno consecutivo, i piani di ritrovarsi a Davos per disputare un’altra Coppa Spengler. Ma, appunto, il sogno di esserci, di vivere da protagonista – per la sua prima volta – il torneo grigionese, l’appuntamento hockeistico per club più longevo e prestigioso al mondo, per Hietanen sta per diventare realtà. «Sì, col senno di poi, il fatto di aver affrontato quell’’extra’ della Channel One Cup anziché concedermi qualche giorno di tregua è stata decisamente un colpo di fortuna per me – osserva con un sorriso il difensore 36enne, che a Davos vestirà la maglia della selezione bernese –. Del resto, vista l’evoluzione dei contagi che si sta registrando un po’ dappertutto, non basta più il semplice rispetto delle norme fondamentali per garantirsi una sorta di immunità al virus: ci vuole anche un po’ di fortuna, ovunque tu sia. È un vero peccato non poter andare a Davos con i miei compagni dell’Ambrì, sarebbe sicuramente stata tutta un’altra cosa... Ad ogni modo sono contento di aver comunque avuto l’opportunità di vivere in prima persona il torneo di Davos, perché ne ho sentito parlare parecchio e sapevo che è una sorta di appuntamento a cui val la pena partecipare, quando se ne presenta l’occasione». Da Mosca a Davos, passando dal Ticino, ma... senza fare scalo alla Gottardo Arena: «Quando ero a Mosca ho saputo di quanto stava capitando ad Ambrì, dove logicamente gli allenamenti sono stati cancellati. Ne ho allora approfittato per tirare il fiato qualche giorno e per stare con la mia famiglia, con cui trascorrerò la vigilia di Natale. Poi, il 25, raggiungerò Davos». E con che aspettative ci vai? «Beh, della Coppa Spengler ne ho sentito parlare parecchio dai miei compagni di squadra. Mi hanno raccontato dell’atmosfera unica che si respira in quei giorni. C’è la competizione, particolare e molto spettacolare, ma c’è anche tutto il contesto è speciale. E tutte le partite rasentano sempre il tutto esaurito: giocare in un contesto così è sicuramente molto stimolante. Non vedo l’ora di provare quelle emozioni che sinora ho condiviso solo nei racconti dei miei compagni di spogliatoio. A dirla tutta, avevo sentito parlare della Coppa Spengler anche prima di venire a giocare ad Ambrì: sapevo che a Davos ci erano già state squadre del mio Paese, come il KalPa Kuopio (dell’ex tecnico anche del Lugano Sami Kapanen, ndr), che tre anni fa aveva pure scritto il suo nome nell’albo d’oro della manifestazione».
Dal lato pratico, ormai ‘orfano’ dei suoi compagni e del suo club, a Davos troverai una realtà più simile a quella di una selezione nazionale, essendo stato inserito in una squadra composta da giocatori prelevati da diverse squadre: «Sì, sarà qualcosa di diverso dalla routine quotidiana, e proprio per questo una bella sfida anche sul piano personale. Come in nazionale, il fatto di essere stato scelto per far parte di questo gruppo è già una bella attestazione di fiducia, ma al tempo stesso comporta un impegno ancora maggiore per trovare il giusto feeling con compagni con cui non giochi mai. Ma sono persuaso che sapremo mostrare cose interessanti, e che sapremo divertirci e far divertire. Bene o male ci siamo già tutti incrociati in questa prima parte di campionato (fatta eccezione per lo statunitense Bobby Ryan, che a Davos avrebbe dovuto pure lui vestire la maglia dell’Ambrì Piotta), e mi sento di poter dire che sulla carta saremo una squadra competitiva. Diversamente dalla nazionale, nel roster ci sono giocatori che provengono da più Paesi, e di conseguenza anche da scuole diverse. E non sarò l’unico finlandese, visto che della selezione fanno parte pure i vari Pesonen, Sallinen e Korpikoski».
Il 94 non è un numero che porta molta fortuna alla Coppa Spengler. E nemmeno all’Ambrì Piotta. Slittta di un anno causa pandemia, la 94esima puntata del torneo a inviti più prestigioso e longevo della storia si apre ancora una volta nel segno del coronavirus. Che per mesi ha tenuto gli organizzatori col fiato sospeso, nell’incertezza, dissipata solo all’ultimo, legata al suo effettivo svolgimento. Poi a metterci lo zampino è stata la variante Omicron, che ha costretto al forfait l’Ambrì Piotta e alla rinuncia a parteciparvi del Team Canada. Così, in fretta e furia, il comitato d’organizzazione capitanato da Marc Gianola si è rimboccato le maniche per cercare due squadre alternative per completare il cast. Trovandole in Slovan Bratislava e Bern Slection. Ma, vista l’esplosione di nuovi contagi a livello nazionale, con che garanzie di arrivare fino a San Silvestro si aprirà a Santo Stefano il torneo grigionese? «Fintanto che non ci saranno contr’ordini da parte delle autorità, il torneo si giocherà secondo il concetto di protezione che abbiamo predisposto – sottolinea lo stesso Gianola –. Se avessimo voluto ancora una volta rinviare l’edizione numero 94 lo avremmo fatto tre mesi va. Dopo quella data abbiamo lavorato alla pianificazione della manifestazione, elaborando pure una serie di alternative praticabili».