Sul Passo, nella quarta tappa del Tour de Suisse, vittoria in solitaria del 28enne norvegese della Bahrain. Giovedì si va da Ambrì a Carì
Dopo le recenti tempeste, quella di mercoledì si è rivelata la classica giornata da tappa di montagna di inizio estate, con una paletta di temperature che ha sottoposto gli appassionati ticinesi a notevoli variazioni. Si è passati infatti dai 26 gradi registrati al piano – a Bellinzona – ai 18 misurati a Quinto, mentre in cima al passo del San Gottardo la colonnina di mercurio ne marcava un paio meno di 10. C’era però un bel sole, e soprattutto un forte vento che spazzava subito via ogni nuvolone col suo potenziale carico di pioggia. Il diluvio, per fortuna di tutti, nella zona del traguardo si era scatenato con 24 ore di anticipo, consentendo a corridori, organizzatori e pubblico di godere insomma di condizioni meteo ideali per un grande appuntamento ciclistico.
Davvero molto ben frequentato – per la gioia dei responsabili della prima frazione in territorio ticinese dell’edizione 2024 del Tour – il villaggio allestito nei pressi dello striscione d’arrivo, a quota 2’100 metri sul livello di mare. Tendine degli sponsor, varie buvette e diversi spettacoli d’intrattenimento, fra cui bandelle e corni delle Alpi, hanno infatti creato un piacevole contorno nel luogo d’arrivo della quarta frazione della Corsa nazionale. Impossibilitata per ragioni logistiche a recarsi in loco con la propria automobile, la maggior parte dei fan del pedale è salita con i torpedoni che hanno garantito il collegamento fra l’aeroporto di Ambrì (via stazione ferroviaria di Airolo) e l’Ospizio.
Partita da Rüschlikon, sul Lago di Zurigo, la quarta tappa si è conclusa – dopo 171 km e oltre quattro ore in sella – sul massiccio che divide Uri e Ticino. Iniziata per i primi km sulla falsariga delle prime giornate – cioè lungo strade pianeggianti (salvo il colle di Albis) – la gara ha in seguito conosciuto da Silenen in avanti soltanto salite, con pendenze in aumento costante praticamente fino alla linea del traguardo, passando per le mitiche Gole della Schöllenen. A tagliare per primo il traguardo – in solitaria – è stato Torstein Træen, ultimo superstite della lunghissima fuga di giornata, arrivata fino a 6 minuti e mezzo di vantaggio. Per il 28enne norvegese della Bahrain, bravissimo, si tratta della vittoria più prestigiosa della carriera.
Adam Yates, che chiude da solo con 24 secondi di ritardo, fa l’affare di giornata: il 31enne britannico della Uae ha conquistato infatti la maglia gialla, che per una giornata era stata sulle spalle dell’italiano Bettiol (EF Education-EasyPost), che ormai da tempo vive a Paradiso. L’azzurro, che già aveva poche speranze di mantenere il simbolo del primato in una tappa come quella di ieri, è stato anche penalizzato da una caduta, dopodiché – rientrato in gruppo – ha pensato soprattutto a lavorare per Richard Carapaz, vale a dire il suo capitano, il quale ha però chiuso con oltre 2 minuti di ritardo. Terzo al traguardo il danese Mattias Skjelmose (Lidl-Trek), vincitore del Tour de Suisse dello scorso anno. Miglior elvetico di giornata è stato Roland Thalmann (Tudor), 13° a 1’30".
«Bella tappa», ha detto Adam Yates, nuova maglia gialla, al termine della sua fatica. «Mi sentivo bene», ha detto per spiegare i motivi che l’hanno spinto a staccarsi dai rivali per andare a rincorrere Træen, «e così ho provato ad attaccare, giusto per vedere cosa succedeva. Nessuno ha voluto o saputo stare alla mia ruota, e così mi è andata bene. Domani ci sarà un’altra tappa che mi piace, con molte salite, la squadra è in forma, sta bene, ed è motivata. Vedremo di difendere la meglio la maglia gialla».
Nella classifica generale, Yates comanda con26 secondi di margine su una coppia composta dal suo compagno Joao Almeida (Portoghese) e da Skjelmose. Miglior svizzero in graduatoria è Jan Christen (Uae), 23° a 2’20" dal leader.
Molto soddisfatto, ovviamente, il vincitore di giornata Torstein Træen, che a 18 km dal traguardo, prima dell’ultima lunga salita, ha staccato i due elvetici Silvan Dillier e Roland Thalmann e si è lanciato da solo verso il culmine del Passo, lungo un tracciato che comprendeva anche un tratto acciottolato. «Sono felicissimo di questo successo, il mio primo da professionista. Yates stava per raggiungermi, per fortuna la tappa non era 1 km più lunga, altrimenti mi avrebbe certo superato. Voglio rivolgere un pensiero al povero Gino Mäder».
Da segnalare, a circa 6 km dal traguardo, una caduta: nel ciclismo, si sa, succede spesso, ma è davvero assai raro che ciò avvenga lungo un tratto di salita: sta di fatto che, forse per colpa del vento, un paio di corridori hanno deviato la propria traiettoria, infastidendo i rivali che li seguivano e facendo finire a terra una manciata di atleti inseriti nel gruppone degli inseguitori.
Domani la carovana del Tour non uscirà dai confini ticinesi: la quinta frazione, infatti, si svilupperà fra Ambrì e Carì (148,6 km) lungo un tracciato tutt’altro che diretto. La corsa scatterà nei pressi della Gottardo Arena verso le ore 13. Dopo un primo passaggio a Carì – raggiunta tramite la salita di Osco – il gruppo scenderà verso la Riviera e il Bellinzonese, fino ad Arbedo, dove farà inversione e riprenderà la strada verso nord. Dopo una digressione in Valle di Blenio, si tornerà in Leventina, e il secondo transito da Carì, stavolta raggiunta da Faido lungo una salita che ricorda un po’ quella mitica dell’Alpe d’Huez, sarà quello decisivo: la fine della tappa è previsto attorno alle ore 17. Anche in questo caso non sarà possibile salire a Carì con la propria automobile, e dunque sarà in servizio una navetta dalle ore 9 alle 12 con partenza dalla pista di ghiaccio di Faido.