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A Baku Piastri precede Leclerc

In Azerbaigian, settima gara consecutiva senza successo per Max Verstappen; le Sauber di nuovo molto deludenti

15 settembre 2024
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Come ciclisti in una fuga, Oscar Piastri, Charles Leclerc e Sergio Perez. Tre piloti di tre squadre differenti. Battono forte sui pedali, fino a creare una distanza che sembra incolmabile. Da pochi giri si sono messi alle spalle l’incombenza della sosta da effettuare ai box, almeno una da regolamento. Davanti a loro il nastro stradale di Baku, in Azerbaigian, sei chilometri da ripetere altre trentuno volte. Leclerc, partito davanti a tutti, ha condotto la prima parte di gara. Ora davanti c’è Piastri, il gioiellino australiano che ha fatto sembrare facile il sorpasso alla Ferrari. Il suo compagno di squadra Lando Norris è molto più indietro, sta cercando di ricostruire la sua gara attraverso il purgatorio di una strategia ultraconservativa. Unico uomo in griglia che può contendere il titolo mondiale a Max Verstappen, Norris al sabato si è perso dietro ai propri dubbi, stordito dalle ormai famose “Papaya rules”, gli accordi presi tra compagni alla McLaren mai troppo chiari. Ora risale lo schieramento, tenendo le gomme dure più a lungo, e puntando a rosicchiare qualche punticino a Verstappen, mai visto così in difficoltà quest’anno, o forse addirittura da tutta la carriera.

Piastri a fare da battistrada, Leclerc come primo inseguitore, Perez il terzo incomodo. Il loro ritmo è travolgente, guadagnano un secondo e mezzo di vantaggio a giro sul gruppo. Leclerc nell’aria sporcata da Piastri, fino a mezz’ora prima sembrava il pilota più in palla di tutti: vittoria due settimane fa a Monza e pole position qui a Baku. Ora è lì che assaggia il fumo che esce dagli scarichi di una McLaren. Tenta più volte il sorpasso, nell’unico punto in cui le caratteristiche differenti delle monoposto permettono l’azzardo, alla staccata di curva uno. Leclerc all’assalto, Piastri freddo come un veterano a soli ventitré anni, si protegge allargando la sagoma della sua McLaren. Non sbaglia una curva, sfiora i muri, una volta finisce per baciarlo con una gomma. Solo un bacio d’addio, l’appuntamento con il cemento sarà riservato a qualcun altro.

Non sempre i ciclisti che sono in fuga trovano l’accordo per arrivare al traguardo, è a quel punto che la loro fuga finisce. Il terzetto di testa è raggiunto dalla Ferrari di Carlos Sainz, che ha qualche giro in meno sulle proprie gomme rispetto a chi gli sta davanti e sente l’odore del sangue. Al giro quarantotto di cinquantuno, gli pneumatici posteriori di Leclerc si cuociono. Il monegasco è alla deriva con la sua Ferrari, in balia delle onde. Perez e Sainz lo caricano da dietro, mentre davanti Piastri sparisce oltre la curva, ormai la vittoria è sua. Con l’ultimo fiato, Leclerc tira la staccata in curva uno, quando ormai Perez gli stava con tutta la macchina davanti. Il messicano deve allargarsi e trazionare sullo sporco. Ne approfitta Sainz che lo infila. Leclerc resta piantato sui pedali, Sainz vede il bottino grosso alla portata, prova il secondo sorpasso di fila in due curve. Ma Leclerc è uno tosto, di mollare la seconda posizione non vuol sentire ragioni. Sainz si allarga sullo sporco a sua volta e Perez è pronto a ripagarlo con la stessa moneta. In una volata, quando le bici sono troppo vicine, e la posta in gioco troppo elevata, può succedere un disastro. Le ruote della Ferrari e della Red Bull si agganciano, Sainz e Perez finiscono entrambi a muro. Il botto è spaventoso, ma i piloti ne escono illesi.

Piastri vince davanti a Leclerc. Dell’incidente tra Sainz e Perez ne beneficia Norris, che chiude la sua rimonta al quarto posto e rosicchia ancora qualcosa del vantaggio in classifica di Verstappen. La McLaren torna in testa al mondiale costruttori dopo dieci anni, chissà se le Papaya rules riusciranno a rovinare tutto, come accadde nel 2007, quando Lewis Hamilton e Fernando Alonso, entrambi alla prima stagione in McLaren, se le diedero di santa ragione e a spuntarla fu Kimi Raikkonen, l’ultimo titolo conquistato da un pilota della Rossa. Entra nella storia della Formula 1 anche il ragazzino terribile scuola Ferrari: Oliver Bearman, con il decimo posto di oggi, è l’unico uomo ad aver conquistato punti con due scuderie differenti, Ferrari e Haas, nella stagione d’esordio. L’impresa non era riuscita nemmeno a Michael Schumacher, che nel 1991 aveva corso con Jordan e Benetton.

La gara delle Sauber di Valtteri Bottas e Guanyu Zhou si chiude nell’anonimato del quattordicesimo e del sedicesimo posto. A Baku la Sauber non ha portato alcun aggiornamento da Hinwil per le monoposto, un’eventualità che sa di resa. Mattia Binotto, sul ponte di comando da qualche settimana, ha rilasciato le prime dichiarazioni: «Le attuali prestazioni sono inaccettabili». Non dice cosa occorre fare per sovvertire il trend negativo.

Tra una settimana si corre sul circuito di Singapore, un altro cittadino velocissimo. I rapporti di forza potrebbero cambiare, si corre in notturna e le temperature dell’asfalto non raggiungeranno di certo i quarantasei gradi di Baku. Ma è facile pronosticare che la Red Bull non riuscirà a ritrovare il bandolo della matassa. Che Leclerc ha recuperato la forma, ora che la Ferrari lo asseconda sulle scelte di sviluppo e di assetto. Che la vittoria sul circuito asiatico sarà una questione privata in casa McLaren.

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