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Il Lugano trattiene il fiato. 'Aspettiamo la valutazione'

Domattina conferenza telefonica con il medico cantonale sulla quarantena. Mentre in Svizzera i contagi crescono: 'La preoccupazione non può non esserci'

Tim Traber (a destra, con Raphael Herburger) è uno dei tre bianconeri rimasti positivi al test del tampone (Ti-Press/Crinari)
15 ottobre 2020
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Lo chiamano mister Covid. A Lugano almeno. E mai come in queste ore, a Jean-Jacques Aeschlimann il lavoro di certo non manca. «Anzi, ce n'è sempre di più» dice, tra l'ironico e il disiluso. Sorpreso, invece, il direttore amministrativo bianconero non lo è di certo. «Quando, due mesi fa ormai, ci avevano autorizzato a cominciare, eravamo ben coscienti che l'eventualità di un contatto tra il virus e uno dei tre o quattrocento giocatori impegnati nel massimo campionato fosse più che probabile, nonostante tutti i concetti di protezioni messi in atto. Quindi eravamo preparati a questo scenario, soprattutto a livello di Lega».

Lega che, tra l'altro, non più di un mese fa parlava di partite rinviate solo nel caso in cui in pista potessero scendere meno di tredici giocatori, portiere incluso, mentre a Lugano, invece, adesso i positivi adesso sono solo tre (solo si fa per dire), cioè Alessio Bertaggia, Sandro Zurkirchen e Tim Traber. «Dobbiamo capire che ogni caso è diverso – spiega Aeschlimann –. Bisogna vedere se parliamo di giocatori sintomatici o asintomatici, di gente che nei giorni precedenti si era allenata oppure era reduce da giornate liberi, e via di seguito. Nel nostro caso, il medico cantonale ha fatto un analisi ambientale per ricostruire i contatti tra i giocatori, per capire chi erano e dove si sono visti, per quanto tempo sono stati in contatto, e via di seguito. E poi ha deciso di mettere la squadra temporaneamente in quarantena».

Si può dire che in pista per i giocatori il posto più sicuro è lo spogliatoio? «Diciamo che contagiarsi lì è un'eventualità che definirei piuttosto remota. Infatti, non potendo garantire le distanze è obbligatorio che tutti indossino la mascherina in permanenza, e ci sono i turni per fare la doccia oppure per usufruire della toilette».

'Quando Bertaggia ha accusato sintomi, sabato, abbiamo ricostruito cos'aveva fatto fino a 48 ore prima'

Fuori da lì, invece, ci si deve affidare al distanziamento. «E in caso di positività di un giocatore bisogna ricostruire i contatti. Prendiamo l'esempio di Bertaggia: ha accusato i primi sintomi sabato sera a Friborgo, e a quel punto abbiamo dovuto ricostruire cos'aveva fatto nelle 48 ore precedenti, per capire con chi era stato in contatto e a che tipo di allenamento aveva partecipato, per vedere se si era trattato di una seduta con duelli fisici oppure di una che assomigliava più a un semplice riscaldamento prepartita, quindi senza contrasti per il possesso del disco ma con esercizi di pattinaggio e tecnica individuale. Fino a quel punto, si poteva pensare che soltanto Alessio dovesse finire in quarantena. Quando, però, i tamponi effettuati al resto della squadra hanno rivelato la presenza di altri due giocatori contagiati, pur entrambi asintomatici, il medico cantonale ha dovuto cambiare idea, ordinando la messa in quarantena di giocatori e staff».

Fino a domattina, almeno. Poi cosa accadrà? «Per ora è stata pianificata una conferenza telefonica a cui parteciperà anche il nostro dottore, oltre al medico cantonale, in cui verrà rivalutata la situazione. Dopo aver naturalmente verificato pure se ci sono altri giocatori che nel frattempo avranno presentato sintomi. Aspettiamo la valutazione: di più è prematuro dire».

Oltre a voi nel weekend non giocherà neppure il Friborgo, a sua volta in isolamento, ma la situazione a livello di calendario non pone alcun problema. E se, invece, il numero di squadre in quarantena dovesse improvvisamente esplodere? «Adesso ci focalizziamo su ciò che sta succedendo in questo momento, e sappiamo che dovremo farci trovare pronti, e flessibili, a quelli che saranno i cambiamenti, ma è chiaro che guardando alle cifre del contagio in Svizzera un po' di preoccupazione non può non esserci». 

'L'importante è giocare. Con la maggior regolarità possibile'

Anche sulla regolarità del campionato, a dirla tutta. Perché alla lunga potrebbe benissimo succedere che la tal squadra abbia magari sei, sette partite in meno (o in più) rispetto ad altre. «Questa, però, è una cosa che avevamo subito preso in considerazione nelle discussioni a livello di club, ed è anche per quella ragione che quest'anno si è deciso di abolire la retrocessione. L'importante è giocare, e proveremo a farlo con la maggior regolarità possibile».

Tuttavia, lo dicono le affluenze negli stadi - unicamente a Berna, Bienne e Friborgo si è infatti raggiunto il massimo di una capienza peraltro già limitata -, il Covid ha pure smorzato un po' l'entusiasmo degli spettatori. «Assolutamente sì – conclude Aeschlimann –. Da una parte ci sono naturalmente le restrizioni, dall'altra l'aumento dei contagi che gioca senza dubbio un ruolo importante. Tuttavia, e questo ci viene riconosciuto, possiamo dire che a oggi il piano di protezione ha funzionato: a mia conoscenza, non ci sono stati problemi tra gli spettatori. E lo sapremmo, visto che tutto viene monitorato».