laR+ FORMULA 1

Messico senza nuvole per Max Verstappen

Mister record colpisce ancora: sedicesimo successo degli ultimi diciannove Gran Premi, ma gli dei delle corse da sempre premiano i più bravi e più audaci

L’ennesimo trionfo di una pur giovane carriera
(Keystone)
29 ottobre 2023
|

Sergio Perez è stato chiamato fuori dal gruppo. Occorre che lo vedano bene tutti, il pilota in cui i messicani ripongono le loro speranze, nonostante la sua immagine da giorni riempie ogni spazio nei dintorni della pista e in giro per Città del Messico. Suona l’inno e Perez è dritto sull’asfalto, a gambe larghe, l’espressione seria, gli occhi nascosti dietro a lenti scure. Guarda in fondo al rettilineo dove, di lì a qualche minuto, tamponerà la Ferrari di Charles Leclerc, mettendo sé stesso e la sua Red Bull fuori dalla gara. Nelle interviste di rito si dirà triste per il suo pubblico, ma sosterrà anche che le corse sono fatte di queste cose. Di una posta altissima lasciata sul banco per una singola scelta azzardata. Perez ha quasi trentaquattro anni, è in Formula 1 dal 2011. In queste settimane si susseguono le voci di un suo ritiro a fine stagione. Il tramonto di uno sportivo è sempre triste, ma in questo caso ai tormenti personali si accompagnano quelli di un’intera nazione. Il Messico non ha una tradizione motoristica radicata e chissà quando vedrà, dopo Perez, un proprio pilota a bordo di una Formula 1. Senza il “Checo” potrebbe persino perdere il Gran Premio di casa.

All’immagine dell’inadeguatezza di Perez contribuisce il suo formidabile compagno di squadra. Max Verstappen trionfa ancora e coglie la sedicesima vittoria stagionale. Gli dei delle corse da sempre premiano i più bravi e i più audaci. Verstappen stavolta era su una strategia differente da tutti gli altri piloti. Alla Red Bull hanno pensato di dividere la gara in tre segmenti, usufruendo di due cambi gomme. Gli altri avrebbero fatto una sola sosta e il tempo perso ai box Max avrebbe dovuto riguadagnarlo in pista. Nella prima fase della corsa il campione olandese era guardingo, in testa dopo il sorpasso operato al via, ma incapace di allungare, con una differenza di passo di appena uno o due decimi al giro sulle Ferrari. Leclerc cullava speranze di vittoria, nonostante l’auto danneggiata dall’impatto con Perez in Curva 1. Nel momento più propizio per Verstappen, la Haas di Kevin Magnussen ha un cedimento e il pilota finisce a muro. L’impatto è severo, si deve fermare la corsa. Verstappen può così usufruire di una sosta bonus, la differenza nelle strategie non c’è più. Alla ripartenza Max fa il vuoto, adesso guadagna mezzo secondo a giro su una pista relativamente corta. Alle sue spalle Ferrari e Mercedes lottano per la seconda posizione nella classifica mondiale, adottando strategie differenti. Sono più conservativi gli uomini di Maranello che montano gomme più dure rispetto ai rivali. Lewis Hamilton, dall’alto della sua maestria di guida, se la cava alla grande, passando Leclerc e finendo la corsa in seconda posizione. Il compagno George Russell non è altrettanto bravo, le sue gomme hanno un crollo e, oltre a Carlos Sainz, deve arrendersi anche a Lando Norris, risalito dalle retrovie della corsa in maniera magistrale.

Alfa Sauber, lo spettro dell'ultimo posto è quanto mai concreto

In casa Alfa Romeo Sauber hanno atteso a lungo questo Gran Premio del Messico, che per caratteristiche tecniche e climatiche (l’altura appiattisce le differenze in rettilineo) doveva favorire le monoposto di Hinwil. Invece Valtteri Bottas e Guanyu Zhou, dopo un inizio di fine settimana che lasciava ben sperare, hanno chiuso la gara mestamente fuori dai punti. Alla ripartenza dopo la bandiera rossa, le Alfa erano le uniche auto con gomme dure, tutte quelle intorno avevano scelto gomme medie. Bottas e Zhou sono stati risucchiati nelle retrovie, hanno atteso speranzosi il “cliff”, la caduta rovinosa di prestazione degli pneumatici altrui, sulla carta meno resistenti. Il cliff non è arrivato e in Alfa hanno sprecato un’occasione d’oro su una pista favorevole. Daniel Ricciardo ha condotto una gara fantastica e grazie al suo settimo posto ora in classifica Alpha Tauri ha gli stessi punti dell’Alfa. Per fortuna che Yuki Tsunoda ha commesso una sciocchezza, altrimenti ci sarebbe stato il sorpasso. Prestazioni del genere fanno però temere il peggio, delle ultime tre piste nessuna sulla carta favorisce l’Alfa e la Haas non è poi così lontana. Lo spettro dell’ultimo posto è quanto mai concreto.