Nel giorno della presentazione del documentario sulla sua vita, Ullrich confessa l'uso di sostanze illecite. ‘C'era già un sistema, ci sono finito dentro”
Ci sono voluti diciassette anni. Alla fine, quasi due decenni dopo aver smesso di correre, all'età di quarantanove anni Jan Ullrich per la prima volta ammette di aver fatto uso di sostanze dopanti. Dopo aver continuato per anni a rispondere di «non aver imbrogliato nessuno», a chi gli chiedeva conto del suo passato. Il vincitore del Tour de France 1997, specialista a cronometro e delle corse a tappe, nel cui palmarès figurano anche la Vuelta del 1999 oltre a tre titoli mondiali e uno olimpico, soprannominato il Kaiser dalla stampa tedesca, dopo anni di silenzio ha deciso di vuotare il sacco in ‘The Hunted’, il documentario in quattro puntate che uscirà su Amazon Prime Video il 28 novembre. «Sì, mi sono dopato, è emerso chiaramente nel documentario – dice l'ex ciclista durante la presentazione della miniserie tv –. Mi sono reso colpevole, e mi sento colpevole. Tuttavia, ciò che posso dire, e lo dico dal profondo del mio cuore, è che non volevo tradire nessuno, né volevo avvantaggiarmi: era un'altra epoca. Il ciclismo aveva già un sistema a quei tempi nel quale sono finito anch'io. Per me, allora si trattava di una sorta di pari opportunità».
Unico tedesco ad aver vinto il Tour, Ullrich aveva dato via a un boom ciclistico senza precedenti in Germania: celebrato come il ‘Boris Becker’ della bicicletta, gli organizzatori e gli sponsor facevano la fila davanti a lui. Finché, era il 2006, Kaiser Jan fu costretto ad abdicare, mettendo fine alla sua carriera pur senza volerlo fare, dopo che il suo nome venne rinvenuto tra i clienti del dottor Eufemiano Fuentes, in quella che passò alla storia come l’Operacion Puerto. In un secondo tempo Ullrich ammise di aver ricevuto delle cure dal medico spagnolo, ma non confessò mai pubblicamente, nemmeno su consiglio dei suoi avvocati, come fecero invece Erik Zabel o Rolf Aldag.
Ora bisognerà vedere se le nuove dichiarazioni fatte da Ullrich avranno delle conseguenze sui suoi trionfi, soprattutto quella del Giro di Francia 1997. Nel caso di Lance Armstrong, l'americano era stato privato di tutte e sette le vittorie ottenute al Tour tra il 1999 e il 2005, dopo che nel 2013 era stato squalificato a vita. Diversamente da ciò che era successo invece nel caso di Bjarne Riis, che invece aveva confessato l'utilizzo di doping nel 2007 ma rimane tutt'ora indicato come il vincitore dell'edizione 1996 della Grande Boucle. Quanto all'oro olimpico conquistato nel 2000 a Sydney, Ullrich non dovrebbe correre rischi, vista la prescrizione decennale decisa dal Comitato olimpico internazionale per i reati di doping.