Piaget: ‘Sono parecchie le novità con cui ci presentiamo al via della stagione entrante’
C’è un titolo da vincere. Anzi, da rivincere, dopo la brillante cavalcata della scorsa stagione. E le Ladies bianconere sono ben decise a ripetere l’impresa, fermo restando che ancora una volta dovranno fare i conti con un’agguerrita concorrenza, a cominciare da uno Zurigo che dopo lo smacco dello scorso inverno si presenterà ancora più smanioso di andare fino in fondo. Nel campionato che si apre sabato, la corsa andrà dunque fatta ancora una volta proprio sulle ‘Leonesse’. Con che aspettative si presentano ai nastri di partenza del torneo le Ladies? «L’obiettivo primario è quello di raggiungere la finale, tanto in Coppa Svizzera quanto in campionato – sottolinea il presidente Sidney Piaget –. Poi, a quel punto, tutto può accadere. Come è appunto stato il caso lo scorso campionato…». Non sarà però facile, perché la stagione presenta diverse incognite: «Come tutti i campionati che si giocano a cavallo di un anno olimpico, anche quello entrante sarà un po’ particolare. Per una giocatrice di hockey, l’Olimpiade rappresenta l’aspirazione maggiore, sportivamente parlando. Ognuna cerca di mettersi in mostra come meglio può per garantirsi un posto nella selezione, e di visibilità, logicamente, ne hai di più se resti a giocare nel tuo Paese. Per questo non è facile assicurarsi qualche straniera in un anno olimpico. Ma, salutata la finlandese Michelle Karvinen (che avremmo tenuto volentieri, ma che ha ricevuto un’offerta irrinunciabile dalla Cina…) siamo riusciti a fare un ottimo lavoro portando a Lugano ben altre due straniere, entrambe prelevate dalle svedesi dell’Hv71 e che dunque sbarcano alla Cornèr Arena forti di un affiatamento già rodato la passata stagione: la statunitense Sidney Morin (eletta due volte consecutive miglior difensore del campionato svedese) e la svedese Ronja Mogren. Purtroppo rispetto alla passata stagione abbiamo perso anche le nostre due punte di diamante svizzere, ovvero Noemi Ryhner, partita per il club faro del campionato svedese (il Lulea, ndr) malgrado un contratto ancora valido con le Ladies, e Keely Moy, americana dalla doppia cittadinanza, statunitense e svizzera».
Tra le più esperte del gruppo con cui le Ladies si presentano al via c’è invece ancora una volta Nicole Bullo, che cercherà di sfruttare la stagione come rampa di lancio verso quella che per lei sarebbe la sesta partecipazione a un’Olimpiade, «un primato che, a mia memoria, solo due giocatrici canadesi possono dire di aver raggiunto prima di lei… Complessivamente avremo a disposizione diciannove ragazze (con un’età compresa tra i sedici anni della più giovane ai trentadue della più navigata), contro le ventitré della passata stagione: la panchina sarà dunque un po’ più corta. Non è comunque escluso che cammin facendo, finanze permettendo, al gruppo si aggiunga qualche tessera al puzzle sfruttando la finestra di mercato tra novembre e dicembre. Anche se, come dicevo poc’anzi, in un anno olimpico è difficile importare giocatrici di un certo peso».
Da una novità all’altra, perché anche alla transenna le Ladies si presentano al via del nuovo campionato con un volto nuovo: «Quello di Benjamin Rogger, che subentra a Vasco Soldini, il cui mandato era giunto in scadenza al termine della passata stagione e non è più stato rinnovato, nella funzione di head coach. Rogger, figlio d’arte e con una solida esperienza quale tecnico, ma al suo 'battesimo' con l’hockey femminile. Ma avrà al suo fianco il finlandese Pasi Koppinen, già assistente allenatore la passata stagione. La scelta di Benjamin non è casuale: già in passato l’avrei voluto come guida della squadra, ma non ero riuscito a strappargli il 'sì'. Il tempo, però, porta consiglio, e ora abbiamo finalmente trovato l’intesa. Sono contento di poter contare su una persona come lui per un ruolo chiave come quello dell’allenatore: ha le qualità, sportive e umane, per dare i giusti stimoli tanto alle giovani, quanto alle giocatrici più mature».
Nuova, infine, è pure la formula di un massimo campionato femminile ancora alla ricerca di una certa stabilità nel suo svolgimento: niente più turno intermedio, il cosiddetto Masterround, ma una stagione regolare dilatata a cinque turni anziché gli abituali quattro: cinque partite supplementari per tutti per allinearsi alla tendenza in auge nei principali campionati europei. Cambia anche il criterio di promozioni e retrocessioni al fine di portare il massimo campionato a sette squadre (che poi a medio termine diventeranno otto): l’ultima classificata al termine della stagione regolare farà lo spareggio con la seconda del campionato cadetto, mentre la prima di quest’ultimo torneo sarà promossa direttamente. Invariato, per contro, il post-season, con semifinali e finale di playoff al meglio dei cinque confronti. «Complici Universiadi e Olimpiadi, quest’anno il calendario sarà decisamente particolare: praticamente per tutta la stagione giocheremo con la formula del 'doppelspiel' in ventiquattro ore. Con tre partite casalinghe in trasferta (due ad Ambrì e una a Faido)».
A livello di forze in gioco, il campionato che si inizia nel weekend ha ancora una volta nello Zurigo, forte di ben otto giocatrici reduci dai Mondiali di Calgary (contro una sola delle Ladies), lo squadrone da battere. «Ma noi abbiamo la passione, l’energia e la motivazione che altre società non hanno. Quelle stesse qualità che appunto l’anno scorso ci avevano permesso di domare le ‘Leonesse’ sovvertendo il pronostico per conquistare il titolo».
Detto degli obiettivi sportivi, parliamo di quelli societari: «Idealmente puntiamo ad avere un migliaio di persone alle partite – illustra Matteo Taheri, direttore marketing delle Ladies –. È una cifra ambiziosa per un torneo ancora troppo poco sotto le luci dei riflettori, ma che con l’impegno di tutti si può gradualmente raggiungere». Lo stesso Taheri, unitamente alla Ceo Flavia Petrimpol, è il tassello chiave della 'mini-riforma' organizzativa e amministrativa che stanno portando avanti le Ladies: «Ancora oggi l’hockey è uno sport che viene troppo spesso coniugato esclusivamente al maschile – racconta Flavia Petrimpol –. Ma anche quello femminile ha un potenziale, enorme aggiungerei pure. Ed è appunto questo potenziale che vogliamo sviluppare. La nostra missione dietro la scrivania è quella di rendere più professionale il nostro club e, di riflesso, in concerto con la Federazione, il mondo dell’hockey femminile tutto. Del resto, la pandemia ha messo ancora più a nudo la realtà dei fatti: se si vuole ottimizzare il prodotto 'hockey femminile', rendendolo attrattivo anche per gli sponsor, è necessario abbandonare progressivamente il concetto di semi-professionismo per passare a un’impostazione professionistica a tutti gli effetti».
Piaget, Petrimpol e Taheri (Ti-Press)