laR+ Terzo tempo

Toni Kroos e il minestrone, destino condiviso

Nel calcio moderno non mancano i colpi da giocoliere, ma di certo nelle star fa sempre più difetto la personalità

9 luglio 2024
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Un pizzico soltanto di Musiala, una spolveratina di Mbappé, un’illusione di Wirtz, una presa di Bellingham, un’idea di Saka, un precipitato di Sabitzer, una nebulizzazione di Güler e una spruzzatina di Kvaratskhelia. Di Lukaku e Vlahovic, invece, nemmeno il sentore. Se gli Europei in corso in Germania fossero pietanze, non sussiste alcun dubbio che si tratterebbe di piatti destinati a chi, a tavola, è costretto a stare indietro con tutto. O a coloro che si fanno intortare da quegli chef che hanno capito tutto della vita, e meno roba ti mettono nel piatto più te la fanno pagare.

Le uniche specialità servite a cucchiai rasi, fatti due conti, sono stati fin qui unicamente i giovani spagnoli Nico Williams e Lamine Yamal, anche se a ben guardare – in realtà – si è trattato pure in questi casi soltanto di cucchiaini da caffè. I campioni più attesi alla vigilia della kermesse, infatti, si sono poi concessi con una parsimonia che parrebbe esagerata perfino a un guru dell’omeopatia.

Datemi pure del nostalgico, ma sarei disposto a pagare (se solo avessi dei soldi) per poter rivedere un campionato continentale cadere sotto il dispotismo di fuoriclasse come Platini, Zidane, Van Basten, Shearer, Xavi, Villa, o Griezmann, tutta gente capace – in tempi remoti come in epoche recenti – di lasciare sulla manifestazione un segno così profondo da far coincidere una data edizione del torneo col proprio nome e cognome.

Personalmente, non sono riuscito a capire i motivi che impediscono a chi scende in campo di prendersi la scena alla maniera dei grandi mattatori. Qualcuno dice che dipende dalla pressione a cui gli odierni divi devono far fronte, altri sostengono che il mancato spettacolo sia figlio del tatticismo esasperato, mentre non pochi incolpano la stanchezza al termine di una stagione lunga e logorante.

Tutte idee condivisibili, per carità, ma nessuno ipotizza che il busillis possa invece risiedere nella mancanza di carattere degli atleti di oggi. I colpi di classe, non c’è dubbio, li posseggono, e spesso ne fanno sfoggio. Nella maggior parte dei casi, però, lo fanno contro avversari di bassa lega: quando invece il gioco si fa duro – e oltre ai numeri da circo è richiesta anche la personalità – mi pare che i moderni eroi del pallone tendano un po’ a nascondersi, se non addirittura a svanire. E in questo senso, l’annunciato ritiro di Toni Kroos suona davvero come una tragedia: come veder scomparire dai grotti il minestrone, sostituito – l’ho visto coi miei occhi – dal sushi.

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