Giungono reazioni opposte da hockey su ghiaccio e calcio al piano 'Berset' per la ripresa dei grandi eventi sportivi.
Opposte le prime reazioni giunte da hockey su ghiaccio e calcio al piano 'Berset' per la ripresa dei grandi eventi sportivi a partire dal 1 ottobre. Sul Tages Anzeiger, Hansjörg Schifferle, presidente della Swiss Football League,si è detto soddisfatto: «Per noi due terzi della capienza degli stadi è una soluzione accettabile, pur se questo comporta la rinuncia a posti in piedi, ai tifosi ospiti e l’obbligo della mascherina».
Decisamente meno conciliante Denis Vaucher, direttore di National e Swiss League. Il quale pur non rinunciando a esprimersi finché il processo politico non sarà giunto a conclusione, ha già più volte ribadito chiaramente che il cinquanta per cento dei posti a sedere nei palazzetti del ghiaccio è una misura insoddisfacente.
Sul fronte ticinese il calcio non ride ma quantomeno un sorriso lo abbozza. L’hockey, per contro, ha un valido motivo per piangere. Nicola Mona lo abbiamo colto di sorpresa. Il Ceo dell’Ambrì Piotta era sì in attesa di notizie, ma se le aspettava dai canali ufficiali, con i quali è in contatto ormai da settimane. Invece ecco le anticipazioni giornalistiche che “impongono” una sua reazione. Molto garbata e cortese, per quanto “sospesa” e parziale, almeno fin dopo l’ennesima riunione tra club, in programma giovedì mattina. «Non è la notizia che volevamo - spiega comunque il dirigente biancoblù -. La reazione a caldo? Ahimè, quello che si avvertiva da qualche giorno nell’aria si è avverato. È presto per azzardare un commento ragionato, ma è un risultato sotto le aspettative, per noi».
La stessa opinione parrebbe diffusa tra i suoi colleghi delle altre società… «Non posso parlare per tutti, ma credo che sia un sentimento condiviso anche dagli altri. Il nostro concetto di protezione, per come è stato elaborato, prevedeva l’occupazione di tutti i posti a sedere che potremmo ricavare alla Valascia. A eccezione del Berna, gli altri club non hanno impianti da 10 o 15’000 posti. Abbiamo bisogno di un minimo di occupazione, per arrivare a un pareggio. Il cinquanta per cento dei posti a sedere è una riduzione massiccia, certamente massiccia. Alla Valascia abbiamo 6’500 posti complessivi, di cui 4’500 sono in piedi. La conversione in tutti i posti a sedere equivarrebbe a 3’600/3700. Se parliamo della metà di questa cifra, ecco risulta nettamente troppo bassa».
«Non mi entusiasma commentare le anticipazioni - dice Michela Campana, direttore generale dell’Fc Lugano -, aspettiamo con serenità le decisioni del Consiglio federale attese per il 2 settembre, con la relativa applicazione del Cantone. Siamo aperti a qualsiasi scenario, lo avevamo già ribadito in occasione della riunione con Gobbi. Abbiamo 3’600 seggiolini, vediamo cosa ci dicono. A prescindere da quale sarà la decisione, siamo consapevoli che la situazione è in evoluzione e che cambiamenti sono sempre possibili, in relazione all'evoluzione della pandemia».
Facendo astrazione dalle anticipazioni e dai numero del piano Berset, due terzi della capienza sono un’affluenza tutto sommato soddisfacente, per il Lugano. «Per noi, se potessimo davvero ospitare 2’400 persone sarebbe positivo, in quanto significherebbe che possiamo ospitare tutti gli abbonati e vendere anche qualche biglietto. La nostra priorità numero uno è poter soddisfare i nostri abbonati».